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Sin Cinema

Sin Cinema – Il genio di Frank Miller da Daredevil e Batman a Sin City – collana Le Virgole (Tunuè, 96 pagine, b/n, illustrato, € 5,00) di Gianluca Aicardi


In concomitanza con l’uscita di ‘Sin City’ – blockbuster planetario che cela il suo appeal prettamente hollywoodiano dietro sconclusionate velleità da cinematografia indipendente – le neonate edizioni Tunuè di Latina lanciano ‘Sin Cinema’, excursus sulla carriera e sulle opere di Frank Miller realizzato dal genovese Gianluca Aicardi.
Si tratta di un lavoro ben scritto e ottimamente documentato che, partendo dalle vicende biografiche del cartoonist statunitense, ripercorre la sua evoluzione stilistica e artistica entrando infine nello specifico dei suoi lavori più importanti e significativi.
Linguaggio piano e scorrevole, lodevole conoscenza del lessico tecnico e specialistico, una capacità di sintesi che non lede la ricchezza dei contenuti costituiscono i punti di forza di un saggio che, tuttavia, non è esente da un paio di pecche assai gravi.
E non ci riferiamo a qualche osservazione sparsa che potrebbe far arrabbiare soltanto il classico lettore fanatico che – privo di cose migliori da fare nella vita – ambisce a sindacare sulla continuity e sulla resa psicologica dei personaggi della DC Comics. Affermare, per esempio – così come fa Aicardi – che il Batman de ‘Il Ritorno del Cavaliere Oscuro’ è “un pazzo maniaco che combatte casualmente per la giustizia” o che il Robin da lui compianto è, senza ombra di dubbio, Jason Todd, rientra nella legittima esegesi di un romanzo grafico che consente un’infinità di interpretazioni e di agganci extra-testuali.
Ciò che colpisce negativamente, invece, è l’ennesima, miope sottovalutazione de ‘Il Cavaliere Oscuro Colpisce Ancora’ – seguito “apocrifo” de ‘Il Ritorno del Cavaliere Oscuro’ – tratteggiato in due righe come una semplice operazione di marketing, senza altri, indispensabili commenti critici atti a supportare tale teoria. Stupisce che uno studioso dell’opera omnia di Miller si sia lasciato sedurre dalle sirene dei detrattori di una storia fondamentale come ‘DK2’, senza nemmeno prendere in considerazione le voci opposte, alcune delle quali anche molto autorevoli (una tra tante: il Mark Millar di ‘The Authority’ e ‘The Ultimates’). Qui si va ben oltre la legittimità dei gusti e delle visioni personali: questa è una deliberata omissione che, pur non pregiudicando la qualità generale del testo, ne intacca parzialmente il rigore scientifico.
Come anche il paragone che, a un certo punto, Aicardi effettua tra lo stile narrativo milleriano e l’approccio al medium-fumetto manifestato da autori come Alan Moore e Neil Gaiman. Il saggista arriva a sostenere che mentre Miller riduce l’impatto della parola sulla tavola, puntando a una resa cinematografica piuttosto che letteraria della storia, i due sceneggiatori britannici, al contrario, sono (cito testualmente): “uomini di letteratura prestati al fumetto. ‘From Hell’ e ‘The Sandman’ funzionerebbero benissimo, con poche aggiunte descrittive, come opere di narrativa non illustrata”. Uno scivolone critico di non poco conto per uno scrupoloso analista del linguaggio dei comics: se Gaiman ha scritto effettivamente diversi racconti a fumetti dotati di un impianto testuale fortemente letterario (anche se questo non significa che si tratti di letteratura, anzi…), Moore, invece, è TOTALMENTE immerso nel medium fumettistico. Opere come ‘From Hell’, ‘V for Vendetta’ o ‘Watchmen’ sono IMPENSABILI sotto una forma diversa da quella entro la quale sono state concepite. La loro riuscita e la loro dimensione epocale risiede proprio nell’ESCLUSIVITA’ del mezzo: è per questo che Moore – che al romanzo è arrivato molto tardi – è considerato come uno dei più grandi scrittori di fumetti. Di FUMETTI e non di ALTRO.
E’ evidente come Aicardi, preso dalla necessità e dal desiderio di marcare una differenza stilistica tra Miller – che comunque spesso è molto meno cinematografico di quanto si pensi – e gli altri giganti della narrativa disegnata anglosassone mainstream, si sia lasciato giocare un brutto scherzo.
Voglio ribadirlo: ‘Sin Cinema’ resta un ottimo strumento di navigazione per chi vuole addentrarsi da neofita nell’opera dell’artista del New England, ma anche per l’appassionato hardcore di comics o per chi abbia voglia di puntualizzare le proprie conoscenze sull’argomento. Purtroppo, però, il suo potenziale respiro è mozzato da alcune prese di posizione che dovrebbero appartenere più a un fan che a un critico consapevole del proprio ruolo. Ed è un vero peccato.




Alessandro di Nocera
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