100% Marvel: Iron Fist 4-5
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Con questi due volumi si conclude l'ultima serie regolare di Iron Fist, la più lunga che sia mai stata dedicata a questo personaggio. Al termine della gestione di Ed Brubaker e Matt Fraction, durata 16 numeri, tre erano le questioni rimaste in sospeso: l'arrivo delle cosiddette Armi Immortali nel mondo civilizzato; la rivelazione che da qualche parte esisteva una Ottava Città; ed infine la scoperta da parte di Danny Rand che nessun Iron Fist aveva mai superato i 33 anni di vita.
Il nuovo scrittore, Duane Swierczynski, riparte esattamente da qui e dà una conclusione senza infamia e senza lode a queste vicende. Scopriamo dunque che ogni Iron Fist del passato, con l'eccezione di Orson Randall, è stato ucciso dall'enigmatico Cheng per poter assorbire il potere (il chi) dei guerrieri di K'Un-Lun ed impedire la rinascita del drago Shou-Lao. Dalla battaglia che ne conseguirà, Iron Fist e le Armi Immortali scopriranno un'incredibile verità sull'Ottava Città, e in più c'è un'altra sorpresa che attende il nostro eroe. Un evento che rivoluzionerà decisamente la sua vita.
Nel complesso questa serie è stata gradevole ed ha arricchito la "mitologia" del personaggio di Iron Fist, la quale era rimasta sostanzialmente invariata sin dai tempi della sua creazione negli anni '70 ad opera di Roy Thomas. Un lavoro di restyling che tuttavia va addebitato al solo Ed Brubaker: Duane Swierczynski infatti non ha fatto altro che seguire la sua traccia narrativa (compresa la natura "messianica" degli Iron Fist, la cui età comune di morte non è certo un caso), non aggiungendovi nulla di fondamentale. Nel primo volume lo sceneggiatore di CABLE ha preso le misure del personaggio, nel secondo invece ha provato a dare una sua impostazione alla serie, stroncata però sul nascere a causa della prematura chiusura. Anche se la storia delle Armi Immortali continua ancora in una testata a loro dedicata e che presto vedrà la luce anche in Italia.
Il disegnatore Travel Foreman cerca di non far rimpiangere troppo David Aja. Gli riconosciamo un lavoro onesto, anche se il suo predecessore era decisamente meglio. Più degna di nota la prova del nostrano Giuseppe Camuncoli, alle prese con un nuovo racconto del passato di Orson Randall.
È dunque negli elementi succitati che vanno cercate le ragioni di questa chiusura.