AVE - Nice to meet you: anteprima esclusiva di Poaqui e intervista a Ste Tirasso
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Con il crowdfunding di Ave - Nice to meet you giunto al giro di boa, ci addentriamo all'interno di questa nuova antologia realizzata da Attaccapanni Press per parlarvi di una delle 10 storie raccolte nel volume, Poaqui, scritta e disegnata da Ste Tirasso (Ricomincia da qui, Bao Publishing), che abbiamo contattato direttamente per porgli qualche veloce domanda a riguardo.
Trovate l'intervista qui di seguito, inframezzata da qualche sketch e studio preparatorio che l'artista ci ha gentilmente fornito - cliccateci sopra per ingrandire le immagini -, mentre nella gallery in basso potete godervi le prime 5 pagine in anteprima esclusiva della storia.
Vi ricordiamo che potete sostenere il crowdfunding a questo indirizzo acquistando il perk che preferite.
Cominciamo dall’inizio: come è nata la tua partecipazione a questo progetto?
Ho incontrato le ragazze di Attaccapanni Press allo scorso Lucca Comics, ma già nei precedenti mesi ero stato stregato da Grimorio, il loro primo volume antologico di cui sono stato un appassionato sostenitore e raiser. Alla fiera toscana abbiamo avuto modo di conoscerci meglio e di complimentarci a vicenda per i nostri lavori (con reciproci rossori di guance) e, qualche settimana dopo, mi è arrivata la proposta di fare parte del loro nuovo progetto Ave. Non ho potuto fare altro che accettare con entusiasmo!
Ave – Nice to meet you affronta il tema dell’incontro declinato secondo differenti approcci, secondo più sfaccettature. Parlaci un po’ della tua storia, di cui mostriamo le prime pagine in anteprima in questo articolo.
La storia che ho scritto si chiama Poaqui, una parola azteca che significa “colui che si immerge”: il racconto è infatti ambientato in un antico villaggio dove immergersi nella Grande Acqua è il solo modo per diventare adulti. Anche il protagonista dovrà sottoporsi a questo rito, ma lo farà in modo diverso dai suoi compagni, trovando quello che gli abissi celano realmente.
È stata una bella sfida, ma anche l’occasione per lavorare con delle tematiche e delle ambientazioni che ho sempre desiderato sviluppare!
Che cosa ha significato per te parlare di questo tema? Come lo hai affrontato e cosa ti ha permesso di comunicare?
Il tema era così ampio che ci sarebbero state mille sfumature da cui partire. Ho scelto di raccontare un incontro fortuito e assolutamente non ricercato dai protagonisti, ma che in seguito si rivelerà essere necessario per il loro percorso. Che poi è il tipo di incontro che preferisco.
Dal punto di vista grafico ho voluto provare a non inchiostrare le tavole, tenendo un tratto a matita in seguito colorato in digitale, per trasmettere più calore e dare la sensazione di leggere una storia appartenente al passato. Mi auguro che il risultato sia fedele alle intenzioni.
La morbidezza del tuo stile è davvero peculiare e identifica univocamente i tuoi lavori. Quali sono le influenze principali che ti hanno ispirato e formato nel corso dei tuoi studi?
Il mio modo di disegnare rispecchia in gran parte i fumetti che amo e che sfoglio quotidianamente. Credo di avere più di qualche debito nei confronti di autori come Cyril Pedrosa, Fabio Moon o Stefano Turconi, ma anche verso un certo tipo di animazione statunitense (Adventure Time e Over the Garden Wall su tutti).
Molte letture non si sono riflesse solo sul segno grafico, ma anche sul modo di sviluppare la tavola: soluzioni come quella di pag. 2 ad esempio, dove alcune vignette mute si sovrappongono all’azione della vignetta centrale, sono state inconsciamente assimilate da letture come PK che mi accompagnano fino dall’infanzia. Ma è solo un esempio: molte altre scelte di regia e di tempi narrativi sono mutuate dalle tonnellate di film di animazione e fumetti che amo, il più delle volte senza nemmeno rendermene conto. Credo sia così per chiunque ami questo mezzo di comunicazione e che, prima di essere autore, ne sia un vorace fruitore.
Ringraziamo Ste Tirasso per la disponibilità e vi lasciamo alla gallery con la prima metà della sua storia.