Se dopo la visione della seconda stagione di Daredevil (che vi abbiamo recensito qui) siete in cerca di un fumetto in cui il diavolo di Hell’s Kitchen si scontra con il Punitore, il volume di cui vi parleremo è la scelta più azzeccata, considerando anche l’uscita così ravvicinata col serial Netflix.
Presentata nell’elegante collana Daredevil Collection, Daredevil vs. Punisher: Means and Ends è una miniserie del 2005 in 6 parti che vede i due personaggi urbani della Marvel scontrarsi non solo fisicamente ma, e soprattutto, ideologicamente. La caduta di Kingpin ha creato un vuoto nella malavita organizzata newyorkese che il temibile Testa di Martello vuole colmare anche grazie all’aiuto dello Sciacallo. I due eroi, però, sono intenzionati a fermalo ma le loro strategie, in totale contrasto, rendono difficile il tutto.
Se infatti Frank Castle vuole risolvere il problema alla radice, uccidendo Testa di Martello, Matt Murdock vuole che la giustizia faccia il suo corso e che il malavitoso venga processato per i suoi crimini. Non solo le loro visioni nella risoluzione del problema risultano opposte, ma entrambe intralciano il lavoro dell’altro.
Se Castle, infatti, non uccidesse tutti i criminali, Matt avrebbe gli uomini necessari per incastrare il boss. D’altro canto, lasciare in libertà i criminali alimenta il traffico di droga e gli uomini, una volta usciti di galera, tornano alle loro attività illecite, non solo, possono addirittura operare anche all’interno della stessa prigione.
Da considerare, inoltre, che il Punitore con il suo agire produce un tasso di violenza (amplificata dalla taglia sulla sua testa) tale da contaminare anche un giovane ragazzo di buona famiglia che lo stesso anti-eroe aveva salvato da una banda di estorsori. Insomma, seppur contorta la missione di Frank Castle non solo non prevede un’emulazione, ma non ammette vittime innocenti. Un dilemma morale, quello che si verrà a creare, che toccherà la coscienza di The Punisher.
David Lapham, autore che proviene dalla scena indipendente (osannato è il suo Stray Bullets, vincitore del premio Eisner Awards) ma che ben conosce i supereroi, costruisce una vicenda in cui nulla viene lasciata al caso e in cui ci vengono mostrate le conseguenze di ogni singola scelta, buona o cattiva che sia, che naturalmente porta con sé sempre grandi conseguenze. Una sorta di “Civil War” in miniatura, che pone lo stesso lettore a schierarsi con uno dei due eroi. Da questo punto di vista, risalta la psicologia dei personaggi alla perfezione e lo scontro ideologico è ben messo in scena e scava in profondità. Un fumetto molto classicheggiante, con un andamento lento e una narrazione molto dosata. In alcuni passaggi, l’autore pecca un po’ di retorica (ad esempio quando Castle rivede la moglie morta nella ragazza che poi salverà) e probabilmente un albo in meno avrebbe giovato alla narrazione accelerando un po’ gli eventi. In generale, comunque, il giudizio è positivo.
Anche lo stile grafico adottato da Lapham è decisamente old style e non si notano particolari virtuosismi né nei disegni, né nella composizione delle tavole. In generale lo storytelling è abbastanza lineare e funzionale, la resa è sicuramente ottima. Giudizio positivo anche per l’edizione Panini, assolutamente in linea con le sue proposte da libreria.