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Il Gatto del Rabbino 1

IL GATTO del RABBINO 1 (cartonato, 48 pagine, colore, € 13,50, Kappa Edizioni) testi e disegni di Joann Sfar VOTO 8/10

Gerusalemme, la Gerusalemme divisa dalle religioni, un rabbino, sua figlia, un insopportabile pappagallo, il Talmud, la Torah, e tutti gli altri testi sacri della tradizione ebraica, ma soprattutto un gatto. Sono questi gli ingredienti alla base de “Il Gatto del Rabbino” di Joann Sfar. Dalla loro unione l’autore de “La Fortezza” (qui impegnato anche alle matite) riesce a tirare fuori un piccolo gioiello, una “favola moderna” perennemente in bilico fra ironia e quesiti filosofici, riflessioni religiose e momenti di pura comicità. Il concetto alla base della storia è semplice quanto geniale: cosa potrà mai succedere se un gatto, esasperato dal continuo gracchiare di un pappagallo, decide di mangiarselo? Ma “naturalmente” inizia a parlare, che domande, e ancor più “naturalmente” inizia a mentire, o a dire “verità scomode” e, dato che il gatto in questione è di proprietà di un rabbino, “naturalmente” pretenderà il Bar-Mitzvah (cerimonia giudaica che sancisce l’ingresso dei giovani nella comunità religiosa) e di essere iniziato alla Cabala come ogni buon ebreo che si rispetti.
Prende il via così questo primo volume de “Le Chat du Rabbin”, un racconto che non a caso abbiamo definito “favola moderna”. Dalle favole infatti, e soprattutto dalla tradizione favolistica ebraica, Sfar pesca a piene mani: l’animale parlante, il suo amore per la figlia del rabbino, la genesi del suo “potere”, tutto è tipicamente fiabesco. E sempre da una fiaba sembra uscire il ritmo stesso del racconto: lento, dolce, compassato, perfettamente accompagnato da disegni che, nella loro ricercata semplicità, sembrano proprio uscire dalle pagine di un libro per ragazzi (e non a caso Sfar è anche un apprezzato autore di questo genere di narrativa). Ma se in tutte le favole –specialmente quelle ebraiche- è sempre ben presente la funzione moralizzatrice, qui Sfar si diverte a capovolgere la situazione, e tramite la voce e le impertinenti provocazioni di Moujroum –è questo il nome del gatto- se la prende proprio con la morale, i preconcetti, gli insegnamenti, le ipocrisie e il dogmatismo religioso. Quello che ne viene fuori non è un aspra critica (la figura del rabbino ad esempio resta comunque positiva) ma un placido invito alla riflessione, quanto mai attuale soprattutto quando si parla di Gerusalemme. Una lettura straconsigliata insomma, che conferma Sfar come uno dei più interessanti autori della Bande Dessinée. E in attesa del secondo volume (“Il Re dei Leoni”) non ci resta che consolarci con qualche altra opera di questo straordinario autore. Per fortuna non c’è che l’imbarazzo della scelta: dal già citato “La Fortezza” (Phoenix-Magic Press), a “Merlino” e “Troll” (entrambi Edizioni BD), “Sardina nello Spazio” (Mondadori) o ancora, restando in casa Kappa, (e restando in ambito “animalesco”) “Socrate il Semicane”. Buona lettura a tutti.


Francesco Farru
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