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Question: Le morti di Vic Sage #1, recensione: Ritorno ad Hub City

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La storia della cultura pop è attraversata da esempi di collaborazioni irripetibili tra creativi geniali che, dopo aver sfornato capolavori, si sono separati in modo traumatico e astioso. L’esempio più celebre è quello della rottura tra Stan Lee e Jack Kirby, responsabili, grazie alla loro alchimia creativa, della nascita dell’universo Marvel. Ma Kirby non fu l’unica figura rilevante della Marvel degli esordi ad entrare in rotta di collisione con Lee: il rapporto del sorridente con Steve Ditko, disegnatore nonché co-creatore di Spider-Man, non fu meno turbolento. Dopo anni di divergenze creative, il punto di non ritorno arrivò nel 1966, quando Ditko lasciò Amazing Spider-Man e la Marvel. A dividerlo da Lee, oltre a scelte non condivise sugli sviluppi narrativi e sul tono da imprimere alla testata, anche una differente visione della vita. Se Stan era un ardente liberale, Ditko al contrario era un convinto sostenitore dell’Oggettivismo, una teoria filosofica di stampo conservatore fondata dalla filosofa e scrittrice russa-statunitense Ayn Rand secondo cui l’uomo deve vivere solo per sé, senza sottostare ad altri e senza costringere altri a sacrificarsi per il bene altrui.

Le convinzioni etico-morali di Ditko ben si riflettevano nelle storie di Mr. A, personaggio di sua proprietà creato dopo aver lasciato la Marvel, nel cui nome veniva sintetizzato il principio di identità postulato dalla Rand. Indossando completo e fedora, come i detective della tradizione noir, Mr. A annunciava il suo arrivo tramite l’uso di carte bianche o nere, suggerendo così che esistono solo il bene ed il male, senza zone di grigio. Il personaggio era troppo violento per le maglie stringenti del Comics Code, così Ditko ne produsse una variante più accettabile per il lettore medio. Fu così che The Question debuttò nel 1967 in appendice a Blue Beetle, testata che l’ex artista di Spider-Man stava realizzando per la Charlton Comics. Con Mr. A, Question condivide completo e fedora, oltre ad una visione della vita manichea che lo porta a combattere il crimine con una dedizione inarrestabile. Al contrario degli eroi Marvel, attraversati da dubbi e tormenti, l’alter-ego del giornalista Vic Sage sa cosa è giusto e agisce di conseguenza. Con il viso coperto da una maschera di pseudo-derma, creazione del suo mentore Prof. Rodor che lo rende un uomo senza volto, Question combatte la corruzione nella decadente Hub City.

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Dopo l’acquisizione dei personaggi Charlton da parte della DC Comics, negli anni ‘80 il personaggio riappare in Crisis on Infinite Earths, ispira il Rorshach di Watchmen e, soprattutto, è protagonista di una collana firmata da Dennis O’Neil e Denys Cowan che diventa rapidamente una hit di quegli anni, attraversati dalla fascinazione dei lettori per i vigilantes dai metodi spicci. O’Neil ripensa il personaggio per il nuovo decennio, cambiandone le motivazioni di base: dall’oggettivismo degli inizi si passa a filosofie di matrice orientale come il pensiero zen. È a questa versione che si rivolge l’omaggio di Jeff Lemire nella nuova miniserie dal titolo Question: Le morti di Vic Sage.

L’etichetta Black Label  in cui è inserita consente agli autori di sfuggire alle maglie strette della continuity, così questa nuova avventura sembra ignorare la morte del personaggio avvenuta nella maxiserie 52 e la versione misticheggiante apparsa nel reboot New 52. Piuttosto, si pone come sequel spirituale della serie originale, di cui conferma ambientazione e cast di supporto, anche se alcune modifiche fanno pensare ad una sorta di soft reboot. Question, che opera ancora nella degradata e violenta Hub City, riesce a smantellare un giro di prostituzione minorile in cui è coinvolto Max Ford, consigliere comunale della giunta presieduta dal corrotto sindaco Fermin. Il potente politico è da tempo nel mirino non solo del vigilante, ma anche del suo alter-ego Vic Sage, che cerca di convincere la sua vecchia fiamma Myra Fermin della natura criminale del fratello. Dopo aver appreso dell’esistenza di una vecchia loggia massonica, a cui potrebbero essere affiliati uomini di fiducia del sindaco, Vic comincia un’indagine che lo porta in una grotta segreta nascosta sotto la città. Qui trova le ossa di un uomo ucciso molto tempo prima, con accanto una maschera di pseudo - derma come quelle da lui indossate, che gli procura visioni di vite passate. Per risolvere il mistero, Sage dovrà ricorrere all’aiuto del suo vecchio mentore zen Richard Dragon, a cui lo lega un rapporto controverso.

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Del prolificissimo Jeff Lemire si dice che i suoi lavori più ispirati siano quelli creator-owned piuttosto che quelli realizzati per le due major del fumetto statunitense. Vero solo in parte: il tema dell’identità personale e della ricerca di se stessi è un leitmotiv che attraverso tanto lavori personali come Essex County, Il Saldatore Subacqueo e Niente da perdere quanto lavori su commissione come il Moon Knight della Marvel. E se il suo splendido Black Hammer era una sorta di sbobinamento terapeutico delle sue letture di infanzia, anche Question: Le morti di Vic Sage non sfugge a quella meta – narrazione che è la cifra stilistica tipica dello scrittore. Si tratta della rilettura di un classico evidentemente molto apprezzato da Lemire, il Question di Dennis O’Neil, di cui lo scrittore rievoca le atmosfere hard boiled richiamando in servizio il team artistico originale: Denys Cowan, autore dei disegni della maggior parte di quei 37 numeri, e il maestro Bill Sienkiewicz, responsabile della prima, iconica cover della serie. L’incipit della storia, in cui Question irrompe nel bordello, ripropone la netta distinzione tra il bene e il male tipica delle storie di Ditko (C’è il bene, c’è il male, e se non sei sicuro da che parte stai allora è probabile che tu sia da quella sbagliata). Una rigidità costruita su certezze destinate a vacillare nelle pagine successive, che sfociano nel cliffhanger finale.

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Lemire gioca abilmente sui contrasti forniti dall’opportunità di poter scrivere il più intransigente dei giustizieri, inserendolo però in un’epoca complessa come la nostra, contraddistinta dalla manipolazione mediatica della realtà (vedere la sequenza in cui il sindaco Fermin distorce a suo vantaggio il caso di cronaca relativo all’omicidio di un uomo di colore, richiamo all’attualità del Black Lives Matter). Il manicheismo del giustiziere diventa così uno strumento obsoleto, un attrezzo anacronistico che non consente più di decifrare il presente, scatenando una crisi d’identità il cui esito sarà chiarito solamente nei prossimi numeri. La stessa scelta di richiamare Cowan alle matite è una dichiarazione d’intenti: le sue matite sporche, caratterizzate da un tratteggio grezzo e ruvido ulteriormente esaltato dalle chine di Sienkiewicz, comunicano come nessun altro il senso di smarrimento del protagonista, le cui certezze traballano pagina dopo pagina. Uno spaesamento provato dallo stesso lettore, a cui sembra inizialmente di leggere una nuova storia del Question di Dennis O’Neil salvo poi trovarsi impelagato in qualcosa di completamente diverso. È su questa dicotomia che si gioca l’ottima riuscita di questo primo numero e su cui, prevedibilmente, Lemire costruirà l’architrave delle prossime uscite.

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A marzo il deposito di Zio Paperone con Topolino

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Il mese di marzo sarà contraddistinto, per la sezione Disney di Panini Comics, da iniziative legate al deposito di Zio Paperone con la produzione dell'edificio da montare, volumi e variant dedicate. Di seguito trovate tutte le informazioni e le immagini diffuse.

"Marzo si tinge d’oro con le iniziative dedicate al DEPOSITO DI ZIO PAPERONE

Da mercoledì 10 marzo, per 4 settimane,un tuffo nella vasca di monete più famosa al mondo grazie a Topolino e ai periodici Disney del mese:

 - l’esclusivo playset del Deposito:  un dettagliato gadget da collezione con apertura “a ventaglio”, complementi d’arredo, le statuette dello Zione, dei Bassotti e di Battista, e la limousine

 - la storia in 3 episodi «Zio Paperone, Battista e i segreti del Deposito»

 - Il volume «Il Deposito di Zio Paperone», in fumetteria e libreria, con le più belle storie della “casa-cassaforte”

Chi non ha mai sognato di entrare nel Deposito più famoso del mondo, quello di Paperon de’ Paperoni? Arriva con Topolino un gadget da collezione che appassionerà piccoli e grandi lettori: il Deposito di Zio Paperone. A partire da mercoledì 10 marzo con il numero 3407, per quattro settimane, con Topolino ci saranno i pezzi per costruire il playset del Deposito con l’esclusivo meccanismo di apertura “a ventaglio”, i complementi d’arredo, le statuette dello Zione e di Battista. Quattro piani di puro divertimento che si arricchiscono di altri elementi come la limousine “free wheels” di Zio Paperone e le statuette dei Bassotti, allegati rispettivamente a Zio Paperone n. 33 e Paperino n. 490.

Con Topolino 3407 inizia anche l’avventura in tre puntate Zio Paperone, Battista e i segreti del Deposito (sceneggiata da Alessandro Sisti e disegnata da Giuseppe Facciotto), che porterà i lettori a conoscere davvero a fondo le stanze dell’edificio più famoso e impenetrabile di Paperopoli, grazie al suo custode, Battista, il fedele maggiordomo.

Il Deposito di Zio Paperone, gadget unico ed estremamente accurato, le cui viste e artwork sono realizzati da Libero Ermetti, “prende vita” proprio dalla storia di Alessandro Sisti, che lo ha dettagliato tenendo conto delle sue caratteristiche peculiari definite nel corso degli anni. “Mentre scrivevo «Zio Paperone, Battista e i segreti del Deposito» - afferma Sisti - ho disegnato mappe e planimetrie del mega-forziere dello Zione, per orientarmi e capire meglio come ci si potevano muovere i nostri eroi, e quando il Direttore Alex Bertani le ha viste, mi ha chiesto se me la sentivo di farne una versione ridotta (il Deposito vero è grandino) da trasformare in un gadget. Certo che sì!”.

Dopo quasi un anno di studio e preparazione alleghiamo a Topolino la nuova versione del Deposito di Zio Paperone” commenta Alex Bertani, Direttore di Topolino “una ricostruzione con caratteristiche mai viste prima e una ricchezza di dettagli da fare impressione. Il Deposito sarà nel contempo un giocattolo con cui i più piccoli potranno divertirsi (completamente accessibile in tutte le sue stanze e con i 3D dei personaggi) ma anche un rigoroso e minuzioso modellino da esposizione!”.

Al Deposito è dedicata la cover di Topolino 3407 a cui si affianca una variant cover sempre con protagonista Zio Paperone con aletta apribile in PVC e brillanti effetti metallici, disponibile solo su Panini.it). Lo stesso numero è anche disponibile con una seconda cover variant da fumetteria, caratterizzata da elementi fluo e dall’effetto lucido/opaco, pensata per un’altra grande celebrazione di questi giorni: i 25 anni di PK, omaggiati nella storia inedita PK - Una Leggendaria Notte Qualunque, firmata da Alessandro Sisti e Lorenzo Pastrovicchio.

Grazie a Snapchat e alle lenti in realtà aumentata create ad hoc per l’occasione sarà possibile vestire i panni di Zio Paperone ed immergersi nel suo mondo. Scansionando lo snapcode che si trova sul numero 3407 la lente consentirà di scattare selfie con tuba, occhiali e monete. Solo sul numero 3407 con la prima parte del deposito e su quello con la variant cover dello Zione, inoltre, inquadrando un secondo snapcode, la cover si potrà visualizzare il Deposito in 3D con effetti speciali visivi e sonori. Condividere con gli amici il proprio volto da papero non è mai stato così semplice!

Infine, per approfondire la storia di questo magnifico edificio, Panini Comics presenta anche Il Deposito di Zio Paperone, un volume da collezione che raccoglie al suo interno le più belle storie a fumetti in cui il Deposito diventa il vero protagonista (tra gli autori: Carl Barks, Romano Scarpa, Marco Rota, Giorgio Cavazzano), per scoprire così le più curiose e sconosciute forme in cui è stato rappresentato, dalla versione roulotte a quella sotterranea. In apertura, un saggio a cura di Giacomo Delbene e Mila Nikoli

(architetti e PhD, grandi appassionati di fumetto) racconta l’evoluzione del disegno e dell’architettura della “casa-cassaforte” nel corso degli anni. Il Deposito di Zio Paperone sarà disponibile in libreria, fumetteria e su Panini.it a partire da giovedì 18 marzo.

Un mese all’insegna della fantasia e della scoperta, grazie a una selezione di proposte perfette per chi ha sempre sognato di tuffarsi in una piscina piena di monete! Insieme a Topolino, ai periodici Panini Disney e al volume di pregio Il Deposito di Zio Paperone sarà un marzo indimenticabile. Topolino c’è!"

Deposito

Topolino 3407 cover regular

Topolino 3407 cover variant

Topolino 3407 cover variant PK

Il deposito di ZP cover

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Panini, DC ed Epic Games annunciano Batman/Fortinite: Punto Zero

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Panini, DC Comics ed Epic Games hanno annunciato una miniserie di sei numeri dal titolo Batman/Fortinite: Punto Zero il cui debutto è previsto, in contemporanea in Italia con la pubblicazione in USA il 20 aprile 2021. All'interno dei fumetti ci saranno codici bonus esclusivi da sbloccare su Fortinite. Di seguito trovate tutti i dettagli.

"Il 20 aprile il mondo dei fumetti e quello dei videogiochi si scontreranno! Oggi DC ed Epic Games (“Epic”) hanno annunciato la pubblicazione di Batman/Fortnite: Punto Zero, una miniserie in sei numeri che unisce il Cavaliere Oscuro e gli altri supereroi DC con il fenomeno videoludico globale.

Batman/Fortnite: Punto Zero arriverà nelle edicole, nelle fumetterie e negli store online a partire da martedì 20 aprile 2021. I numeri successivi verranno pubblicati con cadenza quindicinale a maggio (dal 4 maggio/18 maggio) e a giugno (dal 1 giugno/15 giugno), e l’ultimo numero concluderà la serie sarà disponibile a partire dal 6 luglio. Ogni numero costerà 3 euro.

Ogni copia cartacea di Batman/Fortnite: Punto Zero conterrà un codice riscattabile per scaricare all’interno di Fortnite contenuti digitali ispirati agli eventi del fumetto: il primo sarà il nuovo costume di Harley Quinn Rebirth. Chi raccoglierà tutti e sei i codici sbloccherà anche il nuovo costume “Armored Batman Zero” per il proprio personaggio di Fortnite.

Scritta da Christos Gage, con la consulenza narrativa di Donald Mustard, il Chief Creative Officer di Epic, la miniserie è disegnata da Reilly Brown, Christian Duce, Nelson DeCastro, e John Kalisz. La copertina del numero uno è realizzata da Mikel Janín (Batman, Wonder Woman, Future State: Superman – Worlds at War).

“Quando DC mi ha proposto di realizzare una serie su Batman e Fortnite, ho pensato subito che sarebbe stato molto divertente”, ha dichiarato lo scrittore Christos Gage. “Dopo aver parlato con Donald [Mustard] e aver scoperto quanto ci saremmo addentrati nei segreti del mondo di Fortnite, sono rimasto a bocca aperta! Questa serie rivelerà cose su Fortnite che non sono mai state viste o sentite finora, ma che al tempo stesso costituiscono parte integrante del canone del gioco.”

“Non vedo l’ora di integrare nella serie anche altri supereroi DC, personaggi con cui Batman ha già dei legami”, ha proseguito Gage. “Sarà divertente condividere con i lettori il modo in cui tali legami e rapporti verranno riplasmati in questo nuovo mondo. I disegni di Reilly, Christian, Nelson e John sono spettacolari e sono sicuro che la serie entusiasmerà tutti senza distinzioni: appassionati di DC, di Batman o di Fortnite.”

Il cielo sopra Gotham City si squarcia... una fenditura nella realtà stessa risucchia il Cavaliere Oscuro e lo trasporta in un mondo sconosciuto e bizzarro, nel quale non ricorda chi sia né da dove venga... Batman è finito dentro Fortnite!

Lì lotterà per ricordare il proprio passato e per sfuggire a un interminabile loop di caos e battaglie, e si troverà faccia a faccia con personaggi come il Renegade Raider, Fishstick, Bandolier e molti altri. E mentre il più grande detective del mondo cerca di dare un senso a questo nuovo, bizzarro mondo, scoprirà la sconvolgente verità sull’Isola, su ciò che si cela oltre il loop e su come tutto quanto sia collegato al misterioso Punto Zero.

Batman/Fortnite: Punto Zero porterà alla luce segreti mai rivelati finora nel gioco né altrove! Ogni appassionato di Batman, di Fortnite e di una storia mozzafiato accompagnata da disegni straordinari non potrà perdersi le avventure del Crociato Incappucciato contro i campioni di Fortnite sull’Isola, nel disperato tentativo di salvare non solo se stesso ma anche gli altri volti familiari dell’Universo DC... e forse l’intero Multiverso!

Donald Mustard, Chief Creative Officer di Epic Games ha spiegato che: “Fin dalle prime fasi di sviluppo del progetto con DC, il nostro obiettivo comune è stato raccontare innanzitutto un’autentica storia di Batman. Batman/Fortnite: Punto Zero esplora ciò che avverrebbe se si facesse perdere la memoria al più grande detective del mondo e lo si intrappolasse in un ambiente che cambia di continuo. Non vedo l’ora che i lettori scoprano tutte le sorprese, i colpi di scena e i misteri che abbiamo in serbo per loro!”.

Per maggior informazioni su Batman/Fortnite: Punto Zero e sui più grandi supereroi del mondo, visitate il sito www.dccomics.com e seguite gli account social @DCComics e @thedcnation. Per le ultime informazioni su Fortnite e le istruzioni per scaricare il gioco, visitate www.fortnite.com. Per una prova gratuita di DC UNIVERSE INFINITE, visitate l’indirizzo www.dcuniverseinfinite.com.

Per restare aggiornati sulla pubblicazione in Italia di Batman/Fortnite: Punto Zero seguite gli account social Panini DC Italia su Facebook (@PaniniDCit) e su Instagram (@panini_dcit)."

PUNTO ZERO cover

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Visione: Visioni dal futuro, recensione: il capolavoro di King e Walta

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Fra i grandi meriti del MCU c'è indubbiamente quello di aver portato alla ribalta personaggi cosiddetti minori dei fumetti Marvel ma non per questo meno interessanti. Se gli studi cinematografici, infatti, avevano puntato sui nomi più noti del catalogo dell'editore (Spider-Man, X-Men, Hulk, Fantastici 4...), quando vennero fondati i Marvel Studios si dovette ripiegare obbligatoriamente su character importanti ma meno noti presso il grande pubblico. Un esempio su tutti Iron-Man: se ora Tony Stark è una celebrità, grazie anche all'interpretazione di Robert Downey Jr., di certo prima del suo esordio cinematografico nel 2008 non si poteva dire altrettanto. Dovendo spingere sempre su più personaggi, e sull'onda del successo, i Marvel Studios hanno iniziato a proporre al grande pubblico - con grande successo - eroi sempre più di nicchia. La volontà di diversificare la propria proposta, adottando anche il format televisivo per la piattaforma Disney+, ha spinto lo studio a dar vita a sempre più progetti. Il recente WandaVision celebra tutto il loro lavoro: una serie da record di visualizzazioni incentrata su due figure tanto importanti quanto misconosciute ai più fino a qualche anno fa.

Il delizioso show creato da Jac Schaeffer e interpretato da Elizabeth Olsen e Paul Bettany ha posto l'accento sui due protagonisti, spingendo l'editore Panini Comics a rifornire le librerie con volumi dedicati ai due eroi. Fra questi troviamo una delle fonti d'ispirazione del serial, ovvero il celebrato The Vision di Tom King e Gabriel Hernandez Walta pubblicato originariamente fra il 2015 e il 2016.

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Ideato da Roy Thomas e John Buscema nel lontano 1968 sulle pagine di Avengers 57, il sintezoide più amato della storia del fumetto ha dovuto aspettare quasi cinquant’anni per avere il suo posto al sole. Creato dal malvagio Ultron, Visione - un umanoide con una struttura artificiale, sintetica - spesso risulta più umano degli altri eroi dell’universo narrativo della Casa delle Idee, e questo prevalentemente perché la sua natura ibrida lo spaventa, non gli conferisce certezze soprattutto a livello psicologico.

Fin dall’inizio, l'eroe incarna la contraddizione dell’essere artificiale che prova emozioni umane, tanto da portarlo alle lacrime come nell’iconica splash-page finale di Anche un androide può piangere, arrivando addirittura ad innamorarsi, ricambiato, di una donna in carne ed ossa, la collega Scarlet Witch. I due formeranno per anni una delle coppie più famose dei comics, suggestionando più di una generazione di giovani lettori tra cui il futuro scrittore Jonathan Lethem, che ai due amanti di carta dedicherà il racconto La Visione, contenuto nella raccolta Men and cartoons (pubblicata in Italia da Minimum Fax).

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Personaggio travagliato, il povero androide, è diviso tra la paura di non provare sentimenti e il peso che il viverli comporta. Dissezionato metaforicamente da autori classici come Steve Englehart, Bill Mantlo e Roger Stern, una volta è stato realmente smembrato pezzo per pezzo e rimontato, in un celebre ciclo di Avengers West Coast firmato da John Byrne che segnò la fine del suo rapporto con Scarlet. Ma niente poteva preparare il sintezoide di casa Marvel al “trattamento” riservatogli dal brillante Tom King.

Visione, dunque, ama, odia, soffre, prova pienamente l’intera gamma di sensazioni e sentimenti umani, ha avuto una moglie, ha dato vita ad una famiglia e a dei figli, ha perso tutto, e ora sta cercando di ricostruire la sua esistenza. Ma per farlo ha dovuto sacrificare le proprie emozioni, resettare il proprio cuore per non essere vittima delle terribili allucinazioni che lo tormentavano, eliminando parte di ciò che lo rendeva un umano tra gli umani. Ora, si è creato (letteralmente) un nuovo nucleo familiare, una moglie Virginia, e due gemelli di sesso opposto, Vin e Viv, e ha deciso di trasferirsi al 616 di Hickory Branch Lane, Virginia, Stati Uniti. Un nuovo lavoro, nuove amicizie, nuove parentele e una nuova casa: i Visione sono pronti per fare il loro ingresso nel mondo. Ma come verranno accolti dai vicini, dagli altri abitanti del quartiere? Come si relazioneranno con il resto dell’umanità? Questo non ve lo sveliamo, anche perché è proprio il punto cruciale dell’intera serie creata in modo eccellente da Tom King sugli splendidi disegni di Gabriel Hernandez Walta.

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Forte di una qualità letteraria che ha spinto il sito specializzato Bleeding Cool a definirla “il Watchmen” della Marvel, Visione è una gemma nella produzione "recente" della Casa delle Idee. King e Walta confezionano uno straordinario ibrido tra fumetto d’autore e mainstream supereroistico, assolutamente originale, uno slice of life pungente e sofisticato che non può passare inosservato: un meraviglioso ed inquietante affresco di una famiglia (tutt’altro che) modello in un pacifico (ma non troppo) quartiere di villette a schiera tipico dell’immaginario americano a cui siamo abituati.

Lo scrittore pesca a piene mani dalla tradizione del melodramma americano, il cui principale esponente fu il regista Douglas Sirk, e dalle sue declinazioni più moderne come American Beauty e Revolutionary Road di Sam Mendes e Lontano dal Paradiso di Todd Haynes: opere che ci raccontano famiglie che conducono esistenze apparentemente perfette, chiusi nelle loro belle villette, tra sorrisi di circostanza e l’amara consapevolezza della realtà. In una variante certamente fantascientifica, Visione ci parla proprio di questo, di verità taciute, negate ma insopprimibili, di scheletri nascosti nell’armadio o seppelliti – letteralmente – in giardino, ma che non tarderanno a riaffiorare mettendo a rischio un fragile equilibrio. Nel fare questo, lo splendido lavoro di King e Walta riporta un genere usurato come il fumetto di supereroi alla sua dimensione più nobile, la trasfigurazione in racconto mitologico dello struggimento del vivere quotidiano.

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King realizza una sceneggiatura di carattere, che si prende il suo tempo per districarsi, procedendo solo apparentemente in modo lento e pacato, alternando tavole descrittive, statiche e panoramiche, narrativamente parlando, a rampe di tensione e sconvolgimenti atroci nella loro brutalità, nella loro schiettezza, senza mai fuoriuscire da un contesto familiare, di vita quotidiana, che viene sempre mantenuto costante, sempre presente e pressante, dilatandolo e deformandolo all’inverosimile, incrinandolo pesantemente, ma mantenendosi sempre all’interno dei suoi confini, anche in modo stonato. Ma è questo l’effetto che King vuole ottenere: mostrare come dietro alla facciata di un modello, di una perfezione lucidata per l’esposizione, per essere martoriata, commentata e invidiata dal resto del vicinato, vi sia invece un mondo pieno di paure, angosce, incapacità relazionali, incomprensioni, errori, antipatie, violenza e si, anche omicidi.

I dialoghi propongono, poi, interessanti spunti di riflessione, pesando saggiamente i termini e le parole adottate, creando dibattiti filosofico-esistenziali che vi terranno occupati. Inoltre, vengono gettati  con nonchalance particolari sconcertanti di vicende future della trama, solo per spiazzare ulteriormente il lettore. Spesso, in alcune scene, due o più narrazioni viaggiano su piani diversi, aumentando la confusione mentale e cercando di evocare nel lettore le medesime sensazioni e i medesimi pensieri che possono fluire nella mente dei personaggi in tensione per via delle circostanze in cui agiscono. Perché in questa serie nulla è prevedibile, nulla è come sembra, e i primi a pagarne le conseguenze sarete proprio voi lettori.

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Il lirismo dei testi di King è efficacemente supportato dal tratto minimalista di Walta, bravo nel ritrarre scene di vita quotidiana borghese semplici ma intense, attraversate da improvvise ed inaspettate esplosioni di violenza. La follia e l’imprevedibilità narrative fanno da perfetto contrasto all’impaginazione spesso statica, tradizionale e rigida del layout, che si alterna a tavole illustrative di una potenza artistica allibente e scioccante. Nelle vignette troviamo spesso scene crude, violente, che minano strutturalmente quanto fatto nel fumetto mainstream negli ultimi anni.
Parlando a Comicus nel 2016, Walta dichiarerà: "Nella prima sceneggiatura, Tom mi ha detto che stava pensando ad un layout di pagina molto regolare nel primo numero, che poi sarebbe stato rotto nelle ultime tre o quattro pagine, quando c'è un violento attacco ad uno dei personaggi. Così ho fatto una griglia di circa 15 vignette, ho usato quella griglia per tutto il libro. Perché ho pensato che questo schema regolare fosse adatto per la serie, e poi mi sono limitato a romperlo in alcuni momenti chiave".

Il lavoro svolto da Walta sulle micro-espressioni, sull’incertezza che si cela nei volti dei personaggi, sull’incapacità di comprendere a priori le idee e le intenzioni dei protagonisti, sono perfette per rendere il comportamento di androidi che cercano di emulare la natura umana, di confarsi all’attuazione di una facciata che mima l’idea di perfezione da rivista patinata, da catalogo espositivo, quando invece la vera umanità sta nelle tribolazioni interne, psicologiche, comportamentali ed emotive che vengono celate agli occhi degli altri, tranne a quelli del lettore. Splendida anche la colorazione autunnale, globalmente fredda ma con mirate punte di colore di un calore espressivo sensazionale, attuata da Jordie Bellaire, che deborda dai contorni definiti dalle matite di Walta, uscendo anche dalle cornici delle vignette, aumentando ancora di più il senso di sgretolamento dell’immagine, di incertezza.

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Merita una citazione anche Micheal Walsh, autore delle illustrazioni dell’episodio in cui King ripercorre la storia della relazione tra Visione e Scarlet, facendo “sbirciare” il lettore dietro le quinte della storia ufficiale della coppia: sarà una delizia per i fan di vecchia data riconoscere i periodi della storia degli Avengers citati dagli autori, dallo scontro col Conte Nefaria a firma Jim Shooter/John Byrne fino al “triangolo” Visione/Scarlet/Wonder Man della gestione Kurt Busiek/George Pérez. Scene già viste che assumono però una valenza e un significato del tutto nuovo, grazie ad un team creativo in stato di grazia.

Visione è una delle più belle produzioni targate Marvel dell’ultimo decennio, una storia forte, densa e veramente coinvolgente, che vi terrà in uno stato di tensione emotiva anche quando avrete finito di leggerla. Un classico istantaneo che verrà ricordato da qui a molti anni, Visione porta con sé un unico difetto: è e resterà, per il momento, l’unico lavoro made in Marvel di Tom King, che subito dopo la conclusione della serie è stato blindato dalla DC con un contratto di esclusiva. Mossa sulla cui bontà non nutriamo alcun dubbio.

Dopo aver pubblicato la serie in due volumi fra il 2016 e il 2017, Panini Comics ha riproposto la saga in un volume cartonato unico di 280 pagine e di grande dimensioni (18.3X27.7). Senza dubbio un'opera imperdibile per ogni appassionato di buon fumetto e per si è avvicinato al personaggio grazie all'interpretazione dal vivo del talentuoso Paul Bettany.

Gennaro Costanzo, Giorgio Parma, Luca Tomassini

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