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Dragonball Evolution: la recensione

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"Dragonball Evolution" arriva nelle sale accompagnato da uno strascico di proteste e critiche dei fan, scandalizzati da tutti i cambiamenti dei personaggi e della storia che si potevano evincere già dai trailer e dalle dichiarazioni fatte durante la lavorazione; lo staff e il cast si sono sempre prodigati di ripetere che queste modifiche erano state adottate per il bene della storia e per fornire una realtà cinematografica credibile, ma una volta visto il film possiamo tranquillamente smentire tutto, trovandoci di fronte a un prodotto che conserva ben poco della magia del manga o della serie animata.

Akira Toriyama aveva rivelato di aver inserito in Dragon Ball elementi e atmosfere orientali per differenziarsi da tutti i manga che si ispiravano alla cultura occidentale; il film ignora tutto ciò, riproponendo situazioni, frasi ad effetto e personaggi già visti in molti altri blockbuster hollywoodiani, rendendo tutto abbastanza banale. Sembra quasi che gli autori abbiano pensato fosse sufficiente inserire i nomi del manga, qualche attore asiatico e scene che ricalcano stereotipi orientali per ottenere un universo affascinante come quello originale.
Goku, da bambino incredibilmente forte e ingenuo nei confronti del mondo che lo circonda, è diventato il classico liceale impacciato con le ragazze e preso di mira dai bulli della scuola, molto più vicino a Peter Parker o al Gohan adolescente; tra l'altro, vederlo mentre cerca in tutti i modi di fare colpo su Chichi o amoreggiare con lei è decisamente spiazzante, per un personaggio che nel manga era quasi asessuato.
Chichi è la ragazza fidanzata col bulletto di turno, che comincia a interessarsi a Goku stuzzicandolo, mentre Yamcha è il diventato classico furfante sbruffone pronto a fare colpo sulla bellezza di turno, senza alcuna traccia della sua paura per le donne.
Il personaggio più danneggiato è sicuramente il Maestro Muten, presentato come un qualunque altro insegnante di arti marziali, nell'aspetto come nell'atteggiamento, simile ad altri "colleghi" presenti in centinaia di film di combattimenti; l'aspetto meno riuscito è però il lato umoristico, per colpa di un Chow Yun-Fat che tenta in tutti i modi di essere divertente, risultando però irritante.
Ad uscire abbastanza bene dal confronto col resto del cast è Emmy Rossum, che nonostante il pesante trucco, riesce a interpretare Bulma con un'espressività che restituisce quell'antipatia iniziale racchiusa nel personaggio.
Difficile valutare l'interpretazione di James Marsters, dato che Piccolo è relegato quasi a una serie di cameo, privando così ogni possibilità di caratterizzare il villain della storia; molto più presente il suo braccio destro Mai, una inespressiva combattente che si limita ad ostacolare i protagonisti come mera esecutrice degli ordini.

La storia mantiene solo in superficie alcuni elementi del manga, rimaneggiandoli (spesso immotivatamente) e sostituendoli con sviluppi alternativi che rendono il film più simile a molte produzioni di bassa lega; tra l'altro alcuni passaggi o scelte dei personaggi non sono del tutto chiari, per via di una sceneggiatura caotica che si limita ad assemblare una sequenza di eventi in modo troppo rapido, senza lasciare tempo ad approfondimenti che lo spettatore gradirebbe. Alcune scelte poi sembrano essere state fatte proprio per togliersi lo sfizio di cambiare le carte in tavola, senza una vera motivazione alle spalle, ottenendo di rimando solo lo sconcerto dello spettatore che conosce anche solo blandamente la serie, e si ritrova ad esempio di fronte a una Kamehameha che è un colpo distruttivo e al contempo curativo.
Di tanto in tanto si intravedono alcuni piccoli dettagli che rimandano al Dragon Ball originale, con un Goku che mangia a tempo di record due cosce di pollo, un Maestro Muten che colleziona riviste di modelle in bikini o una Kame House situata solitaria in una piccola penisola (però a poca distanza da una megalopoli); si tratta però solo di fanservice per appassionati, nei quali però sono racchiuse le uniche scintille di interesse che, sviluppate a fondo, avrebbero potuto giovare alla pellicola.
Interessante la scelta di doppiaggio italiano, curato da Fabrizio Mazzotta, nel quale sono recuperati i nomi originali dei personaggi e delle mosse, ignorando quelli inventati per il cartone animato trasmesso in tv; in questo modo si rimane fedeli nell'adattamento (almeno in quello...), rischiando di spiazzare la maggior parte del pubblico italiano che ha conosciuto la saga unicamente attraverso i passaggi televisivi.

Anche dal punto di vista tecnico non mancano le pecche: gli effetti speciali sono inferiori allo standard, e a parte qualche occasionale guizzo qualitativo, questo basso livello è riconoscibile anche dall'occhio meno esperto.
I combattimenti sono pochi e assolutamente insipidi, tra brevi scazzottate infarcite di slow-motion e attacchi di scagnozzi di Piccolo che sembrano usciti da un episodio dei Power Rangers; in particolar modo delude lo scontro finale, per il quale erano addirittura state effettuate riprese aggiuntive tornando alle location, che si conclude fin troppo rapidamente lasciando a bocca asciutta il pubblico in sala.
Buone le musiche di Bryan Tyler, non particolarmente invasive, che cercano di creare un tappeto emozionale a scene purtroppo prive di interesse o di spettacolarità.
Cercando di valutare il film come un action-movie, e non come la trasposizione di un fumetto quale è, "Dragonball Evolution" risulta comunque un film mediocre; il giudizio però non può ignorare completamente l'opera da cui prende spunto, perché gli autori hanno sicuramente la colpa di aver realizzato un prodotto di bassa qualità partendo da un materiale di partenza buono e ciò è sicuramente un'aggravante.

La colpa di tutto questo sta sicuramente nello staff hollywoodiano, che ha apportato modifiche alla storia realizzata da Toriyama con la supponenza di poter ulteriormente migliorare un'opera già di successo planetario, riuscendo però ad offrire al pubblico solamente una "Dragonball Involution".


Carlo Alberto "Deboroh" Montori
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