Io sono Maria Callas, recensione: Vanna Vinci racconta la donna Callas
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Abbiamo già detto altrove che questo è il momento dei biographic novel. E così, anche Feltrinelli Comics si imbarca nel flusso della narrazione di personaggi iconici che hanno fatto la storia della cultura contemporanea. È il caso di Vanna Vinci con la sua opera Io sono Maria Callas. In ambito fumettistico, la Diva ha già ricevuto attenzioni da altre autrici, ricordiamo ad esempio Nata Libera di Lorenza Natarella del 2017 per Bao Publishing - inserita anche nei ringraziamenti del volume dalla stessa Vinci.
La fumettista organizza un racconto non tanto sull’aspetto iconico del personaggio: certo, questo è presente - sarebbe assurdo non inserirlo - ma la sua narrazione ha un focus diverso incentrato sulla donna. Il lato umano con tutte le sue sfumature, determinazioni, debolezze, sogni e desideri. Il conflitto tra "Maria" e la "Callas". Tra la sua determinazione, impegno e dedizione, con tutte le rinunce fatte per amore dell’arte da un lato, chiamato da lei La “Callas” e quello fragile, passionale, desideroso e sognante dall’altro, chiamato da lei “Maria”. Insomma tutte le sfumature possibili di una donna indomita e complessa.
Vanna Vinci riesce ben a sviscerare i volti, o meglio i filtri della personalità di Maria Callas, sia tramite i suoi pensieri che quelli di chi le girava intorno. La narrazione lineare dell’autrice rende il racconto toccante e sincero. I biographic novel possono risultare spesso pesanti, per chi, magari, non è amante o conoscitore del personaggio ma in questo caso il problema non si pone. La Vinci non annoia il lettore e con l’esperienza e i suoi stilemi mette in atto una vera tragedia greca intorno alla Callas. Perché sì, la vita di Maria Callas assomiglia a una delle tragedie da lei interpretate. L’impostazione narrativa infatti assume i connotati della Medea di Euripide.
Seguendo la struttura di una tragedia greca con prologo, parodo, stasimi ed episodi, l’autrice ci dona i momenti emblematici della soprano. Dalla Maria sovrappeso, con problemi legati alla percezione del suo aspetto e vessata da una madre egoista e ingombrante, a quello di leggenda. Le varie fasi della sua trasformazione fisica e gli amori che l’hanno circondata e tormentata emotivamente, come Meneghini, Pasolini, Visconti, e quello che più di tutti l’ha influenzata: Aristoteles Onassis. I successi e il disastro della Norma per l’inaugurazione dell’Opera di Roma, quando restò afona e abbandonò il palco, nel ‘58. Il ritiro dalle scene e la chiusura dal mondo nella sua casa parigina. Vanna Vinci scava e sviscera l’icona del Novecento fino a trovare la sua vera essenza.
Un’opera corale dove ogni personaggio si incastra in un racconto che diventa sfaccettato e in cui tutti sono chiamati in causa per aggiungere pezzi importanti della storia di Maria Callas.
L’autrice non utilizza gabbie visive, si libera di ogni forma di struttura come per evitare costrizioni al personaggio. Man mano la figura della Callas diventa sempre più imponente come una maestosa Medea o la sacerdotessa Norma. Le espressioni, sempre evocative e precise, rendono perfettamente lo stato d’animo della Diva nelle varie fasi della narrazione. Maria Callas nel tempo ha avuto molte trasformazioni fisiche e Vanna Vinci riesce nell’intento di comunicare la sofferenza e la gioia di alcune metamorfosi. Il suo tratto si destreggia egregiamente nel saper cogliere le sfumature della trasformazione fisica e mentale della soprano.
L’edizione Feltrinelli Comics è curatissima, un cartonato a colori 21x24 con sovraccoperta, molto elegante, che valorizza ancora di più l’opera.