Vi abbiamo parlato in una precedente news di Electricomics, dell'applicazione ideata da Alan Moore che consente una fruizioni dei comics in digitale completamente gratuita e open source.
il sito Wired ha avuto modo di intervistare Moore su questa sua nuova esperienza, partendo proprio dal capire da dove l'autore abbia tratto l'idea per creare Electricomics. "In origine era un'idea incorporata in un'altra più grande e folle. Inizialmente stavo preparando un progetto cinematografico sul quale sto ancora lavorando, che abbattesse l'odierna corrente che vuole la creazione di una pellicola non solo per le sale ma anche per una distribuzione su più piattaforme, cosa che detesto". Continua Moore approfondendo il concetto, "Ho pensato 'piuttosto che vendere un gioco basato sul progetto, sarebbe più interessante creare un videogame con il quale giocano i personaggi nel film'. L'idea, dunque, era creare qualcosa all'interno del mondo immaginario e vedere se potesse essere importato nel nostro mondo non immaginario. Partendo da questo principio di esportare idee da mondi finti abbiamo immaginato una scena in cui un personaggio che attraverso il parcheggio di un ospedale vede un gruppo di ragazzi che legge un fumetto su un device immaginario chiamato Spindle. [Era] una forma di strip che in maniera evidente utilizzi il nuovo effetto e le caratteristiche che i fumetti in digitale hanno apportato al media".
Lo scopo di questo format "è mostrare le possibilità che questo nuovo media, oltre l'idea ovvia di prendere un fumetto ed aggiungergli campane e fiocchetti. Una delle prime cose che potrebbero essere realizzate con questa nuova tecnologia è quella di aggiungere effetti luminosi a fumetti che probabilmente sarebbe migliori senza. Non sono sicuro se quello che stiamo facendo siano o meno fumetti. Forse ci vorrà un anno o due per poter esprimere un giudizio perché sono davvero interessato ma non sono sicuro se si tratti di un sotto genere di comics o qualcosa di completamente nuovo".
Attualmente disponibile sull'applicazione troviamo Big Nemo scritto dallo stesso Moore per le matite di Colleen Doran e basato sul classico di McCay Little Nemo. "Big Nemo è il titolo della prima strip cui ho pensato quando ho iniziato ad immaginare questa nuova tecnologia. È ambientata negli anni '30, e senza anticipare nulla, il titolo dice tutto. Little Nemo non è più piccolo e non siamo più nel 1920. L'America tra questi due decenni con la Grande Depressione. Cosa potrebbe essere successi ad un ragazzo della middle class negli anni '30?".
Gli script di Moore sono notoriamente ricchi di dettagli e particolari. Scopriamo se il modus operandi dell'autore è cambiato per adeguarsi a questo nuovo format. "È cambiato molto in questi ultimi anni. C'è stato un periodo in cui avevo molto lavoro da fare e arrivavo a scrivere anche tre pagine di script per una singola tavola. A quel punto ho iniziato a guardare al lavoro di autori giovani come Garth Ennis. Ricordo che in una delle sue lettere, Garth citava un verso di una sceneggiatura che aveva scritto. Era solo una frase e ho pensato che fosse una bella parte di una descrizione di una tavola, ma poi ho capito che era si trattava dello script della pagina intera, un solo rigo. Per quanto mi sforzassi di catalogarlo come il segno della pigrizia di una generazione più giovane, era funzionale con tutte le informazioni necessarie presenti. Sono partito da questo per confrontarlo con i miei script. Mi portano ancora via molto tempo nel realizzarli, ma adesso sono meno lunghi. Non posso ancora dire se Electricomics ha cambiato il mio modo di scrivere fumetti, non la vedo così, perché come ho detto prima non sono ancora sicuro se questo conti come fumetti".
Conclude Moore: "Questa tecnologia è nuova. Ci offre la possibilità di compiere alcuni errori orrendi così come alcuni successi importanti. Ci vorrà del tempo affinché questo strumento possa evolversi, probabilmente non tanto visto il ritmo con il quale si sta evolvendo il mondo oggi giorno, ma potrebbe servire anche un decennio. Non abbiamo modelli cui ispirarci visto che nulla di simile è stato realizzato prima. Abbiamo bisogno di una nuova estetica maggiormente appropriata a queste nuove possibilità. Questa è la sfida principale ed in questa direzione stiamo muovendo i primi incerti passi".