Come tutti i fumetti della Tokyopop, anche questo RE:Play si diverte a cogliere a piene mani dai cliché più in voga tra i manga. In questo caso Christy Lijewski unisce le influenze della scena musicale indie al gusto per le storie con vampiri e creature sovrannaturali.

Eccoci quindi di fronte alle vicende di Izsak, un ragazzo senza memoria ma con un gran talento per la chitarra, che viene convinto dalla giovane Cree ad unirsi alla sua Band di musica Punk, i Faust.

Nonostante l’ostilità di Rail, fratello adottivo di Cree e secondo membro della Band, Izsak si unisce al gruppo e comincia a sviluppare un forte legame con la ragazza, ma il suo oscuro passato comincia a manifestarsi nella forma di una coppia di misteriosi individui che lo braccano e di una instancabile sete di sangue.

Superati alcuni momenti di stanca dovuti ad una lentezza dei dialoghi, RE:Play si rivela una gradevole lettura di intrattenimento disegnata da un’autrice che ha saputo far sue con maestria le strategie artistiche dei manga, curando in maniera dettagliata abiti e look dei personaggi.

Terzultimo volume italiano per Strangers in Paradise!
Proprio in questo volume, che contiene i numeri di SiP dal 77 al 82, Terry Moore dà l’annuncio dell’inizio dell’ultimo arco narrativo, che è terminato con il numero 90 della serie originale.

Preparate i fazzoletti, perché le lacrime da versare aumenteranno in maniera esponenziale pagina dopo pagina!

Finalmente, Francine e Katchoo si ritrovano dopo anni; ma, come si può intuire dalla copertina del volume, il loro incontro non sarà la parte principale della storia...

Terry Moore inizia a tirare le fila di anni di trame e sottotrame e lo fa nella sola maniera che conosce, colpendo dritto al cuore.

Tutti i personaggi sono cambiati tantissimo rispetto a quando li abbiamo conosciuti per la prima volta, e, nonostante la vita non sia stata facile per nessuno di loro, questi hanno continuato a cercarsi ed a essere fedeli a loro stessi (o meglio a come l’autore li ha caratterizzati).

Non vediamo l’ora di leggere il finale di SiP, ma già sentiamo la mancanza di Katchoo, Francine e di tutti gli altri...sniff!

Per quanto possa essere una buona lettura, questo spin-off di Supreme Power non potrà che essere considerata un'occasione mancata.

Marc Guggenheim fa di tutto per accattivarsi il lettore. Racconta una scontro Hyperion/Nighthawk che riecheggia neanche troppo velatamente la battaglia Superman/Batman che ogni nerd-fan vorrebbe leggere. Utilizza una struttura narrativa assolutamente non banale, piena di spostamenti cronologici che mantengono alta l'attenzione. Riprende i personaggi del Supreme-verso senza stravolgerli, ma anzi comprendendone appieno le psicologie e caratterizzazioni. Inoltre ambienta la storia in un contesto drammaticamente realistico come il Darfur, sconvolto da guerre civili e rastrellamenti etnici.

È però proprio la scelta dell'ambientazione che lascia l'amaro in bocca, facendoci capire che sarà il fulcro di questa miniserie per poi essere trattata in maniera superficiale e messa sullo sfondo proprio nel momento della risoluzione delle varie trame.

Non danno conforto alcuni svarioni grafici di Paul Gulacy, senza i quali avrebbe fornito una solida prestazione.

Pounded (Double Shot/Bottero Edizioni, brossurato, 104 pagine in b/n, € 8,00) testi di Brian Wood, disegni di Steve Rolston

Dopo aver riscosso critiche positive circa DEMO, la Double Shot punta ancora su Brian Wood con il suo Pounded.

Protagonista della storia Heavy Parker, vero e proprio antieroe, allo stesso tempo celebrità locale, cantante punk e figlio di papà dedito a qualsivoglia eccesso.
Si spiega quindi come la relazione con la dolce Missy regga con difficoltà quando lei cambia città per frequentare il college. Ma il mondo è piccolo anche in America, e quando Missy verrà a sapere del tradimento di Heavy tornerà, e per Heavy finirà la festa.

Wood, coadiuvato egregiamente da uno Steve Rolston il cui tratto cartoonesco fa da piacevole contrasto alla vicenda, mette insieme situazioni insolitamente "forti" per una storia d'amore che infatti ben presto si allontana dai consueti canoni con risultati decisamente interessanti.

Pollice su, quindi, con l’unico dubbio circa il formato pocket che però si è probabilmente reso necessario anche per tenere quanto più basso possibile il prezzo di un prodotto che rimane comunque di nicchia.