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La Dottrina volume 2

LA DOTTRINA vol. 2 di 4 (brossurato, 56 pagine a colori, € 8.00, Magic Press-Gruppo Saldatori) testi di Alessandro Bilotta, disegni di Carmine Di Giandomenico.
Voto: 7,5/10

Non è semplice scrivere la recensione di una storia a fumetti che si trova appena a metà del suo cammino editoriale. Tanto più se si tratta di un’opera così complessa e frammentaria come quella realizzata dalla coppia Billotta - Di Giandomenico. Ma forse proprio per questo bisogna farlo. Chissà quanto tempo passerà prima che la si possa leggere nella sua interezza, e La Dottrina ha bisogno di attenzione. Parlarne bene o male non ha importanza, basta che se ne parli. È questo il volere dell’Interno. E noi aderiamo spontaneamente.

La Dottrina è stata prima di tutto un progetto. O meglio, è stata il racconto di quel progetto: il racconto inventato di un colossale progetto di comunicazione (chiamato Masca) che coinvolgeva, tra le altre cose, un fumetto chiamato La Dottrina. La fittizia “trama promozionale” realizzata per l’uscita del Primo Volume dai ragazzi del Gruppo Saldatori (una pseudo-campagna di marketing che, a suo tempo, creò un bel po’ di scompiglio nei newsgroup, nei forum e persino alla radio) ha sancito in modo inequivocabile l’immagine che la D. voleva dare di se stessa. Prima ancora di comparire sugli scaffali delle librerie, la D. si è presentata agli addetti ai lavori e ai lettori come un progetto centrato sulla finzione. Una finzione affermata a tutti i livelli, non soltanto nel fumetto ma anche nel programma editoriale e nell’attinente campagna pubblicitaria, a costo di alimentare fraintendimenti e polemiche.

Al di là dei risultati ottenuti da quella campagna, la D. ha saputo imporsi all’attenzione del pubblico come un buon esempio di fumetto italiano. Una graphic novel interamente prodotta e realizzata da italiani, ambientata in un’Italia distopica che rimanda visivamente a certe avanguardie grafiche e architettoniche anni ’20. Il suo eroe (ma sarà veramente un eroe?) si chiama la Smorfia, e un po’ somiglia a quel Guy Fawkes inglese che ha dato le sembianze anche al V di Moore e Lloyd. E non è l’unico paragone pericoloso, quello con V for Vendetta: da Marinetti a Leopardi, da Palazzeschi a Orwell a Bradbury a chi più ne ha più ne metta, ogni pagina de la D. è una caccia post-moderna alla citazione fumettistica, letteraria o architettonica, nonché all’errore nascosto e al dettaglio perturbante. Scale rovesciate, ombre che assumono forme improbabili, abitazioni costruite sul nulla, uomini e donne che si trasformano in disegni scarabocchiati sopra un foglio di carta: tutta la realtà, ne la D., è una sorta di proiezione mentale, un mondo volutamente contraffatto che sfugge ad ogni tentativo di comprensione, non soltanto da parte dei personaggi della vicenda, ma anche degli stessi lettori. L’impressione è che le cose non siano come sembrano, ma per il momento tutto rimane sospeso, in attesa di sterzate o di smentite prossime venture.

Il Primo Volume, uscito oltre un anno fa, si fece notare essenzialmente per la bravura degli autori, deludendo però chi, a causa della campagna promozionale, si aspettava una trama un po’ più concreta e originale. I testi profondi di Billotta e i disegni nervosi di Di Giandomenico rimediavano solo in parte la poca “sostanza” presente nelle 44 pagine dell’albo. La sensazione di allora fu di trovarsi di fronte ad un prodotto interessante più per le potenzialità suggerite, che per le idee effettivamente espresse.

Il Secondo Volume, dietro una bella copertina tricolore, conferma le impressioni precedenti. L’episodio numero tre – a nostro giudizio il più bello fino ad ora – si concentra sulla storia d’amore tra il Cittadino Tonio e il Professore Tea, mentre l’episodio quattro racconta l’acuirsi di una crisi di coscienza di Zeccaria che promette sconvolgenti sviluppi. Ce lo auguriamo vivamente.

Per il momento, comunque, la D. rimane una storia un po’ fredda, incapace di coinvolgere e di convincere del tutto. La pesantezza degli ambienti e l’inafferrabilità dei protagonisti – le emozioni trattenute di Zeccaria, le angosce di Tonio, l’amore coraggioso di Tea – sono probabilmente tracce di un’imminente deflagrazione, ma i dubbi sulla vicenda rimangono. Forse tutta la D. è un bluff, la parodia infantile di altre storie e di altre distopie, un insieme di immagini e di numeri scritti a caso da un bambino annoiato che si fa chiamare il Nocchiere. Forse la “trama promozionale” non è mai finita, e La Dottrina ci sta ancora ingannando, promettendoci sviluppi che non ci saranno mai.

Eppure, in attesa di qualche certezza in più, non possiamo che consigliare la lettura di questa ambiziosa e strana storia a fumetti. Non solo perché ce lo dice l’Interno, ma soprattutto per augurare a noi stessi che nei prossimi, imminenti volumi, le potenzialità si esprimano e i dubbi si possano finalmente fugare.


Davide Scagni
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