Il Mitico Thor 56
- Scritto da Redazione Comicus
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IL MITICO THOR 56 (spillato, 72 pagine a colori, 2,75 €, Paninicomics) Testi: Dan Jurgens – Mike Grell – Geoff Johns; Disegni: Alan Davis VOTO: 7,5/10
Trovavo in crescendo già da diversi numeri il mensile Panini Comics che ospita le storie di Thor e i Vendicatori. Ma devo confessare che la bontà del numero di questo mese mi ha lasciato piuttosto spiazzato.
Standoff - in Italia riadattato come La Battaglia degli Dei, il perché della scelta lo spiega Giorgio Lavagna nelle Note – è un crossover che negli USA ha coinvolto le tre testate storiche Thor, Iron Man ed Avengers all’inizio di quest’anno. In casa Marvel, dopo l’arrivo di Quesada, simili incontri fra personaggi, consumati sulle pagine delle serie regolari a loro dedicate, erano spariti: il digiuno da questo tipo di storie ad incrocio – di cui a dir la verità si era fatta una bella indigestione negli anni ’90, da me smaltita solo in tempi recenti – influisce sicuramente in positivo sulla valutazione finale dell’albo.
Ma non è stato certo l’effetto nostalgia a determinare la valutazione: la minisaga proposta nelle 72 pagine dell’albo è scritta in modo intelligente e disegnata in modo sopraffino.
Jurgens sta intraprendendo una strada particolare negli ultimi numeri del Tonante: la mitica Asgard è scesa sulla Terra ed il culto degli dei nordici continua a mietere proseliti, nel frattempo i governi guardano con sospetto un essere ormai semi-onnipotente come Thor.
In gioco entrano anche i Vendicatori: recentemente sono benvoluti dall’ONU, anche grazie a Tony Stark e Steve Rogers che hanno reso pubbliche le loro identità.
Ultimo giocatore è il machiavellico dittatore di Latveria: Victor Von Doom, alias Destino.
I tre scrittori esplorano il rapporto che lega Cap, Thor ed Iron Man, un rapporto che muterà profondamente nel momento in cui il culto di Asgard cozza con le politiche mondiali e Thor scende in campo per difendere i suoi fedeli (nella fattispecie gli abitanti della Slokovia, ennesimo staterello fittizio dell’universo Marvel posizionato al confine della potenza fittizia per eccellenza del Marvel Universe: Latveria) senza preoccuparsi troppo delle conseguenze.
Ho trovato davvero bellissime le ultime pagine dell’episodio scritto da Geoff Johns (scrittore che finora mi ha deluso davvero pochissime volte), la storia si chiude con l’emblematica considerazione del signore di Asgard: “Mio padre non ha mai conosciuto mortali del valore dei Vendicatori”.
Qui mi fermo per non rivelare troppi particolari della trama, capace di garantire un buon mix fra tematiche classiche e visioni più “authoritarie” dei supereroi.
Veniamo al vero punto forte dell’albo: i disegni di Alan Davis. Sono un fan di questo cartoonist praticamente dai suoi esordi e tavole come quelle di questo numero non fanno che ricordarmene il perché: disegni plastici, personaggi eleganti ed imponenti al tempo stesso, capacità di costruire tavole che hanno un effetto narrativo dirompente (esemplare a questo proposito la tavola in cui Capitan America ordina all’esercito statunitense di fermarsi). Unico neo la mancanza di sfondi in alcune tavole, che però ritengo perdonabile. Va anche aggiunto che i tre inchiostratori (Jadson, Riggs e Farmer) riescono a garantire un’uniformità dei disegni piuttosto buona, eccettuando qualche caduta nel primo e nel secondo episodio.
Una lettura consigliata a tutti gli appassionati di fumetti Marvel, ma che mi sento di prescrivere anche a tutte le persone convinte che non sia possibile scrivere storie intelligenti e godibili utilizzando personaggi con decenni di continuity alle spalle.
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Lorenzo Cavalli
Trovavo in crescendo già da diversi numeri il mensile Panini Comics che ospita le storie di Thor e i Vendicatori. Ma devo confessare che la bontà del numero di questo mese mi ha lasciato piuttosto spiazzato.
Standoff - in Italia riadattato come La Battaglia degli Dei, il perché della scelta lo spiega Giorgio Lavagna nelle Note – è un crossover che negli USA ha coinvolto le tre testate storiche Thor, Iron Man ed Avengers all’inizio di quest’anno. In casa Marvel, dopo l’arrivo di Quesada, simili incontri fra personaggi, consumati sulle pagine delle serie regolari a loro dedicate, erano spariti: il digiuno da questo tipo di storie ad incrocio – di cui a dir la verità si era fatta una bella indigestione negli anni ’90, da me smaltita solo in tempi recenti – influisce sicuramente in positivo sulla valutazione finale dell’albo.
Ma non è stato certo l’effetto nostalgia a determinare la valutazione: la minisaga proposta nelle 72 pagine dell’albo è scritta in modo intelligente e disegnata in modo sopraffino.
Jurgens sta intraprendendo una strada particolare negli ultimi numeri del Tonante: la mitica Asgard è scesa sulla Terra ed il culto degli dei nordici continua a mietere proseliti, nel frattempo i governi guardano con sospetto un essere ormai semi-onnipotente come Thor.
In gioco entrano anche i Vendicatori: recentemente sono benvoluti dall’ONU, anche grazie a Tony Stark e Steve Rogers che hanno reso pubbliche le loro identità.
Ultimo giocatore è il machiavellico dittatore di Latveria: Victor Von Doom, alias Destino.
I tre scrittori esplorano il rapporto che lega Cap, Thor ed Iron Man, un rapporto che muterà profondamente nel momento in cui il culto di Asgard cozza con le politiche mondiali e Thor scende in campo per difendere i suoi fedeli (nella fattispecie gli abitanti della Slokovia, ennesimo staterello fittizio dell’universo Marvel posizionato al confine della potenza fittizia per eccellenza del Marvel Universe: Latveria) senza preoccuparsi troppo delle conseguenze.
Ho trovato davvero bellissime le ultime pagine dell’episodio scritto da Geoff Johns (scrittore che finora mi ha deluso davvero pochissime volte), la storia si chiude con l’emblematica considerazione del signore di Asgard: “Mio padre non ha mai conosciuto mortali del valore dei Vendicatori”.
Qui mi fermo per non rivelare troppi particolari della trama, capace di garantire un buon mix fra tematiche classiche e visioni più “authoritarie” dei supereroi.
Veniamo al vero punto forte dell’albo: i disegni di Alan Davis. Sono un fan di questo cartoonist praticamente dai suoi esordi e tavole come quelle di questo numero non fanno che ricordarmene il perché: disegni plastici, personaggi eleganti ed imponenti al tempo stesso, capacità di costruire tavole che hanno un effetto narrativo dirompente (esemplare a questo proposito la tavola in cui Capitan America ordina all’esercito statunitense di fermarsi). Unico neo la mancanza di sfondi in alcune tavole, che però ritengo perdonabile. Va anche aggiunto che i tre inchiostratori (Jadson, Riggs e Farmer) riescono a garantire un’uniformità dei disegni piuttosto buona, eccettuando qualche caduta nel primo e nel secondo episodio.
Una lettura consigliata a tutti gli appassionati di fumetti Marvel, ma che mi sento di prescrivere anche a tutte le persone convinte che non sia possibile scrivere storie intelligenti e godibili utilizzando personaggi con decenni di continuity alle spalle.
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