Grendel Omnibus 1 - Hunter Rose, recensione: Il ritorno del Diavolo di Matt Wagner
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Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 la nascita e l’affermazione negli Stati Uniti del “direct market”, ovvero di una distribuzione esclusiva dei comics in negozi specializzati che bypassano il circuito di edicola, supermercati e stazioni di rifornimento, limitando il rischio di rese, favorisce il decollo di una editoria indipendente. Questi anni segnano infatti la nascita di piccole ma agguerrite case editrici che si affiancano ai due colossi del settore, Marvel e DC. Etichette che non riusciranno ancora a sfidare e a battere le due major su loro stesso campo come farà la Image Comics nel decennio successivo, ma che le faranno da apripista e lasceranno comunque il segno nella storia del fumetto americano. Impossibile non ricordare tra queste, nel decennio compreso tra i primi anni ’80 e i primi ’90, le esperienze della Continuity Comics fondata da Neal Adams, della First Comics che pubblicò una serie di grande impatto come American Flagg! di Howard Chaykin, della Eclipse Comics che portò negli Stati Uniti il capolavoro Miracleman di Alan Moore e la Comico. Quest’ultima legò al suo nome ad un personaggio che sarebbe diventato di culto, un simbolo dell’editoria indipendente dei comics a stelle e strisce: Grendel, scritto e disegnato da Matt Wagner. Una saga a fumetti incredibilmente longeva e pionieristica per concepimento e sviluppo, partorita da un autore che, al momento della prima apparizione del personaggio, ha solo 21 anni.
Nel 1982, sulle pagine del secondo numero di Comico Primer, effimera testata antologica che presenta i personaggi della giovane casa editrice, fa la sua prima apparizione questo misterioso personaggio che, per caratterizzazione e ambiente nel quale si muove, sembra uscito da una storia pulp d’epoca. Siamo negli anni chiave del rinnovamento del fumetto statunitense, grazie all’eco di quanto viene fatto in Gran Bretagna da un giovane autore inglese di nome Alan Moore che presto arriverà negli States, e grazie a soprattutto al lavoro di un altrettanto giovane Frank Miller sulle pagine di Daredevil, da lui trasformato da collana sull’orlo della chiusura a irrinunciabile capolavoro dove il fumetto di supereroi si fonde col noir e l’hard-boiled contaminato, per la prima volta in un fumetto mainstream, con influenze derivate dalla cultura orientale e giapponese in particolare. Un’influenza, quella di Miller, che non può lasciare indifferenti i giovani autori che in quegli anni tentano l’ingresso nel mondo del fumetto e Matt Wagner è indubbiamente tra questi. In quattro episodi che formano un unico lungo racconto in prosa, narrato attraverso didascalie incastonate in tavole reminiscenti dell’art déco, e vignette connesse tra loro come le vetrate di una chiesa, Wagner racconta dall’inizio alla fine la storia di Hunter Rose, giovane scrittore milionario che ha dedicato la giovinezza ad affinare le sue doti fisiche e intellettuali ma non per diventare il classico giustiziere, ma un efferato e mascherato signore del crimine. Non un antieroe alla Punisher, ma uno dei più spietati villain mai apparsi in un albo a fumetti. Considerate le risorse sulle quali può contare e la schiera di collaboratori dei si circonda, oltre all’evidente influenza pulp, stiamo parlando di uno Shadow votato al Male. Un genio dotato dell’intelligenza di Fu Manchu, dell’agilità di Batman e della spietatezza di un assassino, che esercita grazie ad un bastone dotato di lama con la quale giustizia le sue vittime.
Grendel è la realizzazione della volontà di potenza, del desiderio assoluto che si traduce in dominio fisico e intellettuale sugli altri uomini. Un’indagine sulla violenza innata nel profondo dell’essere umano, ma che non è fine a se stessa, bensì votata al potere e al controllo degli altri esseri umani. Una fantasia tipica della giovinezza, che un autore allora ventenne traduce in una storia di circa quaranta pagine raccontata in prosa attraverso un uso letterario delle didascalie, con tavole organizzate in una originale tricromia bianco, rosso e nero, attraversate dalle influenze di cui sopra, in cui viene raccontata la parabola completa di Hunter Rose, dall’ascesa al declino. Una storia iniziata e chiusa da Wagner, che non immaginava allora che la sua creazione avrebbe avuto un futuro ben più lungo di quelle prime quaranta pagine. Dopo la prima apparizione in Comico Primer, infatti, Grendel si vede dedicata una testata personale che però, per problemi finanziari dell’editore, non va oltre i primi tre numeri. La storia di Grendel prosegue sotto forma di appendice alla serie di un’altra creazione di Wagner, Mage. La Comico nel 1986 raccoglierà poi tutto questo materiale in un volume unico, intitolato Devil by the Deed, in italiano Il Diavolo nelle Azioni. Un storia narrata attraverso soluzioni grafiche sperimentali e assolutamente innovative per l’epoca, come dicevamo sopra. Vignette incastonate tra loro come le vetrate che nelle chiese raccontano episodi delle scritture. Qui invece viene raccontata, dall’inizio alla fine, la storia di Hunter Rose, attraverso il racconto che la figlia adottiva Stacy Palumbo ne fa nel suo diario. Stacy e il diario costituiranno un elemento fondamentale della saga di Grendel, ma Wagner a sorpresa sostituisce Hunter con un nuovo Grendel, una donna di nome Christine Spar di cui non riveliamo altro, trasformando il suo personaggio in un “brand” che vedrà varie incarnazioni attraverso i secoli. Ne parleremo nelle prossime occasioni: qui ci concentreremo sulla figura di Hunter Rose, a cui è dedicato il primo di una serie di omnibus dedicati alla creatura di Matt Wagner pubblicati da Panini Comics.
L’omnibus contiene tutto il materiale dedicato al primo Grendel di cui Wagner, dopo aver raccontato le storie dei Grendel successivi, riprese a raccontare le vicende nel 2007 con la mini Grendel: Behold the Devil, una storia da lui scritta e disegnata che narra un episodio fondamentale e mai raccontato della vita di Rose. In mezzo però, ci sono il passaggio alla Dark Horse Comics, dopo il fallimento della Comico, e due miniserie antologiche di notevolissimo spessore artistico, Grendel: Black, White & Red del 1998 e Red, White & Black del 2005, scritte dallo stesso Wagner e disegnate dal gotha degli artisti del fumetto Usa attivi tra il 1990 e la prima metà degli anni 2000.
In queste due miniserie l’autore riprende e arricchisce di particolari e dettagli la storia raccontata ne Il Diavolo nelle Azioni, dimostrando che quest’ultima, per quanto rimarchevole, era soltanto il canovaccio di una trama più complessa che aspettava l’occasione di essere sviluppata in forma compiuta e conclusa. Wagner ritorna sul “luogo del delitto”, ampliando la sua idea originale con un meccanismo narrativo di scatole cinesi intrigante e davvero ambizioso. In una serie lunghissima di storie brevi, seguiamo l’ascesa al potere di Hunter Rose e le manovre per prendere il controllo della malavita di New York, insediandosi nei gangli politici e amministrativi della città tramite la violenza, la corruzione e il ricatto. Il rapporto con la figlia adottiva Stacy, la rivalità con il lupo mannaro Argent, essere dalle fattezze mostruose ma votato al bene unico rivale all’altezza di Grendel, anche per l’affetto di Stacy. Tutto viene raccontato in queste pagine, contraddistinte dall’inevitabile tricromia rosso, bianco e nero, marchio di fabbrica di tutta la saga. I disegnatori coinvolti? Come dicevamo, una lista di mostri sacri da far girare la testa. Si comincia con l’indimenticabile Tim Sale, per proseguire poi con Mike Allred, David Mack, Guy Davis, Duncan Fegredo, Paul Chadwick, i compianti John Paul Leon e Jason Pearson, Chris Sprouse, Jill Thompson, Darick Robertson, Michael Zulli, Ashley Wood, Jim Mahfood, Kelley Jones, Phil Hester, Michael Avon Oeming, Stan Sakai, Phil Noto, Dan Brereton… e tanti altri in una lista di eccellenze impossibile da elencare nella sua totalità.
In Behold the Devil, Ecco il Diavolo, la miniserie del 2007 che chiude il volume, un Wagner maturo abbandona gli sperimentalismi degli inizi e lo stile ispirato ai fumetti “neri” europei e ai manga che proprio nei primi anni ’80 cominciavano a circolare negli States. Venticinque anni dopo Wagner ha ormai maturato un tratto pienamente inserito nello standard del fumetto statunitense del periodo che, pur senza rinunciare alla ormai canonica tricromia rosso – bianco – nero, si scatena con l’uso di spettacolari splash-page. In questa storia si mettono in moto gli eventi che porteranno alla caduta di Hunter Rose: con una sorta di “effetto flashback”, Wagner torna a quanto narrato tanti anni prima ne Il Diavolo nelle Azioni, ampliandolo e arricchendolo. Un racconto di forma circolare e non lineare, davvero ambizioso e riuscito, che rende la saga di Grendel un classico irrinunciabile del fumetto indipendente a stelle e strisce che merita di essere riscoperto grazie a questi splendidi volumi pubblicati da Panini Comics.