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Adastra in Africa

Adastra in Africa (Kappa Edizioni, cartonato, 30 pagine, b/n, € 13,50) testi e disegni di Barry Windsor-Smith.

Era da tempo che non si vedeva in giro per le fumetterie italiane un’opera del grande autore inglese Barry Windsor-Smith (BWS), ma grazie alla Kappa Edizioni questo lungo periodo di digiuno è ora terminato. Questa nuova proposta editoriale ci porta agli occhi la storia di Adastra, principessa africana che ritorna al suo villaggio dopo un periodo di assenza portando con se la prosperità ma anche tanta amarezza nel ritrovare il degrado e la povertà del suo popolo. BWS, inglese classe 1949, conosciuto ai più per averci regalato storie di Conan il Barbaro, degli X-Men e in particolar modo quella leggendaria saga di Wolverine che fu Arma X, all’inizio degli anni novanta propose questa storia, studiata per il personaggio di Tempesta, alla casa editrice americana Marvel Comics, la quale però rigetto il progetto per i toni forti che si assaporavano e perché affrontava il tema della vita ma soprattutto della morte. La storia all’inizio sembra quasi una denuncia nei confronti dello sfruttamento dei paesi più poveri a favore di quelli più ricchi; la modernità con le sue macchine fa velocemente comparsa ma la sua presenza risulta subito ingombrante se immersa in quello spettacolo naturale che è l’Africa. Quello che sarebbe stato un potere mutante diventa così elemento di magia che si mischia con la tradizione tribale e i miti africani. Sin dall’inizio la maggior parte dei testi è inserita in didascalie atte a presentarci le riflessioni della principessa, ma i dialoghi, pur essendo pochi e maggiormente sviluppati nella seconda parte del volume, sono ugualmente importanti come le figure dei comprimari che svolgono il compito di accentrare l’attenzione del lettore sul punto di vista del popolo africano e della loro cultura. La cura artistica dell’autore è ovviamente superba, le tavole sono a dir poco lavoratissime e il bilanciamento tra i bianchi e i neri rende ogni vignetta completa e mai priva di fondali. Certamente il Bianco e Nero ha fascino tutto suo, ma sarebbe bello vedere questa storia riproposta a colori. Parlando invece della confezione il risultato è ottimo: in copertina l’utilizzo del bianco come colore predominante da un tocco di eleganza, anche se rende un po’ delicato il volume stesso, mentre all’interno la carta utilizzata è veramente pesante e aiuta a dare al volume uno standard qualitativo superiore alla medi. Una vera sciccheria, insomma.

Vittorio ”The Slim” Candido

Andrea Antonazzo
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