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Un documentario su Andrea Pazienza e il Gargano su Rai 3

Riceviamo e pubblichiamo:

“Amore sacro di donna velata.
Dolce mammella della mia amata.
Strano paese vestito a lutto
Strana la gente, strano che tutto
sia così strano. Ma questa è l’anima del mio Gargano”

Così Andrea Pazienza raccontava, da innamorato, il promontorio in cui era cresciuto. Nei mesi invernali, a Bologna, viveva sulla pelle e rovesciava nelle tavole a fumetti gli umori tossici di un mondo in violenta mutazione. D’estata ritrovava, nell’aspra magia delle pinete a picco sul mare, una resa temporanea da sé stesso. Nel 2016 avrebbe compiuto sessant’anni, se non fosse morto di overdose, nel 1988, in un giugno assolato come questo. E’ ancora così vivo nell’immaginario che La Repubblica sta riportando nelle edicole la sua intera opera fumettistica. Oggi riposa nel cimitero della San Severo in cui è cresciuto, sotto una gigantesca pietra garganica. Bizzarra come una scultura, lo aveva affascinato nella sua ultima passeggiata marittima. Ed è nella sua casa sanseverese, nei racconti dolcemente malinconici di sua mamma, quasi novantenne, che comincia questa puntata di Fuori binario, in onda su Rai Tre domenica 12 giugno alle dieci e un quarto del mattino.

 E’ parte di un ciclo di dieci documentari, prodotto da Rai Italia e rimandato in onda da Rai Tre.

Il format, arrivato alla sua seconda stagione, segue percorsi fuori dalle rotte ferroviarie canoniche

Federico Lodoli, Giuseppe Sansonna, autore della puntata in questione, e Francesco Zippel salgono a bordo di treni particolari, percorrendo traiettorie oblique. Fermandosi in stazioncine sospese, raggiungendo mete non funzionali, per il piacere di imbattersi in figure atipiche. Provano a raccontare  un’Italia in chiaroscuro, alla ricerca di vitali eccentricità di provincia.

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