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Speciale PUNISHER: seconda parte - il film


Non è una vendetta…è una punizione



Con questo incipit arriva sui nostri schermi, dopo il buon successo di pubblico ottenuto in Usa (la critica invece ha storto il naso) il vigilante più sanguinario, cinico e ironico dei fumetti in un nuovo adattamento cinematografico che cancella definitivamente il cattivo ricordo della precedente incursione sul grande schermo del Punitore, in una pellicola a basso costo interpretata da Dolph Lundgren e giunta da noi con il titolo “Il Vendicatore”, che poco o niente rifletteva del personaggio fumettistico.
Diretto dall’esordiente Jonathan Heinsleigh (autore anche della sceneggiatura con Michael France) e composto da un variegato cast che vede protagonista un attore emergente come Thomas Jane (“L’acchiappasogni”), un veterano di Hollywood come John Travolta nel ruolo del cattivo, e due bellezze dense di bravura come Laura Harring (“Mulholland Drive”) e Rebecca Romjin-Stamos (ormai un abituè nelle pellicole ispirate ai comics), “The Punisher” non solo porta veramente sullo schermo in tutto e per tutto (teschio bianco sul petto in primis) il personaggio creato esattamente 30 anni fa su “The Amazing Spider-Man” da Gerry Conway e Ross Andru, ma ancor di più cercherà di ricatturare la carica di sana “violenza umoristica” della coppia Garth Ennis e Steve Dillon, un tentativo non facile che però non ha fermato il determinato Heinsleigh.
E il ciclo di Ennis & Dillon, grazie al quale il Punitore è stato rilanciato dopo alcuni anni di oblio, è quello che più di ogni altro ha attirato l’attenzione del regista, all’interno della pellicola infatti compaiono, oltre al personaggio di Joan interpretato da Rebecca Romjin-Stamos, il mitico Spacker Dave (Ben Foster), Mr. Bumpo (John Pinette) e il Russo (Kevin Nash, ex wrestler), presenze queste che non rappresentano solamente una voglia di citazioni e nulla più, come fatto da Mark Steven Johnson nel deludente “Daredevil”, ma che fanno parte del quadro narrativo e che nel film, come nel fumetto, rivestiranno un tassello fondamentale per lo sviluppo della storia.
Ovviamente però, come in tutti gli adattamenti cinematografici, la produzione ha apportato alcune modifiche alle origini del Punitore, Frank Castle infatti non è un reduce del Vietnam (siamo nel 2004, e la cosa non sarebbe stata fattibile) ma bensì un agente infiltrato dell’Fbi che tornato in Florida (altro cambiamento) dalla sua famiglia dopo una lunga assenza, porta con sé inconsapevolmente anche i killer del boss Howard Saint, che lo ritiene responsabile della morte del figlio, incaricati di sterminare lui e la famiglia.




Una pellicola fisica



Dopo i kolossal densi di effetti speciali riguardanti gli altri personaggi Marvel, “The Punisher” invece porta il livello della produzione su un livello molto più semplice che basa la pellicola su una forte presenza di scene d’azione (Heinsleigh ha spesso citato i film di Siegel) e sulla fisicità del protagonista Thomas Jane, che già in numerose interviste precedenti all’uscita del film aveva fatto intuire, anche agli scettici che non vedevano di buon occhio la sua scelta, di essersi calato completamente nella parte dell’anti-eroe vigilante.
In una risposta rilasciata ad un gruppo di giornalisti qualche mese fa, a conclusione delle riprese svoltesi a Tampa (Florida) la conferma di questa sua trasformazione: “Il teschio significa due cose. Significa che se mi vedi, per te è giunto l’angelo della morte. Significa anche che sono morto. Sono morto per tutte le convenzioni ed i legami ai dettami della vostra società. Il che significa che sono estremamente pericoloso. Perché non me ne frega


veramente un cazzo se vivo o muoio o se faccio una cosa giusta o sbagliata.”
Parole veramente forti da parte di un attore che per raggiungere la perfezione si è dovuto sottoporre a un ferreo allenamento con un gruppo di Navy Seals (il corpo speciale anti-terrorismo della marina Usa, n.d.r.) oltre all’insegnamento di ben 4 arti marziali – giapponese, thailandese, israeliana e filippina – a dimostrazione dell’impegno profuso da Thomas Jane non solo per interpretare, ma per diventare il Punitore.
Un film fisico quindi, dove però non manca l’elemento emotivo, rappresentato all’interno della pellicola da Joan, ruolo che vede la Stamos abbandonare per una volta i colori blu della mutaforma Mystica per un personaggio il cui obiettivo primario sarà quello di diventare l’appiglio per un tormentato Frank Castle, ormai pienamente concentrato sulla sua sanguinaria missione, e dimentico più che di un suo lato emotivo, di un lato che ne faccia scorgere un briciolo di umanità sopravvissuta all’immane tragedia che lo ha colpito.
Una residua umanità che in Frank Castle rimane legata al ricordo della propria famiglia, e che fa da contraltare al personaggio del cattivo Howard Saint/John Travolta, anch’esso segnato da una tragica morte, e anch’esso affiancato da una presenza femminile, quella della moglie Livia (Laura Harring), che pone il confronto tra i due quasi sullo stesso livello, da una parte infatti la figura di un uomo ossessionato dalla punizione, dall’altra quella di un individuo circondato dalla vendetta, due facce della stessa medaglia macchiate dal sangue e dalla violenza e quindi pronte a sacrificare tutto.
Una pellicola che si potrebbe rivelare come una piccola sorpresa quindi, ma anche come un semplice b-movie senza particolari ambizioni, che però grazie al successo di pubblico ottenuto negli Usa, lascia già intravedere la possibilità di un sequel con più vendetta, più sangue, più punizioni.





Il regista




Jonathan Heinsleigh


Considerato uno dei più prolifici sceneggiatori di Hollywood, con “The Punisher”, Heinsleigh segna il suo esordio alla regia. Specializzato nel genere delle pellicole d’azione, ha realizzato le sceneggiature di film quali “Die Hard: duri a morire” (1995), “Jumanji” (1995), “Il santo” (1997), “Armageddon” (1998), oltre ad aver realizzato gli script della serie televisiva del giovane Indiana Jones.




Il cast






Thomas Jane


Thomas Jane nasce a Baltimora, nel Maryland il 29 Gennaio 1969. Esordisce al cinema nel 1986, dopodiché seguono numerose partecipazioni con piccoli ruoli in pellicole come “Buffy”, “Il corvo 2”, per poi comparire in altri film quali “Face/Off”, “Boogie Nights”, e la “Sottile linea Rossa”. Nel 1999 inizia ad emergere sensibilmente con ruoli meno marginali in film come “Magnolia”, “Under Suspicion”, “Original Sin”, accanto a Banderas e la Jolie. Nel 2003 è tra i protagonisti de “L’acchiappasogni” di Lawrence Kasdan, pellicola che lo fa notare e che spinge Heinsleigh a contattarlo per il ruolo di Frank Castle/Punitore.





John Travolta


John Joseph Travolta nasce il 18 febbraio 1954 a Englewood, nel New Jersey.
A sedici anni abbandona gli studi per dedicarsi a tempo pieno alla carriera di attore. Nel 1972 debutta a Broadway in 'Rain'. Il 1976 va considerato un momento di svolta per Travolta: non solo Brian de Palma lo sceglie per una parte in “Carrie - Lo sguardo di Satana”, ma il giovane attore si afferma anche come cantante, incidendo una serie di dischi - 'Can't let go', 'John Travolta' e 'Travolta fever' - riassunti dal singolo di maggiore successo, 'Let her in'. nel 1977, il film che lo consacra definitivamente: “La febbre del sabato sera”, di John Badham, che diviene immediatamente l'emblema di una generazione incassando più di trecentocinquanta milioni di dollari e facendo dell’attore l'icona di un'epoca. Nel 1978 “Grease” (adattamento per il cinema da una commedia musicale degli anni Cinquanta) non fa che confermare, ampliandolo, il successo. Per Travolta seguono poi anni di difficoltà e di parziale silenzio. Bisogna attendere il 1994, perché John Travolta ritrovi un ruolo (quello del criminale implacabile e insieme bonario Vincent Vega) di primo piano e di grande successo in “Pulp fiction”. Da questo momento Travolta è nuovamente uno degli attori più richiesti di Hollywood.
Negli anni seguenti è interprete di “Broken Arrow” (1996), “Phenomenon” (1996), “I colori della vittoria” (ritratto di un presidente degli Stati Uniti sul modello di Bill Clinton), “La figlia del generale”( 1999), e film culto come “Face off” e “Swordfish”.



Rebecca Romjin-Stamos

Nata a Berkeley in California il 6 novembre 1972, Rebecca Romijn-Stamos è figlia di un fabbricante di mobili e di un'insegnante di inglese, entrambi di origini olandesi. Dopo il liceo a Berkeley, ha studiato musica a Santa Cruz e poi ha iniziato a lavorare come modella, conquistando in poco tempo le copertine di 'GQ', 'Sport Illustrated', 'Elle Magazine' e molte altre riviste. Prima di esordire sul grande schermo con la commedia demenziale “Austin Powers - La spia che ci provava” (1999), Rebecca ha preso parte ad alcune celebri serie tv, tra cui la notissima 'Friends'. Il successo però è arrivato per lei grazie al ruolo di Mistique nel film “X-men” (2000) di Brian Singer, poi l'attrice ha conquistato la sua prima parte da protagonista affiancando Antonio Banderas nell'inquietante “Femme Fatale” (2000) di Brian De Palma e infine ha vestito i panni di Aurora, con tanto di parrucca nera e cicatrice sul volto, nel vertiginoso “Rollerball” (2001) di John Mc Tiernan. Nel 2001 è anche comparsa in un breve cameo al fianco di Al Pacino e Wynona Ryder in “S1mone”, diretto da Andrew Niccol. Dopo 6 anni di matrimonio con il musicista e cantante John Stamos, ha recentemente divorziato.




Laura Harring

Nata il 3 Marzo 1964 a Los Mochis, presso Sinaloa (Messico), dopo aver vissuto dieci anni in Messico, si trasferisce a San Antonio (Texas), per poi andare a studiare, all’età di 16 anni in Svizzera, A vent’anni inizia a concorrere a una serie di concorsi di bellezza, divenendo nel 1985 la prima Miss Usa di origine latina. Ha esordito come attrice nel 1987, recitando in un tv movie sulla battaglia di Alamo, per poi comparire in numerose pellicole di non eccelsa memoria, ha poi partecipato ad alcune serie televisive come “California” e la soap opera “General Hospital”. Nel 2001 arriva il successo con “Mulholland Drive” accanto a Naomi Watts, dopodiché compare in film quali “John Q” e il recente “The Punisher”.




Carlo Coratelli

Marco Rizzo

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