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Mystic 2

Mystic 2 (spillato, 72 pagine a colori, 5 euro, Dream Colours), testi di Tony Bedard, disegni di Fabrizio Fiorentino
Voto: 7,0

Finalmente. Questa è la parola che istintivamente è uscita dalle mie labbra al termine della lettura di questo albo.
Delle quattro serie che hanno inaugurato il Cross-universo, Mystic era quella che più di tutte necessitava di una svolta. Per troppi numeri si era soffermata sugli stessi personaggi e le stesse situazioni perdendo sempre più interesse e originalità. Ma il passaggio di consegne tra sceneggiatori, con Tony Bedard che ha sostituito Ron Marz, ha portato quella scossa da tutti attesa.
Così archiviata la minaccia di Animosa e Darrow, messo da parte il santuario sulla luna e gli intrighi dei maestri di gilda, Tony Bedard imbastisce una bella trama dai toni noir, facendoci scorrazzare nella vita notturna della capitale della gilda Neuvou, tra locali trendy e magazzini abbandonati, poliziotti corrotti e spacciatori di droga. Una svolta drastica quella impartita da Bedard, ma che raggiunge due obiettivi che considero positivi per la qualità della serie.

Il primo è quello di presentarci una Giselle finalmente credibile nella sua fama di donna “che sa vivere”. Infatti nei primi numeri della serie, si era visto come il sigillo fosse stato assegnato a Giselle, la pecora nera della famiglia, tutta dedita al divertimento, agli eccessi, sempre circondata di uomini e di bottiglie di champagne, invece che alla sorella Genevieve, responsabile, seria e destinata a una folgorante carriera politica. Un tema abbastanza comune nei comics americani, dove i superpoteri vengono assegnati a chi meno li vuole e meno li merita, proprio per rendere più frizzanti le trame da imbastire e più simpatico il protagonista, che deve farsi carico di nuove responsabilità che non sa gestire.
Ma con Giselle era stato tutto un po’ troppo semplice, troppo rapidamente aveva rinunciato alla bella vita per dedicarsi seriamente al suo potere, troppo rapidamente si era riappacificata con la sorella dalle concezioni di vita opposte, troppo rapidamente aveva accettato il nuovo potere.
Adesso Bedard da una sterzata netta al personaggio, apparentemente facendogli fare un passo indietro nella caratterizzazione: ci presenta una Giselle dagli atteggiamenti antipatici e snob, nuovamente vogliosa di divertirsi, di fare l’alba in allegria, di girarsi tutti i locali notturni della città e sbronzarsi in compagnia. Forse si tratta di una conversione fatta in maniera troppo rapida e un po’ illogica, ma sicuramente necessaria per ridarle spessore e credibilità.

Il secondo obiettivo raggiunto è quello di mostrarci più approfonditamente uno spicchio della strana società su cui si basa la vita nel pianeta Cyress, dove la magia e la scienza hanno pari dignità e incantesimi e alta tecnologia vanno a braccetto senza problemi. Quali mezzi usa la polizia locale per inseguire i malviventi se questi possono usare incantesimi per il volo e il teletrasporto? Che aspetto ha un bancomat in una civiltà permeata di magia? Che tipo di droga si spaccia nei vicoli della città? E la malavita come mantiene sicure le sue fonti di profitto illegale? Insomma Bedard ci fa fare un tuffo nella vita notturna della città, tra giovani che vogliono divertirsi, spacciatori in cerca di clienti e sbirri in caccia, come potrebbe essere in un qualsiasi poliziesco di buon livello, ma con l’aggiunta delle gustose “stravaganze” derivate dall’uso sistematico della magia.

Una piacevole sorpresa questa svolta noir della serie, parzialmente rovinata da una spiacevole novità: infatti, per citare un detto popolare, non c’è gioia senza pena, e con questo secondo numero di Mystic il disegnatore Brandon Peterson lascia la serie. E’ una perdita grave perché Peterson aveva raggiunto un livello altissimo lavorando per la Crossgen e aveva dato a Mystic una veste grafica veramente di prima grandezza. Dico questo senza voler mancare di rispetto al nostro Fabrizio Fiorentino, che ha avuto l’arduo compito di sostituire un grande disegnatore e lo ha fatto degnamente, soprattutto ottenendo con i suoi disegni delle atmosfere cupe molto adatte alla sceneggiatura. Ma il rimpianto per l’abbandono dell’ottimo Brandon resta…


Mario Colasuonno
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