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“Ci hanno colpiti al cuore, Barry”.
Wally West
Nel 2011 la DC Comics fece una mossa clamorosa ed impensabile quando avviò un massiccio reboot del suo universo, l’operazione conosciuta come New 52. L’editore avvertiva la necessità di alleggerire la sua pesante continuity, contenente elementi risalenti addirittura alla Seconda Guerra Mondiale (come nel caso della Justice Society Of America), che poteva impedire un facile accesso dei nuovi lettori alle proprie testate. Il bisogno di semplificazione ha attraversato gli ultimi 30 anni di storia della DC, a partire da quel Crisis On Infinite Earths che nel 1985 distrusse le infinite terre parallele del Multiverso DC per riorganizzare il parco personaggi in un’unica terra, rendendo più facile la comprensione dei neofiti che non avrebbero saputo districarsi tra versioni dello stesso personaggio provenienti da terre differenti. Ma il fascino dell’universo DC risiede da sempre nella sua intrinseca complessità, e il Multiverso non tardò ad affacciarsi nuovamente nelle vicende di Superman, Batman e soci. L’idea di un azzeramento definitivo della continuity cominciò quindi a farsi strada nella mente della dirigenza DC, e l’occasione più ghiotta venne fornita da Flashpoint, l’evento del 2011 in cui Barry Allen, Flash, torna indietro nel tempo per impedire che sua madre venga assassinata dalla sua nemesi Eobard Thawne, l’Anti-Flash.
L’iniziativa di Flash provoca una lacerazione nel tessuto temporale e dà vita ad una realtà alternativa, una distopia da incubo in cui il mondo è sull’orlo della terza guerra mondiale e gli eroi sono molto diversi da come li conosciamo. Una volta ottenuto l’aiuto del Batman di questa realtà, il Dr. Thomas Wayne, convinto dal Velocista Scarlatto che il suo mondo non è altro che un riflesso distorto di quello reale, Flash sconfigge Thawne e riporta la linea temporale alla normalità… o almeno così crede. La terra nella quale fa ritorno Barry Allen è comunque diversa da quella di partenza, è un mondo nel quale gli eroi sono comparsi solo cinque anni prima e il bagaglio di relazioni frutto di decenni di collaborazioni non esiste più, così come eventi fondamentali della continuity pre-Flashpoint sono stati rimossi dalla realtà. L’universo DC New 52 si presenta quindi snello e reader friendly, perfetto per l’ingresso di nuovi lettori, ma privato di tutti quegli elementi che lo avevano fatto amare a generazioni di lettori, come i legami di amicizia e stima che univano eroi passati insieme attraverso mille battaglie, rapporti sentimentali importanti cancellati dalla nuova realtà (Superman e Lois Lane, Green Arrow e Black Canary), ma soprattutto l’elemento che lo contraddistingue da sempre: la legacy, l’eredità eroica che ha visto più volte i sidekicks sostituire i propri tutor per periodi anche piuttosto lunghi, come nel caso di Wally West, sostituto di Barry Allen nei panni di Flash per oltre un ventennio di vita editoriale.
L’esordio dei New 52 è stato bagnato da un successo di vendite istantaneo, riportando la DC nelle zone alte delle classifiche di vendita dopo molto tempo e dando il via ad alcuni cicli di altissima qualità come il Batman di Scott Snyder e Greg Capullo, sebbene fin dall’inizio i fan avessero lamentato un distacco troppo netto dalla caratterizzazione originale di alcuni personaggi e la scomparsa di altri. Il fallimento dell’iniziativa DC YOU e un repentino calo delle vendite ha convinto la DC che forse le proteste dei vecchi lettori erano fondate spingendola ad un passo indietro, una parziale retromarcia dal nome DC Rebirth. E quando in casa DC si parla di “rinascite”, lo specialista è Geoff Johns,“l’architetto” dell’universo DC, scrittore demiurgo della casa editrice di Burbank promosso Presidente e Direttore Creativo. Solamente a Johns, custode della storia e dello spirito dell’universo di Superman e soci, poteva spettare il compito di lanciare la nuova iniziativa che, fin dal titolo, ha il compito di riportare l’intera linea editoriale della casa editrice su sentieri più classici, senza però rinnegare del tutto quanto prodotto negli ultimi 5 anni.
Lo starting point è costituito da Universo DC: Rinascita, albo che funge da apripista all’evento. Johns dispone sulla scacchiera i protagonisti e le storyline delle varie serie e comincia subito col botto, riportando in scena il Wally West originale, l’amatissimo Kid Flash divenuto poi Flash che non era mai stato riportato in scena durante gli anni del New 52. Johns fa di Wally West il simbolo di tutto quello che era stato perduto col reboot del 2011, emblema del retaggio eroico a cui si accennava prima e collante tra le varie famiglie di eroi, grazie alla militanza nei Teen Titans. Scopriamo che, col collassare della linea temporale classica, Wally era stato risucchiato nella forza della velocità scomparendo: come un fantasma, appare ai suoi vecchi alleati sperando che si ricordino di lui ancorandolo così alla nuova realtà, ma i suoi tentativi non ottengono il successo sperato. Solo Barry Allen, Flash, si ricorderà del suo pupillo, ormai rassegnatosi a scomparire per sempre e lo trascinerà fuori dalla forza della velocità, salvandolo. Wally spiega a Barry che qualcuno di molto potente ha operato dietro le quinte fin da Flashpoint, rimodellando la realtà in modo che eroi esperti tornassero ad essere principianti e eliminando legami e retaggi tra di loro, indebolendoli così tutti. Nel frattempo, nella sua caverna, Batman raccoglie un oggetto che luccica al buio, facendo una scoperta clamorosa: è la spilla del Comico, il simbolo iconico di Watchmen, l’opera di Alan Moore e Dave Gibbons che, sebbene appartenga al catalogo della DC, non era mai stata associata all’universo classico di Batman e soci. La scoperta di Batman, unita alla citazione di un celebre passo dell’opera di Moore e Gibbons a chiusura di albo, attribuirebbe al Dottor Manhattan la responsabilità del rimodellamento della realtà e del New 52, scagionando così un buon numero di creativi che non avevano saputo dare seguito alle premesse iniziali del reboot.
Old is new again, così si potrebbe riassumere Universo DC: Rinascita: trattatello su come si scrive un fumetto di supereroi ed ennesima prova da maestro per Geoff Johns, il vero custode della fiamma dell’universo DC. Dopo gli anni di spaesamento dovuti alla non perfetta riuscita di New 52 bastano poche righe dello script di Johns per avvolgere il lettore con la sensazione di una coperta calda, la certezza di essere tornati a casa. L’autore approfitta delle peregrinazioni di Kid Flash per fornire al lettore una panoramica dell’Universo DC e lanciare trame che poi verranno approfondite nelle singole serie, per sussurrare nell’orecchio del lettore misteri intriganti che dovranno trovare soluzione, per suggerire il ritorno di eroi perduti come la Justice Society Of America e la Legione dei SuperEroi. Il grande motivo di interesse dell’albo è senz’altro il coinvolgimento dei personaggi di Watchmen e del Dottor Manhattan in particolare nelle trame di Rinascita e per quanto sarebbe interessante conoscere l’opinione di Alan Moore in merito, è indubbio che narrativamente si tratta di un colpo di scena da manuale, di quelli che fanno balzare sulla sedia. La scelta offre inoltre a Johns la possibilità di portare tutto l’evento Rinascita nel territorio del metatestuale, con gli eroi DC a simboleggiare la luce e gli anti-eroi di Watchmen un’oscurità da combattere.
A far compagnia a Johns in un albo dalla qualità stellare troviamo alcuni collaboratori storici dello scrittore, artiglieria pesante messagli a disposizione dalla casa editrice: l’aristocratica eleganza e la cura del dettaglio della matita di Gary Frank si alterna con la potenza visivamente spettacolare del tratto di Ethan Van Sciver e con lo storytelling classico, ma notevolmente efficace, di Ivan Reis e Phil Jimenez, quattro fuoriclasse della matita che si sfidano pagina dopo pagina in un tripudio grafico di altissimo livello che contribuisce a fare di Universo DC: Rinascita il primo, vero must-have a fumetti di questo 2017.