La letteratura prima, e il cinema di fantascienza dopo, hanno insegnato che, potendo realizzare il sogno di tornare indietro nel passato, rischi e attenzioni da porre sarebbero davvero tanti. Tale assunto è la base di qualsivoglia racconto fantascientifico sui viaggi nel tempo.
Mark Millar riflette su questa base narrativa, arrivando, però, ad una conclusione diversa: e se a qualcuno non importasse delle conseguenze? Accompagnato dal disegnatore Sean Gordon Murphy, l’autore scozzese, mette in piedi una canonica storia fantascientifica: viaggi nel tempo, paradossi temporali, fantascienza ma, ancora una volta, conferma di voler giocare con la narrazione e con le caratteristiche tipiche del genere a cui fa riferimento. Se in Kick-Ass e Superior, con intenti narrativi differenti, giocava con l’idea di supereroe, in Secret Service parodiava le spy-story, con Chrononauts decide, con la tipica ironia dissacrante che lo caratterizza, di sovvertire le tipiche “regole” del genere fantascientifico.
La storia racconta di due scienziati, Corbin e Danny, che, una volta stabilita la possibilità dei viaggi nel tempo, decidono di provare il primo “salto umano” nel passato. Corbin però, stanco della propria vita affettivamente disastrata e di profonda solitudine, decide di voler rimanere nel passato e, grazie alla conoscenze sulla storia, decide di voler sovvertire gli eventi per come si sono svolti: diventa re, quasi divino, della città fortificata di Samarcanda del 1504, difendendo il suo regno con elicotteri e carri armati, vuole diventare miliardario sbancando i casinò facendosi dire le puntate esatte dal se stesso passato, vuole conquistare tutte le donne famose della storia, da Cleopatra alla fidanzata di Lucky Luciano. Sprezzante del pericolo e indifferente delle conseguenze, spazia nel tempo, avanti e dietro, “vivendo” una vita piena e ricca. Danny decide presto di “folleggiare” nel tempo insieme al suo amico.
Quando si possiede una macchina del tempo, non devono esserci necessariamente ripercussioni.
L’ironia di Millar è proprio in questo: come in un film adolescenziale anni ‘80, i protagonisti vivono la loro avventura, senza, però conseguenze; ma i protagonisti non sono liceali combina-guai che, poi, imparano la morale di turno, ma sono due scienziati, belli, giovani e prestanti – non i tipici “nerd” a cui l’immaginario fantascientifico ha abituato il fruitore – che scientemente decidono di sovvertire il flusso temporale per i propri, infantili, desideri.
L’intero volume è ricco di citazioni da Mark Twain – il nome della prima sonda temporale – a Ritorno al Futuro e Top Gun – nelle cover di Murphy – ma anche illusioni ottiche dalla difficilissima lettura, portali temporali come quelli di Stargate, palesando l’intendo di Millar di pescare nell’immaginario fantascientifico del lettore, sovvertendo le regole e giocando con tutto ciò che ha a sua disposizione. Il disegno di Murphy, “sporco”, carico di linee cinetiche, movimenta l’intera storia arricchendola di dettagli visivi che contribuiscono a immerge il lettore nelle avventure dei due scienziati.
Ancora una volta, Millar si rivela essere uno dei più “fantasiosi” e ironici scrittori contemporanei di fumetto, capace di divertire in maniera dissacrante attraverso l’utilizzo di generi ben codificati che, però, sceglie di sovvertire, aumentando così la forza parodica delle sue opere: tornando indietro nel tempo, e precisamente nell’anno 1, Corbin e Danny, regalano al piccolo Gesù Cristo appena nato, un crocifisso.
Chrononauts è ciò che si aspettava da un autore come Millar, l'opera ha tutti gli ingredienti che solitamente utilizza nei racconti del suo Millarworld, e, proprio a causa di questo linguaggio ormai assodato, il fumetto non sorprende come fece Kick-Ass alla sua uscita, ma riesce comunque a confermarsi una lettura solida ed estremamente piacevole, forse, meno “politicamente scorretta” di come sperava di essere.