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Giorgio Parma

Giorgio Parma

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Un'analisi del pubblico femminile nel mondo dei fumetti

  • Pubblicato in Focus

Sembra un dato clamoroso, ma effettivamente è così: da recenti analisi di mercato, si è scoperto che il 53% di chi legge fumetti è donna. Non è un dato per nulla scontato, se si pensa al mercato odierno dell'industria del fumetto. Forse, anzi sicuramente, è complice il pregiudizio vigente che questo media sia per lo più orientato ad un pubblico maschile, oltre che maggiormente fruito dallo stesso. Assunzione che va di pari passo con il ridurre la nona arte solo a supereroi, violenza o Topolino, soprattuto da noi, anche se su questo fronte si stanno facendo passi avanti. Eppure non sono per niente come potremmo immaginarcele.

Secondo Graphic Policy, ad oggi, poco più di un lettore di fumetti su due è donna; una percentuale cresciuta di oltre i 10% rispetto a 3 anni fa, quando ci si aggirava a mala pena sul 40%.

Jose Fermoso di Ozy ci propone la sua analisi di questo fenomeno, riportando anche i pareri di esperti, e coinvolgendo prevalentemente tre aspetti: Internet, Generazione Y e nuovi personaggi realisticamente femminili nelle storie a fumetti.

Cominciamo con Internet: secondo l'autore, la possibilità di comprare comodamente da casa le serie a fumetti ha evitato alle donne di dover essere squadrate durante l'acquisto di un genere di prodotto che fino alla metà degli anni '90, se non oltre, veniva considerato appannaggio fortemente maschile. “Le donne si sentivano totalmente a disagio ad entrare in questi negozi per via degli insulti denigranti degli uomini,” ha detto Sheena Howard, professoressa alla Rider University, e a questo problema si è ovviato con l'online shopping.

Un altro aspetto di cui tenere conto, è la volontà della cosiddetta Generazione Y, che raggruppa coloro che sono nati tra gli anni '80 e i primi anni 2000. Infatti, a differenza dei Baby Boomer, ossia la Generazione X, nata negli anni '50 e '60, la Y desidera personaggi che la rappresentino in qualche modo, che la rispecchino. Un fenomeno che è ben visibile, come illustra Mary Layoun, professore di letteratura comparativa alla University of Wisconsin, dal boom di nuovi personaggi femminili non sottomessi, carismatici e indipendenti come la nuova Thor, Captain Marvel, Ms. Marvel, Spider-Gwen, per parlare della Marvel Comics o serie come Lumberjanes dei BOOM! Studios o Sex Criminals, Pretty Deadly e Rat Queens della Image Comics.

Layoun però, evidenzia come le lettrici non siano ormai allontanate anche da serie con protagonisti uomini, soprattutto se riguardano personaggi classici come Batman, Iron Man, Captain America o Superman. Questo si vede bene anche in un altro media, il cinecomic, che sempre più spopola sui grandi schermi: “storie di supereroi 'tradizionali' possono essere interessanti emotivamente e d'ispirazione per le donne".

Tuttavia, pur essendo un bel successo, non deve assolutamente essere un punto di arrivo. Nel mondo dei fumetti, solo il 30% dei personaggi e degli artisti/scrittori è di sesso femminile, afferma Joe Saltzman, professore della USC. Ma è ormai chiaro che il business dell'industia fumettistica non può più ignorare questa larga fetta di pubblico, quindi in futuro ci saranno, almeno ce lo auguriamo, molte più donne disposte a spendere i propri soldi per la nona arte, e molte più opere della stessa saranno ad esse dedicate. “Il giorno in cui un supereroe femminile potrà battere un supereroe maschile usando muscoli e cervello è vicino”, conclude Saltzman.

E voi che ne pensate? Siete d'accordo con queste riflessioni?

Marvel's Agents Of S.H.I.E.L.D.: immagini e sinossi della premiere

  • Pubblicato in Screen

Manca poco al 29 settembre, data di messa in onda della premiere della terza stagione di Marvel's Agents Of S.H.I.E.L.D., la serie targata ABC che da quest'anno introdurrà i Secret Warriors nell'universo televisivo della Marvel. E dopo le prime foto del nuovo costume di Chloe Bennet, ora possiamo mostrarvi alcune immagini del primo episodio, grazie a EW; segue anche la sinossi ufficiale. È poi venuto a galla il ruolo di Constance Zimmer (House of Cards), che interpreterà la villain Rosalind Price.

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"Nel primo episodio della nuova stagione, "Leggi della Natura", quando Coulson e la squadra scoprono un nuovo inumano, lo S.H.I.E.L.D. si trova faccia a faccia con un'altra organizzazione alla ricerca di persone con poteri. E ancora scosso dalla drammatica scomparsa di Simmons, Fitz fa di tutto per cercare di riportarla indietro".

Prodotta e co-scritta da Joss Whedon, Jed Whedon e Maurissa Tancharoen (Dollhouse, Dr. Horrible's Sing-Along Blog), Jeffrey Bell (Angel, Alias) e Jeph Loeb (Smallville, Lost, Heroes), Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D. è intepretata da Clark Gregg (Agente Phil Coulson), Brett Dalton (Grant Ward), Ming-Na Wen (Agente Melinda May), Iain De Caestecker (Agente Leo Fitz), Elizabeth Henstridge (Agente Jemma Simmons), Chloe Bennet (Agente Skye), Nick Blood (Agente Lance Hunter), B.J. Britt (Agente Antoine Triplett), Lucy Lawless (Agente Isabel Hartly), Adrianne Palicki (Agente Bobbi Morse), Henry Simmons (Agente Alphonso “Mack” MacKenzie),  Reed Diamond (Daniel Whitehall), Patton Oswalt (Agente Billy Koenig), Simon Kassianides (Bakshi), Chloe Bennet (Daisy Johnson), Matt Willig (Lash), Constance Zimmer (Rosalind Price), Andrew Howard (Banks), Juan Pablo Raba (Inumano Joey), Luke Mitchell (Lincoln Campbell) e Blair Underwood (Andrew).

Zero e uno

Turbamento. Turbamento e smarrimento. Queste sono le reazioni dominanti alla lettura di Zero e Uno, opera di pubblicazione indipendente, scritta e disegnata da Biro, edita da Maledizioni. Si rimane turbati perché la crudezza della storia lacera il lettore, lo divora dall’interno e gli mette addosso un’ansia che ne impregna l’animo, rimanendogli avvinghiata per un bel po’ di tempo dopo la lettura. D’altro canto a questo si accompagna un forte senso di smarrimento, dovuto prevalentemente alla breve durata dell’opera, di solo 24 pagine, che lascia un finale che più che aperto è una sincope narrativa irrisolta. Difficile soprattutto recensire un’opera così effimera, di così veloce fruizione seppur così disturbante.

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In sé la trama è davvero semplice, oltre che breve. Una mamma e suo figlio si trasferiscono in una nuova città, ma il piccolo, apertamente contrario alla decisione della genitrice, non sopporta l’idea di dover andare in una nuova scuola in cui non conosce nessuno. E infatti l’impatto con gli altri bambini non sarà dei più piacevoli, e questo avrà delle serie conseguenze sulla psiche dell’infante che pur di compiacerli arriverà a compiere un’azione crudele e terribile.
La narrazione è rapida, essenziale, quasi brutale. Non si perde tempo ad arrivare al termine della storia perché si sa che è con quella che si colpirà duramente il lettore. Ma nelle poche pagine a disposizione ci sono parecchi spunti per riflettere anche se solo meramente abbozzati. Si mette la pulce nell’orecchio di chi legge, ma sarà lui poi a trarre le sue conclusioni e a fare il grosso, forse troppo, del lavoro di ragionamento. Si pongono gli interrogativi, si introducono i problemi, ma la risoluzione, se esiste, è lasciata al lettore.
E quindi la brutalità dell’infanzia, la crudeltà immotivata e incosciente dei bambini, l’emarginazione, la volontà di piacere al prossimo, di farsi accettare, l’omologazione per non soffrire, la potenza e la sicurezza dell’amore materno, il conformismo, la paura dell’incomprensione, della diversità, il piacere derivante dalla cattiveria, sono solo alcuni dei temi forniti alla speculazione.

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L’opera non è tuttavia esente da difetti. Geremia, questo il nome del bambino, sembra infatti troppo caricaturale, e mal caratterizzato, e di certo la brevità dell’opera non aiuta. L’infante appare visivamente disturbato, rispetto agli altri ragazzini della sua età. Oltre a parlare da solo, con il suo riflesso o con il suo cagnolino di pezza Uno, che in sua compagnia si anima, risulta incapace di comprendere la situazione in cui agisce, mentre i bambini con cui si troverà a interagire, oltre che crudeli sono anche nettamente più svegli di lui, creando un contrasto troppo marcato e non comprensibile per il lettore. Ora, non c’è nulla di sbagliato in tutto ciò, ma se l’intento dell’opera è quello di presentare la difficoltà dell’individualità nel mondo attuale e la pulsione malsana a volersi omologare a tutti i costi, a rendersi conformi, così come viene presentata, allora si poteva benissimo evitare di rendere così “limitata” la casistica trattata. Di questo passo difatti risulta scontata la decisione folle che porta il ragazzo a compiere il gesto sacrificale ultimo, per il semplice fatto di essere visivamente incapace di intendere e di volere. Un conto è l’innocenza, plagiata dall’ansia della solitudine e dell’emarginazione, un conto invece è l’impossibilità di fare altrimenti per incapacità mentale connaturata nel personaggio. C’è dunque qualcosa che stona tra il ragazzo e l’ambiente in cui si trova ad agire che rende stridente e macchinosa la realizzazione della storia. In alcuni tratti poi risulta anche ridondante e superfluo l’utilizzo di certe vignette nella parte centrale solo per rimarcare la contrarietà del piccolo a trasferirsi, in cui le uniche battute del bimbo consistono in un “No” reiterato.

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Nulla da dire invece sull’apparato visivo, davvero ben realizzato e sorprendentemente potente. Il tratto deforme, pulito, dai colori densi, uniformi, omogenei e carichi quasi come quelli Pantone, le inquadrature cinematografiche, spesso spiritate e ingegnose rendono di certo apprezzabile il risultato. L’abilità grafica di Biro rimanda quasi ad una sorta di miscuglio tra graffitismo e muralismo, dando un look suburbano che rende ancora più bizzarro il progetto.
Sicuramente un prodotto degno di nota questo Zero e Uno, anche se con la presenza di pecche, tra cui prevale la brevità della storia, che a parte lo sconcerto del finale lasciano solo un po’ di amaro in bocca.

Drew Goddard parla di Spider-Man, Sinister Six e Daredevil 2

  • Pubblicato in Screen

Drew Goddard produttore televisivo, sceneggiatore di Cloverfield, Lost, World War Z per citarne alcuni e occasionalmente anche regista, Quella casa nel bosco, ha rilasciato una breve intervista a Cinema Blend in cui ha parlato del suo coinvolgimento nel nuovo Spider-Man - che si diceva avrebbe potuto dirigere - che alla fine della fiera si è rivelato un nulla di fatto.

"Ho lavorato molto con la Marvel. Il modo in cui più o meno lavora la Marvel è questo, ti dicono: 'Ehi, hai un'idea per... Ecco il film che stiamo pensando di fare...' Ti dicono più o meno il mondo che hanno intenzione di creare, e la espongono, la buttano lì, poi, se avete un'idea riguardo a qualcuna di queste cose, vieni a parlarne con noi".

"Mi sà che di idee per Spider-Man io proprio non ne avevo. Probabilmente in parte questo è dovuto al fatto che avevo appena finito di scriverne uno. Ho passato un anno a lavorare su Sinister Six, ... sai, è molto difficile dire, 'Ok, ora scrivo un nuovo film'. Quindi, non è mai andata lontano come cosa. Loro sanno quanto rispetto ho nei loro confronti. Sono stati molto gentili con me nel corso degli anni, e so che prima o poi, troveremo il progetto giusto. È solo una questione di tempo".

Ricordiamo che Goddard avrebbe dovuto sceneggiare e dirigere lo spin-off Sinister Six, progetto inizialmente previsto da Sony Pictures ma poi cancellato con l'accordo stretto da Marvel e Sony. Ecco cosa ha detto il regista a Crave Online.

"Per ora non è previsto, ma Hollywood è molto variabile quindi non si sa mai. Sulla remota possibilità che un giorno lo faremo davvero, voglio evitare di dire troppo, ma era il film epico legato a Spider-Man dei miei sogni. Davvero, lo amavo. Mi è piaciuto molto. Eravamo ancora nel bel mezzo della pre-produzione, quando c'è stata Sonyleaks ed è stato triste vedere crollare tutto. Ma benvenuto a Hollywood".

A Collider invece, ha parlato del suo coinvolgimento nella seconda stagione di Daredevil di Netflix.

"Ero nella stanza degli sceneggiatori della stagione 2 un paio di settimane fa - sta procedendo bene".
"Il mio lavoro è meraviglioso - voglio dire, i miei amici sono gli showrunner, Marco [Ramirez] e Doug [Petrie], e quando dico, 'Avete bisogno di qualcosa ragazzi?' e dicono, 'Entra, parliamo.' Ecco come funziona, io sono ancora il produttore esecutivo. Mi presento e parliamo di Matt Murdock e dico, 'avete bisogno di più aiuto?' e dicono, 'No,' e allora me ne vado [ride]. Sono sempre lì quando voglio parlare, perché questo è quello che faccio nel mio tempo libero in ogni caso, sedersi intorno e parlare di Daredevil. Quindi, se si conta come un lavoro, io sono sempre pronto a farlo".

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