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Mostri sacri a confronto: Todd McFarlane intervista Stan Lee

stanandtoddIn occasione dei festeggiamenti per il duecentesimo numero di Spawn, Todd McFarlane ha intrattenuto i propri fan al Golden Apple Comics di Hollywood, uno dei più famosi e frequentati comic book store di Los Angeles. Il co-fondatore della Image si è poi improvvisato giornalista ai microfoni di Comic Book Resources per chiacchierare con un ospite d’eccezione, il Sorridente Stan Lee in persona.

Negli oltre venti minuti di intervista, le due leggendarie personalità si sono confrontate su vari temi legati al mondo dei fumetti, a cui entrambi hanno dato un marchio indelebile. McFarlane ha celebrato quello che può essere considerato il primo autore vero e proprio della storia dei comic moderni e il padre della Marvel ha risposto con la sua solita ironia alle critiche secondo le quali leggere fumetti, rispetto che libri, non svilupperebbe l’immaginazione: “Perché mai non dovrebbe? Prendete una commedia di William Shakespeare, lungi da me paragonarmi a lui: assistere ad una rappresentazione teatrale o ad un film è come leggere un fumetto. Una volta Steven Sbileberg, un mio vecchio compagno di bevute, mi ha detto 'Io e te facciamo lo stesso lavoro, con l’unica differenza che le mie immagini si muovono'”.

Il creatore di Spawn ha ribadito il concetto, sottolineando come un comic possa essere un ottimo inizio per indirizzare un bambino verso la lettura, affiancando i disegni alle parole e facilitando così la comprensione. Inoltre, dai fumetti si possono imparare molti concetti e termini prima sconosciuti e, quanto più il lettore sarà interessato e coinvolto nella storia, tanto più sarà invogliato poi ad approfondire e cercare determinate nozioni.

Stan Lee ha poi analizzato il rovesciamento dell’importanza del mondo dei fumetti rispetto ai suoi esordi negli anni ‘40: “Il mio vero nome è Stanley Martin Lieber, ma decisi di cambiarlo perché all’epoca, stupidamente, mi vergognavo di scrivere su dei comic. Oggi, invece, ci lavorano alcuni dei migliori sceneggiatori e novellisti del mondo e il cinema stesso, che un tempo guardava quasi con ironia e superiorità ai fumetti, ora ne trae abbondantemente ispirazione; è stato proprio il grande schermo a dare una svolta impressionante al concetto di comic, che sono passati da essere considerati un passatempo per bambini a vere e proprie opere celebrate da milioni di appassionati. È molto importate spendere una parola a favore di questa arte, perché merita di essere elogiata e tutelata. Ma basta difendere gli editor, perché ancora non mi hanno pagato”. Il grande cambiamento che i film hanno impresso ai fumetti è visibile anche alle convention che ogni anno vengono organizzate: “Una volta si vedevano solo ragazzini e qualche adulto che era stato costretto a portarceli. Adesso sono i bambini che devono accompagnare i genitori!”.

Parlando delle possibilità per un giovane artista di iniziare una propria carriera, i due hanno illustrato come ogni persona abbia un talento particolare in un determinato campo, qualunque esso sia. “Bisogna guardare non a quanto denaro un mestiere potrà fruttare, ma a quanto piacere e passione potrà regalare; non sarà più un lavoro, ma una gioia e durerà per tutta la vita”, spiega Stan Lee. “Quando andai a proporre Spider-Man per la prima volta, dissi che si trattava di una storia di un adolescente con molti problemi delle persone comuni. La risposta fu che era la peggiore idea che si fosse mai sentita, per tre ragioni: un eroe non può essere un teenager, non può avere problemi e soprattutto la gente odia i ragni”.

McFarlane rincara: “Prima di mandare in stampa i miei lavori ho ricevuto rifiuti per un anno e mezzo e solo alla fine uno stanco editor, che fu proprio la Marvel, mi disse 'D’accordo Todd, ti facciamo pubblicare queste dieci pagine'. Se cento persone vi dicono di no e una sì, credeteci fino in fondo, se siete fermamente convinti. Molti non hanno la sensibilità di comprendere a pieno le nuove idee”.

Con questo augurio per gli autori esordienti si chiude l’intervista, con Stan Lee che ridendo aggiunge “Ma come? Avevamo appena iniziato!".

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