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Route 666 1

T. Bedard – K. Moline/ J. Dell: "Route 666" n. 1 (80 pp., col., spillato), Dream Colours, Lucca, gennaio 2004, euro 5.00.
Voto: 5 e mezzo/10.

Un titolo spendibile per una futura trasposizione cinematografica?
Considerando che l'industria dei comics statunitensi si muove nella prospettiva di ricavare grossi introiti quasi esclusivamente dalla vendita di titoli e personaggi alle majors hollywoodiane, la cosa è assai probabile.
"Route 666" suona bene, evoca suggestioni inquietanti e rappresenta un terreno fertile per il lavoro di copywriters e pubblicitari.
Mark Alessi, il capoccia della CrossGen, si sarà fatto i suoi bravi calcoli, si sarà concesso un ponderatissimo studio sui generi che attualmente tirano di più, avrà considerato quali sono i segmenti di mercato più appetibili e avrà dato il "la" ai suoi autori perché producessero qualcosa di adeguato alla bisogna.
"Route 666" è una serie regolare che si pone palesemente a traino della nuova moda orrorifica che di questi tempi impazza nei multiplex americani.
Gli ingredienti ci sono tutti: la teen-ager problematica e poco compresa, l'iniziale ambientazione liceale (che viene poi spostata in un claustrofobico istituto psichiatrico e infine sul terreno dell'on the road), gli incubi, le predestinazioni, il passato misterioso, le oscure presenze e tutto l'armamentario che dovrebbe caratterizzare un horror commerciale contemporaneo che si rispetti.
Nel cocktail di "Route 666" c'è una spruzzatina de "Il Sesto Senso", una lacrima di "Scream", una buona dose di cinema di genere degli anni Ottanta (da "Poltergeist" a "Phantasm") e un vago retrogusto pulp.
Il risultato finale: un prodotto senza infamia e senza lode che non lascia alcun sapore in bocca. Pochi brividi e nessuna curiosità di sapere come continuerà la storia.
Dopo un buon attacco iniziale (la sequenza in cui l'amica di Cassie Starkweather, la protagonista, resta schiacciata tra le gradinate della palestra è molto ben realizzata), la storia si arena tra rappresentazioni ed effetti speciali piuttosto telefonati e prevedibili. Solo qualche trovata estemporanea (la ragazza autistica che si sveglia di scatto nel cuore della notte; uno sgozzamento a morsi che avrebbe fatto la felicità di Martin Scorsese) riesce a illuminare un contesto sia narrativo che grafico ancorato a una diligenza assolutamente piatta e anonima, nonostante gli sforzi di un volenteroso Tony Bedard e di un disegnatore – Karl Moline – forse poco adatto a rendere le atmosfere di cui la vicenda necessiterebbe.
Buona la confezione italiana del titolo (che propone in un maneggevole albetto i primi tre numeri originali della serie in un'unica soluzione), anche se appaiono evidenti varie incertezze sia nelle traduzioni, sia nel lettering.
Del tutto inutili invece tanto l'editoriale quanto le note introduttive di Alessandro Bottero, improntati su un irritante pressapochismo e su una sciatteria offensiva nei confronti del lettore.
La sintesi delle ambientazioni del genere horror negli anni Quaranta e Novanta del secolo scorso, è un capolavoro di raffinata ciarlataneria.


Alessandro di Nocera
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