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Uomo Ragno & Wolverine: Senza poteri

100% Marvel – Uomo Ragno & Wolverine: Senza poteri (Panini Comics, brossurato, 144 pagine, € 10.00) testi di Matt Cherniss e Peter Johnson, disegni di Michael Gaydos

Cos’è che fa di un uomo un (super)eroe? Superpoteri? Costumi sgargianti? Dei superproblemi da risolvere? Forse, ma allora che tipi sarebbero i personaggi che conosciamo e amiamo senza questi loro peculiari attributi? Che tipo di persona sarebbe Peter Parker se il morso del ragno radioattivo, invece che donargli stupefacenti poteri di ragno, lo avesse lasciato, più realisticamente, con un braccio menomato? E se Matt Murdock, dopo l’accecamento per colpa di un isotopo radioattivo, non avesse sviluppato i suoi ipersensi? E se Wolverine non avesse avuto un gene mutante che gli avrebbe donato caratteristiche superiori ai semplici umani? E se la finissi di mettere punti interrogativi in questa recensione?
A queste domande (tranne l’ultima) cerca di dare una risposta Senza Poteri (Powerlessin originale), la miniserie, raccolta in volume 100% Marvel, scritta da Matt Cherniss e Peter Johnson -già sceneggiatori per la televisione-, al loro primo lavoro nel campo dei fumetti, e disegnata da Michael Gaydos, conosciuto in Italia per le matite dell’ottima Alias su testi di Brian Bendis.
Ci troviamo di fronte a una sorta di What if...?. Sarebbe forse necessario spiegare ai neofiti che What if...? era una testata Marvel, presentata da Uatu, l’Osservatore, un alieno appartenente a una razza di guardoni spaziali che osserva gli eventi del multiverso senza mai interferire. In questa serie ci si poneva a ogni numero la fatidica domanda: “Cosa sarebbe successo se…” un determinato avvenimento della storia Marvel si fosse svolto in maniera diversa dalla versione ufficiale? Erano per lo più storie noiose che si riducevano a una semplice elencazione degli eventi, successivi alla modifica del racconto.
Con Powerless siamo di fronte a un What if...? sui generis, più vicino ad Altrimondi (Elseworlds), altra serie sulle storie ipotetiche, della Distinta Concorrenza.
I nostri beniamini si trovano, dunque, a vivere in un universo totalmente differente da quello in cui siamo abituati a vederli operare. Un universo normale, in cui non esistono poteri né gente in calzamaglia che esce di notte a combattere il crimine. In questo mondo Peter Parker deve difendersi dalle insistenti e disoneste offerte di Norman Osborn, industriale senza scrupoli; Matt Murdock deve scagionare Frank Castle dall’ingiusta accusa di omicidio e incastrare il re della malavita Kingpin; Logan deve scoprire il mistero che si cela sul suo oscuro passato.
Il comune denominatore tra le storie dei tre personaggi principali è Watts, uno psichiatra di mezza età, che all’inizio della storia troviamo in un letto d’ospedale, appena risvegliato dopo un coma di tre giorni, accudito dai dott.ri Susan e Reed Richards (primo di molti cammei di supertipi che gli autori inseriranno nella mini). Watts, suo malgrado, si troverà coinvolto nelle loro vicende, fino a giocare un ruolo determinante in esse.
La nota dolente del volume è senz’altro data dalla parte grafica. Chi scrive non apprezza particolarmente Gaydos, ma si è abituato al suo stile con la lettura di Alias. In Powerless la qualità dei disegni è più altalenante, spesso scadente. Il tratto è approssimativo e i disegni, in particolare, nelle scene clou, per niente convincenti, perché volti e anatomie non riescono ad esprimere adeguatamente le giuste emozioni e l’appropriato realismo delle situazioni. Per trovare bei disegni, meglio andare a guardare le copertine ad opera di Maleev, Blase, Harris, Land, Mc Niven.
La storia è buona (alcune trovate sono da brivido) e le caratterizzazioni ottime. Ci sono altruismo, mistero, eroismo, sacrificio e strizzatine d’occhio all’universo Marvel ufficiale che fanno sempre contenti i fans. Risente a tratti, di una certa lentezza. Forse uno o due capitoli in meno non avrebbero guastato. Ad ogni modo, una convincente opera prima, che fa ben sperare per i futuri lavori del duo Cherniss/Johnson.
Consigliata a quelli a cui piacciono le storie immaginarie. D’altronde – diceva Alan Moore – non lo sono forse tutte?


Paolo Ciaravino

Carlo Del Grande
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