John Doe 6
- Scritto da Redazione Comicus
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John Doe #6 - Nelle fauci della follia (brossurato, 96 pagine, B/N, € 2,40, Eura Editoriale) testi di Roberto Recchioni, disegni di Andrea Accardi VOTO 8/10
Nella vita succede spesso di essere smentiti. Succede che ciò che per noi è realtà, un fatto concreto, una sicurezza, si scopra improvvisamente per ciò che realmente è: finzione. Cos’è la vita di John Doe? Una fantastica avventura, o un malsano delirio? In cosa crede lui? E una volta scelto, quanti saranno disposti a credere in lui? Molti sono gli interrogativi che si pone chiunque si avventuri nella lettura di questo albo. Il migliore fino ad ora prodotto, concedetemelo. Il più maturo sicuramente, e quello con più livelli di lettura. Una storia complessa ed intrigante quella narrata da Roberto Recchioni, che qua da il meglio di se, e che fa finalmente uscire fuori dal bozzolo la sua creatura. Se fino al numero scorso, guardando anche alle storie precedenti, si avvertiva un senso di incompletezza, e forse di anonimato, oggi tutto ha improvvisamente senso, in qualche modo il cerchio si chiude, e John Doe diviene un personaggio tridimensionale. Egli vive.
L’abilità degli sceneggiatori è stata quella di lasciare il lettore in sospeso per sei mesi, di illuderlo forse, ma anche di rischiare sulla sua affezione alla serie. Alla fine di questo numero le richieste saranno altre, ben più concrete. Non rivelerò nient’altro sulla storia, non voglio rischiare di rovinare sei mesi di narrazione. Sappiate solo che senza questo albo, avrete letto solo una piccola parte di quello che è in realtà John Doe.
A supportare l’ottima sceneggiatura, è il tratto meraviglioso di Andrea Accardi.
Disegnatore dotato di un grandissimo talento, per anni ha prestato la sua arte al mercato underground, ed ora, alla sua prima uscita mainstream, ha centrato appieno l’obbiettivo di dimostrare ai più quanto realmente valga. Il suo tratto è nervoso, schizzato, e plastico e cartoonesco contemporaneamente. Lo storytelling è perfetto: osservate la sequenza di tre tavole relativa alla fuga di John, e vi renderete conto di quanto sia capace questo disegnatore.
Le figure femminili da lui disegnate sono sinuose ed affascinanti, le anatomie dei protagonisti perfette.
Questo è un numero imprescindibile per chi abbia seguito la serie per i primi cinque capitoli, e mi sento di consigliarne spassionatamente l’acquisto anche a chi ha diffidato di questa testata fino ad oggi, perché oltre all’intrinseco valore artistico, questa storia si distingue anche per il coraggio dello sceneggiatore nel mettere in discussione molti dei canoni della narrativa sequenziale. Non è qualcosa che si legge spesso nel fumetto popolare italiano.
Una sola, criptica, domanda: la scelta sarà definitiva?
Fausto Ruffolo
Nella vita succede spesso di essere smentiti. Succede che ciò che per noi è realtà, un fatto concreto, una sicurezza, si scopra improvvisamente per ciò che realmente è: finzione. Cos’è la vita di John Doe? Una fantastica avventura, o un malsano delirio? In cosa crede lui? E una volta scelto, quanti saranno disposti a credere in lui? Molti sono gli interrogativi che si pone chiunque si avventuri nella lettura di questo albo. Il migliore fino ad ora prodotto, concedetemelo. Il più maturo sicuramente, e quello con più livelli di lettura. Una storia complessa ed intrigante quella narrata da Roberto Recchioni, che qua da il meglio di se, e che fa finalmente uscire fuori dal bozzolo la sua creatura. Se fino al numero scorso, guardando anche alle storie precedenti, si avvertiva un senso di incompletezza, e forse di anonimato, oggi tutto ha improvvisamente senso, in qualche modo il cerchio si chiude, e John Doe diviene un personaggio tridimensionale. Egli vive.
L’abilità degli sceneggiatori è stata quella di lasciare il lettore in sospeso per sei mesi, di illuderlo forse, ma anche di rischiare sulla sua affezione alla serie. Alla fine di questo numero le richieste saranno altre, ben più concrete. Non rivelerò nient’altro sulla storia, non voglio rischiare di rovinare sei mesi di narrazione. Sappiate solo che senza questo albo, avrete letto solo una piccola parte di quello che è in realtà John Doe.
A supportare l’ottima sceneggiatura, è il tratto meraviglioso di Andrea Accardi.
Disegnatore dotato di un grandissimo talento, per anni ha prestato la sua arte al mercato underground, ed ora, alla sua prima uscita mainstream, ha centrato appieno l’obbiettivo di dimostrare ai più quanto realmente valga. Il suo tratto è nervoso, schizzato, e plastico e cartoonesco contemporaneamente. Lo storytelling è perfetto: osservate la sequenza di tre tavole relativa alla fuga di John, e vi renderete conto di quanto sia capace questo disegnatore.
Le figure femminili da lui disegnate sono sinuose ed affascinanti, le anatomie dei protagonisti perfette.
Questo è un numero imprescindibile per chi abbia seguito la serie per i primi cinque capitoli, e mi sento di consigliarne spassionatamente l’acquisto anche a chi ha diffidato di questa testata fino ad oggi, perché oltre all’intrinseco valore artistico, questa storia si distingue anche per il coraggio dello sceneggiatore nel mettere in discussione molti dei canoni della narrativa sequenziale. Non è qualcosa che si legge spesso nel fumetto popolare italiano.
Una sola, criptica, domanda: la scelta sarà definitiva?
Fausto Ruffolo