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Transformers 1

TRANSFORMERS 1 (brossurato, 48 pagine, colore, € 2,75, Panini Comics) testi di Chris Sarracini; disegni di Pat Lee VOTO 5½/10

Cosa fa di un fumetto un successo commerciale? Difficile dirlo, perlomeno parlando in termini generali. Di sicuro però possiamo dire quali sono gli ingredienti alla base del clamoroso successo che, nel 2002, ha attraversato il mercato fumettistico statunitense. Nel sempre più asfittico mercato USA i Transformers della Dreamwave sono stati un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Partiti in sordina, senza tanto clamore pubblicitario, e forse senza nemmeno tante pretese, si sono immediatamente piazzati ai vertici delle classifiche di vendita. Alla base di questo exploit commerciale due elementi, apparentemente contrastanti: il tratto manga (sempre più in voga oltreoceano) e soprattutto quell’effetto nostalgia che, inevitabilmente, avvolge chi (come il sottoscritto) tra “Autorobot” e “Destructors” ha passato la sua infanzia. Verrebbe quasi da dire che, alla base di questo successo, c’è sia il “nuovo” che il “vecchio” che avanza. Da un lato si vuole ammaliare i vecchi lettori, i vecchi appassionati dei cartoon di Commander & C., e dall’altro si strizza l’occhio alle nuove leve. Quel che è certo è che, in entrambi i casi, un successo basato su simili presupposti apre inquietanti interrogativi sulla salute del fumetto americano. Un fumetto costretto da un lato ad inseguire la popolarità dei manga (limitandosi però ad imitarne gli stilemi grafici e non quelli narrativi) e che dall’altro, proprio con queste “operazioni nostalgia”, mette in evidenza la sua autoreferenzialità e la difficoltà di allargarsi a nuovi bacini di lettori. Ma tralasciamo queste considerazioni, e parliamo di questo primo numero dei Transformers. Quella imbastita da Chris Serracini è una storia estremamente semplice, che scorre via senza sorprese tra colpi di scena telefonati, dialoghi scarni e personaggi che risultano (almeno in questo primo numero) di una monodimensionalità imbarazzante. Ha comunque il merito di reintrodurre il pantheon dei Transformers in maniera chiara, immediatamente fruibile anche da chi li vede per la prima volta, ed il (poco) di buono che c’è, è che riesce a farlo senza annoiare o spiazzare i vecchi appassionati. Non ci sono, infatti, diretti collegamenti di continuity con il cartoon e la serie a fumetti anni ottanta, ma certi elementi permangono, e sono sufficienti a rendere la lettura se non un “seguito ufficiale” perlomeno un “seguito ideale” delle storie di vent’anni fa (parzialmente rovinato dalla scelta di mantenere i nomi originali al posto di quelli, ben più noti, del cartone animato). Per quanto riguarda i disegni in parte abbiamo già detto: alle matite troviamo il manga-style di Pat Lee (l’autore di Warlands, Dark Minds e Neon Cyber) che se da un lato risulta estremamente adatto nel raffigurare i “robottoni”, dall’altro si rivela abbastanza anonimo nel disegnare i personaggi umani (con una fastidiosa abbondanza di primi piani inespressivi) e gli sfondi (in gran parte dell’albo delegati alla maestria dei coloristi). Concludendo, questo numero di esordio/ritorno dei Transformers si rivela per quello che è: una lettura semplice e veloce, buona per far appassionare anche un’ altra generazione agli scontri tra “Autorobot” e “Destructors” (pardon: “Autobots” e “Decepticons”) e per permettere alla Hasbro di vendere un'altra serie di giocattoli. Ai “vecchietti” come me restano cinque minuti (forse anche meno) di tuffo nel passato.


Francesco Farru
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