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Lucca '11: Gang Bang

GANGBANG_cover_libreriaSabato alle 12 si è svolta nel Palazzo Ducale di Lucca la presentazione del volume Gang Bang, realizzato da Edizioni BD e Il Manifesto. All'incontro hanno partecipato alcuni autori che hanno preso parte al progetto e che hanno condiviso la propria esperienza. Grandi assenti all'incontro, nonostante in scaletta, gli autori Luca Enoch e Roberto Recchioni.

In ruolo di rappresentate del quotidiano Il Manifesto era presente il giornalista e appassionato di fumetti Andrea Voglino. Voglino ha descritto Gang Bang come un'opera posta in continuità con precedenti esperimenti fumettistici legati al quotidiano, come La Sinistra Enigmistica, a cui hanno partecipato Luca Enoch e Diego Cajelli, o come gli inserti a fumetti dello speciale in tre volumi La Conquista dedicato al risorgimento. Gang Bang si presenta come un'opera posta a metà strada fra il popolare italiano in stile Bonelli e il giornalismo fumettistico della BeccoGiallo Editore, un'indagine storica e sociale in 10 storie brevi per celebrare i primi quarant'anni di vita del quotidiano. Nonostante la nature "one-shoot" non sarà esclusa una replica in caso di responso positivo da parte del pubblico.

Tito Faraci ha parlato del coinvolgimento personale che lo lega alla storia da lui sceneggiata e disegnata da Walter Venturi, presente all'incontro; si tratta di un ipotetico "what if?" che si domanda come sarebbe ora il grande rocker Kurt Cobain, scomparso prematuramente nel 1994, se fosse ancora vivo e vegeto e venisse intervistato durante una reunion dei Nirvana.

Matteo Casali ha raccontato come lui e Giuseppe Camuncoli abbiano superato per errore di ben sei tavole il limite imposto per la realizzazione della storia. Nonostante ciò il loro episodio, che racconta del disastro nucleare di Chernobyl visto dagli occhi di un bambino italiano, ha potuto vedere la luce nella sua interezza.

Andrea Mutti ha parlato del proprio capitolo, realizzato in collaborazione con Diego Cajelli, che descrive la giovane italia paninara degli anni 80, facendo una sorta di omaggio alla storica rivista a fumetti proprio di quegli anni chiamata Il Paninaro.

Una nota di amarezza ha caratterizzato l'ultimo argomento della conferenza, ovverossia la difficile situazione politica e soprattutto economica del quotidiano, che sta attraversando uno dei momenti più difficili della propria esistenza.

Alla nostra domanda circa l'ambiguità del nome, che ha una chiara denotazione sessuale, gli autori hanno dato una divertita risposta circa il carattere di "ammucchiata di autori" che Gang Bang rappresenta. Secondo loro si tratta di un titolo che attira l'attenzione, richiama il
voyeurismo che pervade la nostra società e inoltre odora onomatopeicamente di fumetto. "In ogni caso", ha concluso ironicamente Voglino, "al manifesto non hanno saputo nulla fino all'ultimo".


 

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