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Melagrana: abbandono e asessualità nell'erotismo a fumetti di Serena Ferrero e Lonnom Bao

Dopo aver fatto quattro chiacchiere con Giulio Macaione relativamente al suo contributo fumettistico per Melagrana, la nuova antologia a stampo erotico di Attaccapanni Press, abbiamo voluto dare spazio a due illustratrici che per la prima volta si apprestano a realizzare un fumetto, mettendosi in gioco proprio per questo progetto. Vi riportiamo quindi di seguito due brevi interviste a Serena Ferrero e Cecilia "Lonnom Bao" Petrucci, che ci hanno gentilmente parlato del loro approccio alla Nona Arte, del loro concetto di erotismo e di come verrà affrontato nelle loro storie, dandoci qualche indizio sulla trama dei loro lavori. Nel corso dell'articolo trovate anche degli sketch e alcune tavole realizzate dalle artiste. Alcune potete vederle più in grande cliccandoci sopra.

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Serena Ferrero, in arte Santa Matita illustration, si è formata in Fashion Design per poi seguire un master in illustrazione e concept art presso la Event Horizon. Nel 2016 vince il premio That's a Mole del Torino Smart city con questa illustrazione. Per seguire l'artista potete dare un'occhiata alla sua pagina Behance, a quella di ArtStation, alla pagina Facebook o allo shop Etsy.

Tu sei una delle tre autrici che dovranno affrontare in Melagrana il loro primo debutto a fumetti. Cosa ti ha portato a metterti in gioco in questo modo proprio per questa produzione?

Negli ultimi tempi mi è nata una fascinazione per il fumetto inaspettata. L'avevo abbandonato con l'arrivo dell'adolescenza. C'è stata un'improvvisa perdita di interesse nei suoi confronti, come medium, come tipo di narrazione, come oggetto in sè.
Ah, gli adolescenti.
Da pochi mesi ho ricominciato a leggerli, i fumetti. Qualsiasi titolo mi capiti per le mani, con un interesse ritrovato e tutto nuovo allo stesso tempo. Da lì mi è venuta una certa voglia di raccontare. Cosa che non ho mai fatto in questi termini. Ma forse nemmeno in altri.
mi sono ritrovata l'open call di Melagrana sotto il naso, già conoscendo il lavoro delle attaccapanne per Grimorio, e gli ho subito mandato una mail piena di CAPS LOCK, scodinzolamenti, gioia e hype. Ed eccomi qua.

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Dando un'occhiata al character design per i personaggi della tua storia, non si può non notare un certo zoomorfismo cranico davvero particolare. Come hai ideato questi personaggi? Come è nata l'idea della storia e su cosa è incentrata?

I 3 character li ho realizzati un paio di mesi fa per la serata open studio di Titoo for you, Sono nate nel momento in cui al quinto disegno lezioso di giovani ninfe circondate da docili creaturine di stagno, alle due di notte, ho testualmente detto: "mi hanno rotto il cazzo le giovani ninfe con le docili creaturine". E sono uscite le Ragazze d'acqua dolce.
A come sia nata questa storia ci penso solo ora. Credo derivi dal fatto che nell'ultimo anno il mio rapporto con la città è molto cambiato. Una brutta rottura, le abitudini che cambiano radicalmente, non ho capito se sono sbocciata o sono appassita. Fatto sta che ho iniziato a vivere Torino e la gente in un modo diverso. E può essere che abbia visto un tizio con la testa di nutria agli Imbarchini una volta.
La storia parla di Iaia e della sua tesina, di Bianca e di Daria che escono una notte di fine Giugno. Si parla di istinti di coccodrilli e della Rettore in 16 piccole pagine.

Per quanto riguarda il tema dell'erotismo poi, hai mai avuto la possibilità di lavorarci in precedenza? Come affronterai il genere in questa storia?

Non ho mai lavorato in nessun modo su temi erotici prima.
Per la serie, parla di quello che sai, ho identificato l'erotismo nella storia con quello che io stessa trovo l'apice del sentimento erotico, ovvero il momento dell'abbandono, dell'inibizione che molla la presa, il momento in cui si segue il flusso delle cose senza opporsi. Per una persona che pensa troppo è davvero il massimo che si possa chiedere. Nella storia c'è addirittura un richiamo alla vasca di deprivazione sensoriale. Il buio, l'abbandono e rimani un nocciolo scoperto.

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Cecilia Petrucci, in arte Lonnom Bao è un'illustratrice, concept artist e animatrice 2D freelance oltre che insegnante di Masterclass di illustrazione alla scuola Event Horizon di Torino. Qui trovate il suo blog Tumblr, la pagina Behance e Artstation e il profilo Facebook.

Con Melagrana ti sei cimentata nella tua prima prova fumettistica, almeno per quanto riguarda le tue pubblicazioni. Come hai sviluppato questa storia e come hai affrontato il passaggio da illustrazione a fumetto?

Disegnavo fumetti durante gli anni di liceo con allegra ignoranza, ma le mie “opere” non hanno mai superato le cinque tavole. Più avanti nei miei percorsi di studio sono stata travolta dal fascino indiscreto dell’animazione, e devo gran parte del mio sviluppo alle sue modalità di pensiero e di storytelling. Amanti focosi a parte, ho da sempre un’attrazione platonica nei confronti del fumetto, nonché vari progetti in cantiere da diverso tempo che si stanno rivelando più idonei a diventare pagine stampate, piuttosto che cortometraggi. Però ho sempre visto la realtà editoriale come qualcosa di etereo e inarrivabile, e questa convinzione si è radicata in me a tal punto da farmi ansia. Ho deciso che è ora che il fumetto ci scenda, dal piedistallo dell’intoccabilità.
Sono dell’idea che chi intraprende un percorso di studio/lavoro partendo da un ambito differente, può trovare difficile entrare in una nuova modalità di pensiero, ma c’è la possibilità di attingere da un bagaglio culturale più ampio. Chi lo sa? Il mio intento è di racimolare tutte le conoscenze acquisite su animazione e visual development e buttarle nel calderone dei grandi propositi assieme alla passione per lo storytelling e ai sogni di gloria editoriale, per vedere che cosa viene fuori. Non ho la più pallida idea di come andrà, quindi tanto vale smettere di pensarci e mescolare, mescolare, mescolare. Nel peggiore dei casi esplode tutto, confido in linea di massima in un gran bel botto.
Nell’affrontare una storia, il mio più grande ostacolo è sempre l’ordine mentale richiesto nella scrittura. Credo che questo sia dovuto al fatto che non mi sono mai ritrovata a scrivere sul serio, per un pubblico al di fuori di me. Quando scrivo una storia, è faticoso ripescarsi tutti i post–it e i cartoni della pizza che portano un pezzo del puzzle e capire se si tratta effettivamente dello stesso puzzle! Ci sto lavorando. Anche sull’ordine mentale…

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Hai mai lavorato in precedenza con il tema dell'erotismo? Qual è stata la tua rivisitazione del genere e quali pensi siano le sue potenzialità comunicative?

Parlando di erotismo, più o meno nsfw, è deliziosamente divertente imparare a conoscerne ogni sfumatura e sviluppare un gusto personale presumibilmente raffinato. Mi è successo di eseguire lavori erotici di valore artistico “variabile”, ma lanciarsi in una storia è diverso, profondo, molto più coinvolgente. Io ho cercato di approcciarmici con una sorta di pensiero laterale, cercando qualcosa di non troppo raccontato, o forse non direttamente riconducibile all’eros, che potesse essere esplorato e affrontato assieme al pubblico.
Ci sono delle controindicazioni: un soggetto ricercato può essere interessante, ma c’è il rischio che rimanga superficiale, come un virtuosismo estetico. Un soggetto vissuto è qualcosa che il target potrebbe leggere come proprio e immedesimarsi, ma senza originalità anche l’impegno dell’autore a raccontare qualcosa di umano potrebbe risultare piatto. La verità sta nel mezzo, nel raccontare di erotismo, ci vuole un delicato equilibrio, uno stimolante approfondimento che parte da basi “empatiche”.
Nella mia storia c’è una punta di qualcosa di mio e altro che ho esplorato con la creatività, cercando di fare un mix equilibrato delle due cose. Ho quindi scelto una tematica che partiva da qualcosa di conosciuto, per addentrarmi in ciò che si è rivelato un approfondimento conoscitivo per me stessa, prima di chi leggerà. Spero di ricevere apprezzamento anche da chi avrà opinioni profondamente diverse dalle mie. È vero che parlare di eros è una costante universale, ma ci sono talmente tanti gusti che è impossibile accontentare tutti con una storia! È qui che speriamo che Melagrana possa essere apprezzato per la sua varietà di contenuti, e proporli tutti allo stesso pubblico potrebbe far interessare a diversi contesti erotici chi ha tendenzialmente i soliti gusti, facendo leva sulla sensazione primordiale legata al piacere: lo stimolo ad approfondire.

Attorno a cosa ruoterà la trama del tuo racconto? Che tipo di tematiche affronterà, oltre a quella erotica?

Io ho optato, con del rischio, per una tematica un po’ sottovalutata e abbastanza pericolosa da affrontare in un’antologia che parla di eros… che è il tema dell’asessualità. Sono dell’idea che ci sono vie alternative ai forum e alle interviste per introdurla in modo meno confusionale, e soprattutto è molto importante capire che una cosa non esclude l’altra. L'asessualità non dipende dalla totale abnegazione della propria sessualità, anzi, la problematica è quella di dover convivere con una maturità sessuale che non è legata né ad un partner fisico, né a perversioni sessuali di un qualche tipo, è tutto estremamente personale.
A questo punto si aprono numerose parentesi esplorative che con un po' di creatività e moderata serietà possono essere trasformate in trame interessanti, e qui entra in scena il mio soggetto, che in fin dei conti si rivela una cosa molto meno seria di quello che sembra: ci sono persone, animali pennuti, viaggi mentali e tanto verde da farla sembrare una catarsi hippie… Nonostante la premessa, infatti, la mia volontà è stata anche quella di scegliere un contesto e uno sviluppo della storia che si basasse principalmente sulla leggerezza. Una disarmante quantità di leggerezza. Vorrei evitare di incappare in equivoci: non c’è niente da insegnare a nessuno, semplicemente divertire e far riflettere su qualcosa, con empatia.

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