Intervista a David Genchi: la sospensione del giudizio morale, per omaggiare la spietatezza della natura
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Di David Genchi vi abbiamo parlato qualche settimana fa con un nostro articolo della rubrica IllustrART dedicato alla sua illustrazione, peculiare nel suo essere diretta e senza filtri di alcun tipo, che fa sfoggio di immagini forti, violente e macabre. Con la presentazione al TCBF della sua prima pubblicazione, un artbook a colori dal titolo La Gameti #0, preludio ad un'opera più corposa, La Gameti, in arrivo a Lucca Comics & Games 2018, ha attirato il nostro interesse, spingendoci a intavolare un'intervista relativa al suo stile, alla sua poetica, per approfondire maggiormente la conoscenza e la comprensione della sua produzione.
Trovate qui di seguito le risposte di Genchi alle nostre domande. Nel corso dell'articolo trovate anche le prime tavole di una storia a fumetti realizzata dall'autore per Atomic Rocket Comics, dal titolo Zarkon vs. Mastermind, che continua nella gallery in basso.
Qualche settimana fa abbiamo realizzato un articolo della rubrica IllustrART sui tuoi lavori, ma ripartiamo dai fondamentali. Ti va di presentarti ai nostri lettori?
Non sono un granché pratico con le presentazioni, ma tenterò. Dacché ho memoria non sono mai stato senza disegnare, a testimonianza VHS che mi ritraggono alla tenera età di un anno e qualche mese già in procinto d’imbrattare le mura di casa con pastelli e pennarelli, e questa malattia me la trascino a tutt’oggi. Prima di avere uno scontro frontale col fumetto (all’età di sedici anni, circa) avrei voluto intraprendere un percorso accademico per finire a realizzare illustrazioni per Magic The Gathering o Dungeons And Dragons, tuttavia le circostanze hanno voluto che mi ritrovassi fra le mani Pompeo di Andrea Pazienza e Sharaz-de di Sergio Toppi, da lì fu amore, portando la stragrande maggioranza dei miei soldi a tramutarsi in fumetti. Di lì a poco decisi che di mestiere avrei fatto il fumettista, poiché mi sentivo di riuscire ad esprimermici meglio rispetto alla singola illustrazione; diplomatomi, anziché frequentare scuole specialistiche o accademie, mi sono rinchiuso in casa a fare l’eremita finché non mi sono sentito pronto (spinto prevalentemente dalla mia famiglia e dalla mia ragazza, altrimenti starei ancora nell’ombra) per muovere i primi passi (fra paranoie e insicurezze di varia natura), ed eccomi qui che ne parlo.
Di recente hai pubblicato La Gameti #0 per Hollow Press. Come è stato accolto al TCBF? Hai già avuto qualche feedback?
Si, diciamo che c’è stato un discreto interessamento, sebbene sia solamente un assaggio di un lavoro ben più articolato.
Questo albetto altro non era che un preludio, una preview di quello che sarà invece un fumetto vero e proprio in uscita a Lucca Comics & Games 2018. Parlaci un po' meglio di quest'opera. Come è nata e come sarà strutturata?
La genesi di quest’opera è abbastanza articolata. La scintilla è scoccata durante una discussione con la mia compagna, dalla quale in seguito hanno preso a delinearsi aspetti del nostro essere. Così buttai giù una sceneggiatura che portai in concorso al Lucca Project Contest 2016, arrivando fra i 15 finalisti, ma il mio stile (come la storia) erano ancora acerbi e autocensurati rispetto allo tsunami d’emozioni che mi sentivo di dover imprimere su carta. Così riscrissi la sceneggiatura per la seconda volta, sentivo mancasse ancora qualcosa, tuttavia in quel periodo mi contattò Michele Nitri (il mio attuale editore/editor/agente) ci incontrammo e la bozza della storia gli piacque, riscrissi per la terza volta la sceneggiatura (la versione attuale e definitiva) di cui, con mio sommo stupore, rimase folgorato, decidendo di pubblicarla per il 2018 e realizzare come anteprima un artbook a colori per TCBF di quest’anno. Il fumetto sarà dello stesso formato orizzontale adottato per l’anteprima, è stato scritto per essere un volume unico da centoventi pagine e, a differenza dell’anteprima, sarà in bianco e nero; mi piacerebbe anche poter anticipare qualcosina sui contenuti, ma rischierei di anticipar troppo e mi sembra prematuro parlarne, perciò sarò il più vago e sintetico possibile: come detto in precedenza la storia nasce dal conflitto, difatti la base è esattamente questa. Una storia d’amore ambientata nel noumeno, nel quale i sentimenti vengono su come conati da dover reprimere, evitando di vomitare in faccia alla persona amata.
La tua cifra stilistica è estremamente peculiare e presenta pochi termini di paragone. Come hai maturato questo stile? Quali sono state le influenze che ti hanno maggiormente formato?
Qui c’è da fare una premessa, prima che trovare uno stile grafico, il mio obiettivo è stato trovare un modo di far fumetti. Non sono d’accordo che la nona arte possa ridursi alla definizione “arte sequenziale”, ebbene trovo che la natura del fumetto sia più assimilabile a quella fatalista. Credo che sia molto più importante la composizione della tavola rispetto alla sequenzialità delle vignette, in quanto la sequenza non è che illusoria (come se ci si riducesse a fare un film low budget privato di audio e movimento). Inoltre un altro aspetto (a mio avviso) ostico è la tendenza a equiparare il fumetto alla letteratura, mentre credo sia ora si distaccasse e iniziasse a muovere i suoi primi passi da solo acquisendo una dignità artistica propria ed autonoma; molti autori già lo fanno, questa è una riflessione rivolta più all’immagine sociale che ha assunto nel corso degli anni. Date queste riflessioni ho deciso di costruire il mio stile in modo tale che si sposasse con quel che volevo costruire sulle tavole, ovvero rendere ogni elemento importante e distinguibile in modo da creare equilibrio ed armonia compositiva. Questo permette anche di giostrarsi attraverso stili diversi, ed è qui che ho iniziato a cercare un modo di disegnare più lineare ed essenziale che mi permettesse di costruire le fondamenta su cui costruire di vignetta in vignetta, alternando momenti solenni (dal tratteggio intenso) e momenti ovattati nel quale il soggetto s’annichilisce riducendosi ad una linea di contorno. In conclusione è uno stile che ho costruito molto lentamente, per ingenuità e insicurezze varie, con cui mi trovo a mio agio nel costruire fumetti (sperando di riuscire nell’impresa, o rimarrò solamente un teorico). Per quanto riguarda le influenze sono molteplici e provengono dal panorama artistico in generis, citando Carmelo Bene: "poiché non si può fare cinema col cinema, poesia con la poesia, pittura con la pittura, bisogna sempre fare altro...". Gran merito lo devo a Miguel Ángel Martín, Suehiro Maruo, Shintaro Kago, Shigeru Mizuki, Charles Burns e Andrea Pazienza che hanno costituito punti cardine della mia ricerca fumettistica. Molto son stato influenzato da Aubrey Beardsley, Francisco Goya, M.C. Escher, Hieronymus Bosch, il miniaturismo medievale e l’arte/simbologia classica in generale. Il cinema di Jan Švankmajer, David Lynch, Andrej Tarkovskij… Vorrei soffermarmi sulla musica, in quanto, sebbene sia difficile da notare, gran parte della sintesi del mio lavoro deriva da essa. Lo sperimentalismo di John Zorn con i Naked City, il glaciale industrial degli SPK, la finezza di Fabrizio De Andrè hanno contribuito appieno nel definire il mio tratto, o perlomeno quel che volevo trasparisse da esso.
Nelle tue illustrazioni spesso troviamo rappresentate scene di violenza, macabre mutilazioni e atmosfere gore. Tuttavia, come abbiamo già sottolineato, c'è molto di più sotto questa veste cruenta di quanto non appaia ad un semplice sguardo. Cosa cerchi di comunicare sfruttando queste immagini forti e perchè adotti proprio questo mezzo per veicolare il messaggio? Parlaci un po' della filosofia che sottostà a questo particolare comparto visivo.
La pornografia e la morte trovo siano affascinanti, legate fra loro dalla ricerca del piacere degenerato e da un macabro voyeurismo. Due aspetti umani primitivi che, tuttavia, da quando ha avuto il dono dell’espressione vanno a sedimentarsi per colpa della società che ci impone ideali etici/morali e degeneri/amorali. Ben inteso, non critico niente e nessuno, anzi, quel che vorrei è omaggiare madre natura nel suo essere nonsense e orribile, apprezzandola “spietata” così com’è. Purtroppo (o per fortuna) a causa della consapevolezza di se stessi, a differenza dell’animale che agisce per mero istinto, l’uomo teme la sua intimità ed il suo lato irrazionale; questa paura genera la scissione fra l’idea di bene e l’idea di male, confondendo così l’autoconservazione con l’opinione. Esempio: spesso l’amore viene confuso con l’esigenza latente di dover procreare, tuttavia la membrana aliena, il linguaggio, che ci permea distrugge quell’esigenza creando un conflitto fra il desiderio e l’istinto (ed è un po’ quel di cui parla per l’appunto La Gameti). Allo stesso modo dell’amore, in quanto degenerazione del sesso, non vedo perché un uomo che si eccita mangiando merda o che pratica la fornifilia (come qualsiasi altra parafilia) sia da considerarsi deviato e amorale, superando ed esasperando il valore del sesso, quindi avendo una propria estetica.
La morte: mi ha sempre affascinato e ne ho sempre avuto un terrore nero (specie per i miei cari, che non per me stesso). Per cui ho iniziato ad esorcizzare la paura attraverso l’osservazione attenta di cadaveri, attraverso i diversi processi della decomposizione e le diverse cause, a tal proposito consiglio la visione di Orozco the Embalmer un documentario sul trattamento delle salme prima della sepoltura (premetto che è per stomaci forti nel caso voleste vederlo). Una grande svolta è dovuta a Dorotea, la mia compagna, che lavorando in obitorio mi ha farcito di descrizioni dettagliate e accorgimenti anatomico-scientifici, nonché i processi interiori del dover approcciarsi costantemente ai morti, per cui l’annichilimento e l’accettazione di dover finire prima o poi dentro una bara. In conclusione penso che bisognerebbe tramutare lo schifo e l’alienazione per questi elementi in stupore e meraviglia per ciò che è inconoscibile o tabù senza dover parafrasare, bensì abbandonandosi alla bellezza del conflitto fra amore e morte.
Attualmente hai già in cantiere qualche altro progetto per il futuro? C'è qualcosa che vorresti fare in particolare?
Si, ho diversi progetti (di cui alcuni già in cantiere), tra cui alcuni non direttamente fumettistici. Ho iniziato a progettare un paio di lavori con altri sceneggiatori, ma di mio ne ho almeno tre sicuri che vorrei portare avanti: uno incentrato su internet e la superficie informatica come sinonimo di dio, nel quale vorrei analizzare appunto in maniera quasi pratica la ricerca del piacere virtuale sui siti porno e la ricerca della morte su siti come Rotten o Bestgore. Un altro fumetto che vorrei realizzare sicuramente è uno “sci-fi” incentrato su una civiltà consumistica nel quale l’uomo si è istinto ma i robot continuano a produrre perché nessuno gli ha ordinato di smettere, ed il tutto sarà osservato dagli unici robot umanoidi esistenti, ovvero delle sex-doll che continuano ad aspettar clienti. Poi ce ne sarebbe uno nel quale vorrei approfondire la sfera dell’infanzia, e sarà direttamente collegato a La Gameti. Per ora questi progetti vorrei portarli avanti sicuramente, salvo imprevisti; ne avrei ancora un bel po’ ma forse ho anche detto troppo col rischio di parlar molto e far poco. Tempo al tempo cercherò di realizzar tutto, sperando piacciano e non vengano fraintesi.
Ringraziamo l'autore per la disponibilità e vi ricordiamo che potete sempre seguire l'artista sulla sua pagina Facebook ufficiale e sul suo Tumblr.