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Ken Parker Collection 6

Ken Parker Collection 6 (brossurato, 208 pagine, b/n, € 4,50, Paninicomics) testi di Giancarlo Berardi, disegni di Bruno Maraffa e Ivo Milazzo VOTO 10/10

Questa è una recensione inutile. Perchè probabilmente è inutile tessere le lodi di una serie che, come tutti sanno, ha rivoluzionato il fumetto italiano ed è stata caratterizzata da alcune della maggiori punte di qualità in un fumetto seriale. Tuttavia è giusto parlare di questa riedizione Panini, ricca di aneddoti, appunti, note e guide alla lettura ( e talmente ricca da rischiare, a volte, qualche ripetizione di troppo ).
Ai pochi che non conoscono Ken Parker faccio presente che si tratta di uno dei titoli storici del fumetto italiano, e senza dubbio una delle serie regolari meglio riuscite, tanto da essere considerato da molti un “fumetto seriale d’autore”, concezione apparentemente intesa come controsenso in un paese dove, specie fino a pochi anni fa, la separazione tra il fumetto “alto” come Corto Maltese, per intenderci, e quello più popolare stile Tex, era netta. Solo adesso riscopriamo piccole perle nelle pubblicazioni seriali dei vari Corriere dei Piccoli o Giornalino o negli stessi Bonelli, mentre l’innovazione di Ken Parker (come personaggio, come narrazione e, dopo la maturazione definitiva dello stile di Milazzo verso la sintesi impressionista, come disegni) era chiara sin dai primissimi numeri datati 1974.
Trovo a volte stucchevole il tentativo di cercare riferimenti politici nei fumetti, così come in ogni opera di intrattenimento, ma è indubbio che la carica innovativa di Ken Parker risiede soprattutto nel suo spirito “di sinistra”, nel suo punto di vista diverso dai western così “americani” a cui si era abituati in precedenza, poco sensibili e a volte addirittura razzisti.
Berardi, infatti, ritrae nella saga di Ken Parker il quarto stato degli USA di fine Ottocento, personificato dalle popolazioni truffate, isolate e maltrattate (indiani e eschimesi) e dagli stessi americani “di seconda classe”, i poveri, i diversi, i vagabondi, le vittime della società, o della vita (come la piccola, grande Pat O’Shane). Lo stesso Ken è una vittima, sballottato in lungo e in largo per il continente nordamericano, vittima degli eventi, e costretto a fronteggiare situazioni più grandi di lui, uscendone spesso sconfitto. La sua piccolezza, di fronte alla grandezza della Storia, la si nota anche nel “cascare” letteralmente nelle situazioni, apparendo relativamente tardi in questo o quell' episodio della serie, che porta, invece, il suo nome; oppure cedendo l’attenzione dei riflettori ai comprimari, sempre diversi e sempre originali, che ne condividono le disavventure.
Ne il “Popolo degli Uomini” (disegnata da un adattissimo Bruno Maraffa) Ken matura ulteriormente come persona apprendendo gli stili di vita degli eschimesi. Il confronto tra i due modelli di vita risulta comico per quasi tutta la storia, non escludendo punte di drammaticità, ma culmina nel tragico momento finale in cui un amico eschimese di Ken, Jolu, che avrebbe voluto entrare in contatto col mondo del “kablunak” (=uomo bianco) viene truffato da un criminale da quattro soldi, che accidentalmente poi uccide. Ennesima sconfitta di Ken, che si vede costretto a rimandare indietro l’amico eschimese con la moglie, addossandosi le colpe dell’omicidio. La serrata continuità interna catapulta Ken nell’avventura seguente, la storica “Ballata di Pat O’Shane”, dove accusato dell’omicidio e scambiato per il criminale Jim Latimer, si trova costretto ad affiancarsi alla piccola orfana Pat O’Shane, in cerca di vendetta, per trovare il vero Latimer e i suoi complici. Ma anche in questo caso non ci troviamo di fronte ad un vero successo.
Incredibile l’uso sapiente del medium, con inquadratura, cambi di scena, tecniche narrative, che nonostante abbiano fatto scuola trovano ancora in Ken Parker uno degli esempi migliori.Se non lo avete già fatto, seguite questa collana che promette una riedizione completa e ottimale di una serie dalla vita editoriale purtroppo travagliata: avrete un bel pezzo di Storia del Fumetto sul vostro scaffale.


Marco Rizzo
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