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San Diego: dove cinema e fumetto si fondono

È ormai da qualche anno che la Comic-Con di San Diego è diventata un appuntamento irrinunciabile per chi si interessa degli scambi tra fumetto e cinema, con l'ormai immane mole di adattamenti, trasposizioni, spin-off, prequel e sequel che proiettano le medesime storie su uno spettro multimediale. Le commistioni tra i diversi media – in particolare fumetto, cinema, televisione, e anche internet e interattività ludica – sono sempre più frequenti, ormai la norma. Storie e personaggi rafforzano il proprio mito ed espandono la propria vita in un continuo rimbalzare tra la pagina allo schermo. E la manifestazione di San Diego è ormai divenuta il ritrovo per eccellenza in cui questo mondo variegato si autocelebra, si dà in pasto ai suoi fan e si nutre a sua volta della loro passione, offrendo nuovo impulso a un'industria che, soprattutto in tempi recenti, ha fatto del continuo dinamismo la cifra del suo successo.

Le potenzialità anche promozionali della SDCC sono state messe in luce due anni or sono proprio da un evento di carattere cinematografico: la presentazione di "Iron Man" a San Diego funse da vero e proprio volano per una pellicola poi rivelatasi una delle più fortunate della scorsa stagione, rilanciando ulteriormente il genere supereroistico al cinema e imponendo definitivamente il brand Marvel all'attenzione di Hollywood. Sulla scia del favore di pubblico incontrato alla manifestazione, il successo (tutt'altro che scontato) della prima pellicola prodotta in proprio dai Marvel Studios ha aperto il campo a una varietà di nuove possibilità, di cui anche le notizie rilanciate quest'anno alla SDCC sono state spie eloquenti.

E proprio grazie all'ampia e composita panoramica offerta dalla convention, dall'accavallarsi e affiancarsi di tante notizie cinematografiche tutte insieme, è possibile trarre qualche riflessione su dove stia andando l'industria "cine-fumettistica" (senza perdere di vista le realtà televisive).
Che Hollywood si stia ormai da anni dando a un "saccheggio" spesso selvaggio del mondo delle vignette è sotto gli occhi di tutti. Il fumetto è per l'industria cinematografica una fucina di idee ricchissima e ideale: con un costo relativamente bassissimo, la fantasia degli autori riesce a prendere forma in tempi brevi e senza restrizioni, fornendo alle major una visione già completa di ciò che può diventare il prodotto finale, un prototipo articolato e dettagliato. In più, molti titoli (soprattutto quelli che godono di più lunga storia) poggiano su mitologie solide e definite, così familiari ai lettori da poter essere considerate un'assicurazione sulla vita per molte produzioni.

A partire da questi presupposti è possibile individuare due distinte dinamiche all'interno dell'interazione tra cinema e fumetto. Due dinamiche individuabili anche nei diversi tipi di prodotti annunciati alla SDCC.
La prima di queste riguarda l'adattamento dei titoli e dei personaggi di maggior fama e diffusione. In questi casi, nel corso degli ultimi anni si è imposta la consapevolezza da parte degli Studios della necessità di rimanere il più possibile fedeli all'originale, ed esperienze come quella di San Diego non hanno certo avuto un ruolo marginale in questo fenomeno. Si può tranquillamente arrivare a sostenere che esperimenti come quello dei Marvel Studios – che producono autonomamente film sui propri personaggi – sarebbero stati impensabili senza questa consapevolezza e dunque senza il sostegno dei fan (da cui anche l'attenzione che le major stanno riponendo sempre più in questo tipo di manifestazioni).

Dunque, anche dopo lo scotto dalle esperienze fallimentari della metà degli anni ’90, il metodo vincente è stato quello di recuperare, dal fumetto al cinema, la chiave del successo di personaggi e storie che fanno ormai parte dell'immaginario comune. Non a caso, la strada intrapresa tanto dai Marvel Studios quanto dalla Warner Bros. (controparte hollywoodiana della DC), è stata quella di coinvolgere direttamente gli scrittori di comics anche nella realizzazione delle versioni filmiche dei loro supereroi. Una simile strategia è stata inoltre adottata in ambito televisivo, con il quale, addirittura, lo scambio di creativi con il mondo del fumetto si è avviato nelle due direzioni (Geoff Johns è forse l'esempio più lampante di tale fenomeno).

Questo coinvolgimento degli autori nelle varie trasposizioni si è poi potuto osservare anche per quanto riguarda progetti più personali, tratti da fumetti con una netta caratterizzazione. A rappresentare tale dinamica potremmo citare "Kick-Ass", al cui adattamento hanno preso parte attiva anche gli autori del fumetto. Ma altri esempi non mancano, e anzi ormai si sprecano. D'altra parte, l'autorialità è un altro degli elementi vincenti del nuovo cinema fumettistico, anche come conseguenza del successo strabordante di "The Dark Knight", in cui la cifra stilistica del regista Christopher Nolan ha senza dubbio una parte di primo piano. In tal senso, è sufficiente richiamare l'interessante (e per certi versi scivoloso) "Thor" affidato a Kenneth Branagh, o il particolarissimo e curioso progetto di "Scott Pilgrim Vs the World".

C'è poi, come si diceva, una seconda dinamica in atto, la quale presta potenzialmente il fianco anche a qualche degenerazione. In alcuni casi è infatti in essere una trasformazione del rapporto tra fumetto e cinema: non più trasposizioni o adattamenti di materiale originale pensato e prodotto come fumetto, ma realizzazione di fumetti con il preciso obiettivo, presente sin dal principio, di renderli delle sorte di antipasti per i rispettivi film. Il proliferare di progetti annunciati e non ancora pubblicati, dei quali però si sa già di una futura versione filmica senza che nessuno abbia ancora letto alcunché (salvo evidentemente i produttori delle pellicole), rende bene la portata di questo fenomeno. Non che all’orizzonte si profili la possibilità che il mondo del fumetto divenga solo una squallida anticamera per la corte nobile del cinema (in fondo c'è sempre Alan Moore a tenere il forte), ma operazioni simili contengono intrinsecamente il rischio di banalizzare tanto il fumetto quanto il film che ne uscirebbero.

In entrambi i casi, ad ogni modo, ciò che risulta evidente è una sempre maggior integrazione e fusione (anche industrial-aziendale) tra produttori di fumetti e produttori di cinema. In quest'ottica va inquadrato anche l'uso ormai ripetuto di accordi tra editori e case cinematografiche che contemplino la realizzazione e/o distribuzione di più pellicole.

Ecco dunque che i quattro giorni della San Diego Comic-Con divengono la sintetica rappresentazione di tutto ciò. Il sempre più profondo mescolamento dei due mondi non è desumibile solo da panel in cui gli annunci su cinema e fumetto risultano ormai quasi indistinguibili, ma anche dall'assortimento di relatori e ospiti presenti alla manifestazione: alcuni dei più grandi nomi di Hollywood sono comparsi nei giorni scorsi fianco a fianco con scrittori e disegnatori di fumetti, quasi si trattasse di un surreale tappeto rosso veneziano o in quel di Cannes. Questo dice qualcosa dell'importanza stessa assunta dalla convention, cui ormai star di primo piano fanno tutt'altro che sottrarsi, vedendola invece, con tutta probabilità, anche come una singolare occasione d'incontro con un pubblico "non selezionato".
E se per annunciare al mondo (con furbesca "casualità" da parte di Gary Oldman) l'attesissimo seguito di "The Dark Knight" è stata scelta San Diego, qualcosa vorrà pur dire.


Valerio Coppola
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