Hulk & Wolverine: 6 Ore
- Scritto da Redazione Comicus
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100%Marvel: Hulk & Wolverine: 6 Ore (brossurato, 96 pagine, colore, € 10, Panini Comics) testi di Bruce Jones; disegni di Scott Kolins VOTO 5½/10
Ottobre 1974, The Incredibile Hulk n° 180. E’ nelle pagine di quest’albo, per la precisione nell’ultima vignetta, che Len Wein e Herb Trimpe fanno esordire un nuovo avversario per il golia verde. Costume giallo, maschera dalla foggia inusuale (e un tantino ridicola), un paio di guanti con artigli incorporati. Strano a dirsi, ma è questa la prima apparizione di Wolverine. Non è (ancora) un mutante, gli artigli fanno parte del costume e non del suo scheletro ma, soprattutto, niente lascia supporre che questo sia l’esordio di un personaggio destinato a diventare (a partire dal “restyling” di Cockrum e Claremont su Giant Size X-Men 1) uno dei più celebri ed amati dell’intero universo Marvel. Quasi trent’anni dopo, Hulk e il “ghiottone” sono ancora insieme e, complici i successi cinematografici, gli incontri tra i due si fanno sempre più frequenti. L’ultimo in ordine di tempo è quello raccolto nel 100%Marvel “Hulk & Wolverine : Sei Ore”, storia scritta da Bruce Jones (writer attualmente al timone della serie regolare del golia verde) e disegnata da Scott Kolins (autore il cui nome è indissolubilmente legato al Flash della DC Comics). Ancora una volta, proprio come in quel The Incredibile Hulk di trent’anni fa, i due si incontrano tra i boschi del Canada. Qui, dove Logan era andato a cercare un po’di tranquillità, precipita un aereo: tra i superstiti due narcotrafficanti, un ragazzo in fin di vita per il morso di un serpente e, ovviamente, il dottor Bruce Banner. La storia è letteralmente una corsa contro il tempo (le “sei ore” del titolo, infatti, sono il tempo che rimane ai nostri per cercare di salvare il ragazzo) e forse anche per questo risulta una lettura estremamente veloce, troppo veloce se vogliamo. Dei ritmi lenti e delle atmosfere horror imbastite da Jones nella serie regolare di Hulk, infatti, qui non c’è traccia, sostituiti dall’azione incalzante e da frequenti sprazzi di ironia (divertenti alcuni siparietti tra Wolvie e Banner). Quella che invece sembra proprio essere una costante nella gestione Jones di Hulk è, quasi paradossalmente, l’assenza di Hulk. Anche qui, proprio come nella serie regolare, le apparizioni del gigante di giada sono ridotte ai minimi termini, limitate ad una “scazzottata d’ordinanza”con Logan (come in ogni Team Up che si rispetti) e a poco altro. Solo in due occasioni, infatti, le pagine del volume si “tingono” di verde: in apertura dell’albo (ed è proprio questa trasformazione di Banner ad innescare gli eventi) e poi in chiusura, dove Hulk entra in scena come il più classico dei “Deus ex Machina”, con un intervento risolutore che farà sicuramente storcere il naso a più di un lettore (SPOILER: viene contraddetta una delle premesse alla base dell’indimenticata “All’ombra dell’ AIDS” di Peter David).
Concludendo, questo “Hulk & Wolverine: Sei ore” si segnala come una storia leggera e scorrevole ma nulla più: niente, sia dal punto di vista dei testi che dei disegni, riesce ad innalzarla oltre un generale livello di mediocrità. Guardando poi agli altri 100%Marvel dedicati al “pelleverde” e al mutante canadese (da “Banner” di Azzarello-Corben, a “La Storia di Po” di Keith a “Netsuke” di George Pratt) il confronto è davvero impari. Quello che viene da domandarsi allora è cosa ci faccia un prodotto del genere nella stessa collana. Perché un lussuoso (e costoso) volume da libreria per un opera che poteva (specie considerando l’attuale copertura mediatica dei due personaggi protagonisti) andare tranquillamente in edicola?
In una recente intervista, parlando del successo dell’iniziativa de “I Classici di Repubblica”, Lupoi lanciava “frecciatine” contro chi non era riuscito a sfuttarne il traino “non mettendo in edicola neppure un albo in contemporanea con i volumi di Repubblica”. Ma nessuno l’ha informato che è appena uscito un film dedicato ad Hulk?
Francesco Farru
Ottobre 1974, The Incredibile Hulk n° 180. E’ nelle pagine di quest’albo, per la precisione nell’ultima vignetta, che Len Wein e Herb Trimpe fanno esordire un nuovo avversario per il golia verde. Costume giallo, maschera dalla foggia inusuale (e un tantino ridicola), un paio di guanti con artigli incorporati. Strano a dirsi, ma è questa la prima apparizione di Wolverine. Non è (ancora) un mutante, gli artigli fanno parte del costume e non del suo scheletro ma, soprattutto, niente lascia supporre che questo sia l’esordio di un personaggio destinato a diventare (a partire dal “restyling” di Cockrum e Claremont su Giant Size X-Men 1) uno dei più celebri ed amati dell’intero universo Marvel. Quasi trent’anni dopo, Hulk e il “ghiottone” sono ancora insieme e, complici i successi cinematografici, gli incontri tra i due si fanno sempre più frequenti. L’ultimo in ordine di tempo è quello raccolto nel 100%Marvel “Hulk & Wolverine : Sei Ore”, storia scritta da Bruce Jones (writer attualmente al timone della serie regolare del golia verde) e disegnata da Scott Kolins (autore il cui nome è indissolubilmente legato al Flash della DC Comics). Ancora una volta, proprio come in quel The Incredibile Hulk di trent’anni fa, i due si incontrano tra i boschi del Canada. Qui, dove Logan era andato a cercare un po’di tranquillità, precipita un aereo: tra i superstiti due narcotrafficanti, un ragazzo in fin di vita per il morso di un serpente e, ovviamente, il dottor Bruce Banner. La storia è letteralmente una corsa contro il tempo (le “sei ore” del titolo, infatti, sono il tempo che rimane ai nostri per cercare di salvare il ragazzo) e forse anche per questo risulta una lettura estremamente veloce, troppo veloce se vogliamo. Dei ritmi lenti e delle atmosfere horror imbastite da Jones nella serie regolare di Hulk, infatti, qui non c’è traccia, sostituiti dall’azione incalzante e da frequenti sprazzi di ironia (divertenti alcuni siparietti tra Wolvie e Banner). Quella che invece sembra proprio essere una costante nella gestione Jones di Hulk è, quasi paradossalmente, l’assenza di Hulk. Anche qui, proprio come nella serie regolare, le apparizioni del gigante di giada sono ridotte ai minimi termini, limitate ad una “scazzottata d’ordinanza”con Logan (come in ogni Team Up che si rispetti) e a poco altro. Solo in due occasioni, infatti, le pagine del volume si “tingono” di verde: in apertura dell’albo (ed è proprio questa trasformazione di Banner ad innescare gli eventi) e poi in chiusura, dove Hulk entra in scena come il più classico dei “Deus ex Machina”, con un intervento risolutore che farà sicuramente storcere il naso a più di un lettore (SPOILER: viene contraddetta una delle premesse alla base dell’indimenticata “All’ombra dell’ AIDS” di Peter David).
Concludendo, questo “Hulk & Wolverine: Sei ore” si segnala come una storia leggera e scorrevole ma nulla più: niente, sia dal punto di vista dei testi che dei disegni, riesce ad innalzarla oltre un generale livello di mediocrità. Guardando poi agli altri 100%Marvel dedicati al “pelleverde” e al mutante canadese (da “Banner” di Azzarello-Corben, a “La Storia di Po” di Keith a “Netsuke” di George Pratt) il confronto è davvero impari. Quello che viene da domandarsi allora è cosa ci faccia un prodotto del genere nella stessa collana. Perché un lussuoso (e costoso) volume da libreria per un opera che poteva (specie considerando l’attuale copertura mediatica dei due personaggi protagonisti) andare tranquillamente in edicola?
In una recente intervista, parlando del successo dell’iniziativa de “I Classici di Repubblica”, Lupoi lanciava “frecciatine” contro chi non era riuscito a sfuttarne il traino “non mettendo in edicola neppure un albo in contemporanea con i volumi di Repubblica”. Ma nessuno l’ha informato che è appena uscito un film dedicato ad Hulk?
Francesco Farru