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ProGlo: Essential reading

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"A" come Ignoranza
Quattro dita
Fennec
Akiko: La minaccia di Alia Rellapor – parte 1
Longshot Comics – La lunga e inutile vita di Roland Gethers


"A" come Ignoranza (ProGlo Edizioni, brossurato, 68 pagine in b/n, € 6,90) testi e disegni di Daw

Con il passare degli anni, Internet si è rivelata una fucina di talenti, ma anche un serbatoio di indicibili scemenze. Un blog in particolare dimostra come sia possibile riunire queste due verità in una sola pagina web, in un solo corpo, in una sola mente: quella di Davide Berardi, in arte Daw, giovane fumettista che ha trovato nella rete il proprio trampolino di lancio, a partire da quella blogosfera che deve stargli tanto a cuore, al punto da citarne fatti e personaggi.

In "A" come Ignoranza, Daw si cimenta in storie che superano abbondantemente la soglia della demenzialità. Pescando tra le frange della cultura pop contemporanea e della nostra vita di tutti i giorni, ne estrapola le mostruosità per poi ricontestualizzarle in situazioni oltre l’assurdo.

Non c’è salvezza per i film strutturalmente omologati, né per i talk show soporiferi, in questa opera prima (e si spera non ultima) che, per fortuna, è molto di più di una sconsacrazione in chiave nerd della famiglia e dell’odierno squallore mediatico. Trattasi molto più probabilmente della valvola di sfogo di un umorista instancabile e coerente: tanto nell’arte quanto di persona, Daw si dimostra una macchina da gag capace di sfornare battute a una velocità rintronante. Lettori e interlocutori si ritrovano costretti ad arrendersi a un bombardamento di sana idiozia che proviene praticamente da ogni sua vignetta e da ogni singola parola da lui pronunciata.

Daw dà subito prova di essere un genio della comicità post-moderna, dissacrante ma senza l’intento di demolire davvero qualcosa né qualcuno, tanto è indaffarato a scatenare un’ilarità incessante e spesso insensata. Politicamente troppo scorretto per divenire mainstream (chi ha detto Leo Ortolani?), l’autore bergamasco ha comunque tutti i crismi per divenire un cult. Ci ritroveremo a parlare ancora di lui. Se non per la notorietà che rischia di conquistarsi, magari per via dell’eco delle nostre grasse risate.

Simone Celli



Quattro dita (ProGlo Edizioni, brossurato, 144 pagine in b/n, € 19,00) testi e disegni di Rich Koslowski

Un finto documentario simil-televisivo, narrato con tecnica e perizia da un geniale Rich Koslowski, racconta i successi di Dizzy Walters, pioniere dei film d'animazione e, allo stesso tempo, della genesi, dell'ascesa e del declino di Rickey Rat, sua principale star. Dall'uscita dal ghetto al successo, Quattro dita si sofferma sui primi anni di vita dei cartoon, fino allo loro totale affermazione, indagando anche su retroscena loschi che hanno infangato (e che infangano) questo fatato mondo.

Prendendo spunto dalla vita di Walt Disney, dalla nascita e dal successo di Mickey Mouse e dal mondo dell'animazione della prima metà dello scorso secolo, Koslowski mette su carta un esperimento interessante e riuscito. Mescolando finte interviste e finte immagini di repertorio, Quattro dita non mancherà di appassionare i lettori e divertire per le numerosissime citazioni e reinterpretazioni dei più celebri personaggi dei cartoon "reali".

Vincitore dell’Ignatz Award 2003, Quattro Dita è un'opera che non può mancare in un'ideale biblioteca del fumetto.

Gennaro Costanzo


Fennec (ProGlo Edizioni, brossurato, 64 pagine a colori, € 14,00) testi di Lewis Trondheim, disegni di Yoann

Aprite la prima pagina e siete già lì, tra i paesaggi brulli e gli animali eccentrici di Fennec, nel mezzo dell'"azione" di una fiaba dalle molteplici chiavi di lettura e dal sapore vagamente poetico.
Lewis Trondheim torna nelle librerie italiane grazie a Prospettiva Globale, e per sfondare sceglie una creatura piccola e arguta, un fennec dalle lunghe orecchie e dal temperamento vivace.

Trondheim mette in scena un racconto di formazione dall'anima scura e intensa, dove la luce entra sporadicamente e mai per restare; un mondo crudo in cui traspare la sensazione che qualunque cosa possa verosimilmente accadere, senza che nessuno ne rimanga sconvolto.
Gli eleganti acquerelli di Yoann permettono alla bellezza stilistica di penetrare in un contesto altrimenti inospitale, pragmatico, essenziale; sono la faccia poetica di una medaglia che presenta al lettore anche il suo lato più terribile e inaspettatamete vero, quello legato alla spietatezza della vita.

Il racconto di Trondheim si poggia su una struttura a doppie strisce apparentemente simpatiche ma anche taglienti; l'autore utilizza alcuni stilemi classici del genere – il serpente come animale malvagio che perseguita il piccolo fennec, o il gorilla come presenza contraddittoria – ma li fagocita per restituirceli in un modo del tutto crudele: in Fennec vi è tutta la durezza della catena alimentare, della lotta per la sopravvivenza, delle contraddizioni della natura e della sua dirompenza che prescinde da qualsiasi morale.
Leggendo il fumetto traspare l'idea dell'arbitrarietà del concetto stesso di morale, caratteristica tipicamente umana ma in questo senso artificiosa, connaturata alle tendenze sociali della persona e poco incline ad assecondarne gli istinti più profondi.
L'etica, nell'ottica di Trondheim, più che principio di esaltazione umana diviene un ostacolo all'autoaffermazione: in questo senso essa sparisce tra le pieghe del libro, o quantomeno smette di avanzare pretese nel momento in cui diviene oggetto di scherno.

Fennec è un percorso emozionante, al contempo delicato e maestoso, semplice ma intelligente. Un'opera per tutti ma non accomodante, intrisa di un sarcasmo brillante che sa sempre come sorprendere.
Il piccolo fennec, solo in apparenza creatura fragile e indifesa, incarna in sé tutte le caratteristiche dell'antieroe e spicca per la cruda amoralità che ostenta.
Al termine del libro il nostro protagonista è semplicemente svezzato, pronto a buttarsi nella mischia, combattivo perché furbo. Furbo perché ormai addestrato alle insolenze della vita, ai suoi eterni dilemmi e alle sue tante contraddizioni, che sono poi il suo valore aggiunto.

Fennec è magia.
Se vi capiterà di andare a Lucca Comics e di notarlo tra gli stand in tutta la sua elegante veste cartacea, provate anche solo a sfogliarlo, come fosse un libro di illustrazioni.
Difficilmente avrete la forza di lasciarlo lì, sul bancone; molto più probabilmente lo farete vostro, attirati da quel suo appeal così sontuoso e immaginifico. Avvinghiati da quell'irraggiungibile simbiosi di parole e immagini che in Fennec è pura grazia artistica.

Luca Baboni


Akiko: La minaccia di Alia Rellapor – parte 1 (ProGlo Edizioni, brossurato, 114 pagine in b/n, € 9,90) testi e disegni di Mark Crilley

Grazie all'edizione della ProGlo, arriva in Italia Akiko, la serie fantasy di Mark Crilley definita un incrocio fra "Il Mago di Oz" e "Star Wars" e pubblicata negli States dalla Sirius.
Nei 6 episodi raccolti in questo primo volume, l'asiatica Akiko fa rotta per il pianeta Smoo dove scopre che la perfida Alia Rellapor ha rapito il piccolo principe Froptoppit. Così, la giovane ragazzina parte per un'incredibile missione di salvataggio a capo di un gruppo di compagni tanto improbabile quanto assortito.

Crilley non perde tempo e subito ci proietta in un'avventura piena di ritmo in cui i protagonisti devono dar adito a tutte le proprie abilità per uscire dalle situazioni più assurde e pericolose. Si ha, però, la netta impressione che il motore della serie si stia soltanto riscaldando e che solo andando avanti ci mostrerà in pieno il suo potenziale narrativo.

Fra citazioni di Little Nemo e grazie ad uno stile originale, Akiko è il punto di incontro ideale fra Giappone e America e per questo non potrà non mettere d'accordo i lettori di comics e di manga, e quelli più esigenti.

Gennaro Costanzo

Longshot Comics – La lunga e inutile vita di Roland Gethers (ProGlo Edizioni, brossurato, 56 pagine in b/n, € 4,90) testi e disegni di Shane Simmons

Un antico luogo comune sostiene che non c’è posto più confortante e rilassante delle pareti della propria sala da bagno. Una vera e propria zona franca per isolarsi dalla realtà che ci circonda e per liberare la propria fantasia, consentendole di vagare a briglie sciolte.

In verità non so se ciò sia vero, ma di certo la tranquillità del bagno, anzi delle anguste pareti della sua cabina doccia, ha sortito un effetto più che positivo per la creatività del canadese Shane Simmons che, stando al suo racconto, proprio nel corso di una lunga doccia elaborò la storia alla base de La lunga e inutile vita di Roland Gethers.

Una storia ambiziosa e affascinate che come protagonista ha una persona comune, una persona che come tutti noi si lascia vivere dalla propria esistenza e che, proprio come noi, con la sua goffaggine e con le sue scelte quotidiane, alle volte eroiche, alle volte sbagliate, attraversa la storia dell’umanità… non influenzandone il corso ma comunque contribuendovi. Un progetto ambizioso, dunque, alla base del quale c’era il proposito di raccontare un lunghissimo periodo storico (forse il più importante della storia dell’umanità), un arco temporale, quello a cavallo tra l’800 e il ’900, contrassegnato dai grandi progressi scientifici e tecnologici e dalle due grandi guerre che hanno sconvolto il mondo mutandone irrimediabilmente l’assetto.

Ma quanto tempo ci sarebbe voluto per realizzare una simile opera? Quanto lavoro di documentazione sarebbe occorso per rendere credibile il proprio lavoro? E in quanti tomi l’autore avrebbe dovuto serializzare una tale impresa? Probabilmente è proprio l’essersi scervellato su queste domande che ha spinto Simmons a realizzare una delle opere nel contempo più innovative e divertenti degli ultimi anni… e così, quella che poteva sembrare una sfida ardua, impossibile da realizzare, si è trasformata in una opportunità unica per dimostrare la maestria dell’autore.

Grazie ad un incredibile colpo di genio, Simmons infatti riesce a condensare gli 89 (!) anni di vita del protagonista in sole 50 (divertentissime) pagine, mixando sperimentazione e grande romanzo popolare, fino ad ottenere un fumetto appassionante e corrosivo, drammatico e divertente… proprio come la vita.

Ma in cosa consiste il colpo di genio che rende davvero unico questo volume? Presto detto: Simmons ha deciso di raffigurare tutti i personaggi come se fossero visti da lontanissimo, identificandoli dunque in infinitesimali puntini (da qui il titolo dell’opera). Una soluzione che di certo rischia di far inorridire i lettori più conservatori, ma che non diminuisce l’impatto (e l’apprezzamento) dell’opera. Una soluzione che, inoltre, si rivela vincente perché permette all’autore di adottare, per la realizzazione delle “tavole”,  una rigida gabbia composta da 80 (micro)vignette per pagine, per un totale di quasi 4000 “illustrazioni” attraverso le quali, alternando ironia e tragedia, Simmons riesce a narrare l’intera vita del protagonista.

Una storia talmente ben raccontata da riuscire a far dimenticare al lettore la totale mancanza di disegni, appassionandolo e coinvolgendolo in una lettura che non si esaurisce nel giro di pochi minuti e che lascia un segno indelebile.

Stefano Perullo



Redazione Comicus
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