Non Aprite quella Porta
- Scritto da Redazione Comicus
- Pubblicato in Recensioni
- dimensione font riduci dimensione font aumenta la dimensione del font
- Stampa
La serie di film horror un tempo nota in Italia come "Non aprite quella porta" (ma ormai diffusa con il nome originale "Texas Chainsaw Massacre" dopo i recenti remake) non ha mai brillato in modo particolare per originalità. Dopo il primo sconvolgente film diretto da Tobe Hopper, gli altri episodi della serie non sono riusciti a presentarsi se non come pallide copie dell’originale.
Sorprende quindi trovarsi di fronte, qui nel fumetto, ad un rinnovarsi del mito di Leatherface che riesce a portare aria nuova sul personaggio.
Innestandosi sulla storia del remake moderno, il fumetto della Wildstorm si pone come un vero e proprio sequel, mostrandoci, sul filo del thriller, le storie di due gruppi distinti di personaggi che indagano sulla grottesca famiglia Hewitt. Il gruppo di sadici cannibali è una presenza inquietante che permea tutto il racconto, ma mai in maniera gratuita, anzi la narrazione è ben attenta a dosarne la presenza, contribuendo a creare un’atmosfera malata anche grazie alla parte grafica, dove matite e colori si uniscono per dare vita ad clima inquietante
Sorprende quindi trovarsi di fronte, qui nel fumetto, ad un rinnovarsi del mito di Leatherface che riesce a portare aria nuova sul personaggio.
Innestandosi sulla storia del remake moderno, il fumetto della Wildstorm si pone come un vero e proprio sequel, mostrandoci, sul filo del thriller, le storie di due gruppi distinti di personaggi che indagano sulla grottesca famiglia Hewitt. Il gruppo di sadici cannibali è una presenza inquietante che permea tutto il racconto, ma mai in maniera gratuita, anzi la narrazione è ben attenta a dosarne la presenza, contribuendo a creare un’atmosfera malata anche grazie alla parte grafica, dove matite e colori si uniscono per dare vita ad clima inquietante
Gianluca Reina