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The Dark Knight: speciale Movie Comics

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A tre anni da "Batman Begins", torna sul grande schermo l'eroe di Gotham City in una pellicola sorretta da un budget di oltre 200 milioni di dollari, nel quale l'uomo pipistrello affronta le radici del male, e in cui domina l'ultima interpretazione di Heath Ledger, nei panni di un Joker più oscuro e terrificante che mai.

Il ritorno di Batman

“Per me è stato solo un modo per congedarmi dallo spettatore con un senso di possibilità e di emozione, su dove possa andare questo personaggio. Certamente ci ho pensato e ho considerato come si possa continuare oltre questo film. Ma allo stesso tempo è molto importante che questo film stia in piedi da solo”.
Così il regista Christopher Nolan commentava qualche mese fa il finale di "Batman Begins", in cui veniva tracciato, con pochi dialoghi e una carta da gioco raffigurante un Jolly, il percorso che avrebbe poi portato alla realizzazione di "The Dark Knight", uno dei film più attesi dell'anno non solo perché riporta sullo schermo l'uomo pipistrello, ancora una volta interpretato da Christian Bale, ma soprattutto per la rappresentazione di una decadenza, di una oscurità e di un male mai così inquietante in un film tratto da un fumetto, e che ha le forme e il ghigno atroce del Joker, interpretato da Heath Ledger.
Dopo il successo del precedente film, che negli USA ha incassato oltre 200 milioni di dollari e che ha ricevuto il plauso della critica, per il regista di "Insomnia" e "Memento" era necessario andare oltre il viaggio iniziatico che aveva portato Bruce Wayne a diventare Batman, evolvendo non solo la figura del miliardario e playboy, ma allo stesso tempo costruendo una trama complessa che sapesse sfruttare gli spunti disseminati nel primo film, facendoli crescere nel sequel e dando ai fan dell'uomo pipistrello e agli spettatori una pellicola che sapesse racchiudere al suo interno un connubio di sentimenti ed emozioni contrastanti, in perfetta simbiosi con l'eroe di Gotham City. Per fare questo, il regista ha realizzato lo script assieme a David Goyer e al fratello Jonathan Nolan, sviluppando soprattutto un tema molto presente nei fumetti. "Mentre sfogliavo i fumetti, scoprivo quale idea affascinante vi fosse alla base: la presenza di Batman a Gotham City è una calamita per il crimine, la follia, il disordine. Quando affronti personaggi che vogliono farsi giustizia da soli, devi spiegarne il movente. Ed è questo a dare al protagonista un’aria così cupa. Il suo movente è il desiderio di vendetta", un punto di vista questo del regista accolto anche dal protagonista Christian Bale: "Guardando attraverso i comics, c'era questa idea affascinante che la presenza di Batman a Gotham potesse attirare criminali in città, potesse attirare la follia. Quando stai trattando argomenti discutibili come quello su persone che prendono la legge nelle loro proprie mani, ti devi realmente chiedere dove finisce tutto questo. Questo è quello che rende il personaggio così oscuro, perché lui esprime un desiderio vendicativo. Questa escalation significa che lui si sente ancora più in dovere di continuare, ed ora non è più solo un giovane in preda al dolore che tenta di trovare qualche genere di risposta, è qualcuno che ha potere, che è oppresso da quel potere e che sta cercando di riconoscere la differenza tra ottenerlo e riuscire a mantenerlo". Ed è in questo frangente che entra in maniera preponderante la figura del Joker, una creatura criminale capace di creare un vero e proprio regno del terrore, in cui sono la paura e l'inquietudine il vero potere da controllare.

Il male assoluto

"La fine di Batman Begins non intendeva essere un’esca per un eventuale sequel, ma voleva creare un livello di eccitazione alla fine del film. Il sequel è stato realizzato in quanto abbiamo pensato come sarebbe stato visto il Joker attraverso quello che avevamo fatto con il primo film. È difficile da spiegare, ma tutto quello che posso dire è che Heath non ha fatto delle cose particolari… ha creato qualcosa che penso sia davvero terrificante. Joker è la personificazione di tutte le radici dark della vicenda. Il centro focale. E, anche, l’ambigua risposta a poteri violenti".
Così il regista descrive uno dei villain più affascinanti e contorti della galleria di avversari dell'uomo pipistrello. Da sempre il Joker è infatti la nemesi per eccellenza del cavaliere oscuro, oltre che un connubio di follia, di anarchia e di terrore allo stato puro, in cui però è anche presente una letale logica che ne fa uno dei criminali più particolari della scuderia DC Comics. Per interpretarlo sul grande schermo serviva un attore che sapesse mischiare in un unico modo tutti questi elementi, una scelta caduta sul giovane attore Heath Ledger, capace di calarsi a fondo nel proprio ruolo, in un tentativo (riuscito) di portare sullo schermo un Joker inedito rispetto al precedente di Jack Nicholson nel "Batman" di Tim Burton, come egli stesso descrisse qualche mese prima della morte: "Io lo temo. Anche se qualcosa mi fa spaventare, al tempo stesso sono eccitato. Non credo di essere coraggioso, certamente ho dovuto farmi coraggio e credere di avere un asso nella manica. La mia recitazione è stata una combinazione del leggere i fumetti che erano attinenti allo script, e allora chiudevo gli occhi e meditavo su di essi. Mi sono seduto in una stanza d'albergo a Londra per circa un mese, ho scritto un piccolo diario e sperimentato le voci da usare, era una cosa importante da provare, trovare una voce e una risata in qualche modo iconica. Più di una volta sono atterrato in un regno di psicopatia, di qualcuno che ha pochissima, o nessuna, coscienza degli atti che compie. È un sociopatico assoluto, un sanguinario, un clown omicida di massa. E Chris mi ha dato piena libertà. Che è una cosa divertente, perché non ci sono confini reali a quello che il Joker dice o fa. Niente lo intimidisce, e ogni cosa è uno scherzo. Naturalmente non intendo proporre la stessa cosa che aveva fatto Nicholson. Sarebbe stupido, e sono anche due diversi stili di regia. Tim Burton ha fatto un film di tipo più fantastico, mentre quello di Chris Nolan è più concreto e realistico. Amo ciò che ha creato ed è uno dei motivi per cui l’ho voluto fare; ricordo di aver visto Batman e di aver pensato quanto sarebbe stato divertente indossare quella maschera e cercare di fare qualcosa di quel genere”. Nel Joker di Ledger, che fa la sua apparizione all'inizio del film dopo aver rapinato una banca della malavita locale e aver così dato inizio a un piano che porterà a eventi inaspettati per la città e il suo eroe, risiede tutta la follia e l'anarchia di un personaggio il cui unico scopo primario è il male, una figura che non ha emozioni e che sembra infatti dominata da un’anarchia interiore senza precedenti, un decadimento morale che ne fa la sua forza: "Bruce Wayne è molto più vicino a Harvey Dent che a Joker. Dent è a sua volta collegabile al personaggio di Batman. Joker è a sé, un assoluto, una forza del male e dell'anarchia. Compare a sorpresa nel film, non ha un percorso emotivo, una crescita personale. Infatti, il film non racconta le sue origini, ma la crescita e l'evoluzione del suo potere. È una figura terrificante. I primi tempi con Heath parlammo molto del personaggio, ritenevamo che fosse una buona idea dargli un po’ di anarchia giovanile. Il suo viso devastato è stato realizzato sull'icona del Joker, ma alla fine abbiamo deciso di dargli un volto più alla Francis Bacon. Volevamo lo stesso tipo di corruzione e di disfacimento fisico. Doveva essere qualcosa di marcio e sudicio".

Vecchi e nuovi volti

Assieme al ritorno di Bale e alla presenza di Ledger nel cast, in "The Dark Knight" fanno la loro comparsa personaggi e volti che avevamo conosciuto nel precedente capitolo, anche se con qualche piccola differenza non da poco, mentre fa il suo esordio un nuovo personaggio, che legherà il suo destino inesorabile a quello di Batman e del Joker: Harvey Dent.
In "The Dark Knight" ritroviamo infatti Michael Caine nel ruolo del maggiordomo Alfred, Morgan Freeman in quello di Lucius Fox, Gary Oldman in quello di Gordon, mentre la figura femminile di Rachel Dawes avrà il volto questa volta dell'attrice Maggie Gyllenhaal, che sostituisce Katie Holmes, la quale ha dovuto dare forfait ufficialmente per motivi di contrasto di date tra la lavorazione di questo film la commedia "Mad Money". Ma la vera novità è il procuratore distrettuale Harvey Dent, che ha il volto solare dell'emergente e talentuoso Aaron Eckarth. In un film denso di oscurità e di follia come "The Dark Knight", la figura di Harvey Dent riveste infatti un ruolo fondamentale. Dent viene descritto come un vero e proprio paladino della giustizia e come un uomo alla disperata ricerca di giustizia e di una nuova alba di redenzione per la città di Gotham City, come ha dichiarato lo stesso attore: "Chris e suo fratello hanno scritto tutto questo in maniera brillante. Hanno dato a ogni personaggio un po’ di autonomia. Come sapete, ci sono fantastici attori in questo film e ognuno ha grandi cose da fare. Sento che il mio personaggio è fresco. Penso che sia nuovo, che sia importante per Gotham City. Sta attraversando un momento oscuro, e penso che aiuti a dare speranza alla città. Voglio dire, lui è un modello positivo per i cittadini di Gotham City. Penso che sia importante. Diventerà interessante e credo che quello che rende il personaggio importante nel film sia che hai visto com’era prima. Come nei fumetti, Harvey è un bravo ragazzo… e poi si trasforma in questo personaggio e succedono delle cose…"
Ad Harvey Dent guarda con attenzione anche lo stesso Batman, il quale ritiene il procuratore distrettuale l'unico che possa in qualche modo prendere in mano la sua crociata e liberare la città dal crimine e dalla corruzione dilagante, come ha confermato lo stesso Christian Bale: “Batman avrà sempre questi conflitti interiori con il suo lato altruistico contro il suo lato violento, rabbioso… un lato demoniaco. Ma aggiungo che questa non è la nozione di come lui voglia apparire. Non vuole continuare a essere Batman. È alla ricerca di qualcuno che possa essere, come lui dice, un eroe con un volto, e che dovrebbe rendere Batman obsoleto. Harvey Dent è chiaramente il potenziale erede, l'eletto ufficiale che può avere l’integrità e l'impronta per combattere la corruzione ed il crimine".
Ma non solo per questo il personaggio riveste una certa importanza. Nel film infatti Dent allaccia una relazione professionale e non solo con Rachel Dawes, che alla fine di "Batman Begins" avevamo visto accettare la verità che Bruce Wayne fosse l'uomo pipistrello, ma anche il suo allontanamento da una persona che non riconosceva più, e con cui non era disposta a costruire un rapporto. Alla Gyllenhaal è stato affidato quindi il difficile compito di far evolvere il personaggio di Rachel in maniera più forte, non dimenticando però il lavoro svolto dalla Holmes in precedenza: "Prima che decidessi di fare il film, volevo essere sicura di avere la sua benedizione. Non volevo farlo se non fosse stato okay per lei. Ero sicura che avrei avuto la sua benedizione, sono una sua grande fan, penso che sia un’attrice adorabile e penso che sia stata grande nel precedente film. Ammiro veramente quello che ha fatto nel precedente film, e allo stesso tempo penso che sarebbe stato impossibile imitarla e che sarebbe stato orribile, oltretutto. Era importante per me, quando incontrai Chris, che Rachel fosse una persona completa, una donna che pensava, fiera, divertente e davvero qualcuno con un cervello, che non è sempre il caso in un grande film estivo. Ci sono alcuni punti della trama, qualche spunto narrativo nel precedente film che sono molto importanti in questa pellicola e che Katie ha costruito. Come alla fine del primo film, dove alla fine lei dice a Bruce Wayne 'Io ti amo e capisco che hai bisogno di essere Batman, ma non posso stare con te se sarai Batman'. Così, sicuramente quello che lei ha fatto risuona molto in questo film". Per la Gyllenhaal, arrivata al successo grazie al cinema indipendente e a film quali "The Secretary", è stata certamente un’esperienza nuova quella di recitare in un blockbuster estivo come "The Dark Knight", ma questo per lei non ha voluto significare solamente essere la solita ragazza in pericolo, ma dare personalità a Rachel Dawes: "Ci sono alcuni momenti simili, con Rachel come damigella in pericolo. Chris Nolan, il regista, mi prendeva sempre in giro in quanto sapeva che dovevo rassegnarmi ad essere una specie di donzella in pericolo, ma in altri momenti invece mi coinvolgeva per rendere il personaggio molto più forte. Interpreto un avvocato, e ho delle relazioni reali con le persone con le quali interagisco. Rachel è molto brillante oltre a essere un personaggio a tutto tondo. Di certo, se sei una ragazza in un film di Batman, ovviamente finirai per essere anche la damigella in pericolo… ma Rachel è veramente un grande personaggio. Molti personaggi che ho interpretato sono molto confusi, lei invece sa chiaramente cosa sia importante e non scende mai a compromessi con la propria morale".

Il virale

L'attesa spasmodica per l'uscita del film è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi mesi, non solo per via della triste vicenda riguardante la tragica scomparsa di Heath Ledger, ma soprattutto per una geniale campagna promozionale ideata dalla Warner Bros., che a coinvolto in maniera incredibile gli appassionati e i normali utenti di internet. Attraverso il "virale", la Warner ha disseminato in giro per la rete numerosi siti di istituzioni di Gotham City, comitati elettorali per Harvey Dent, quotidiani, radio, associazioni, siti dedicati al Joker. Il tutto estremamente ed accuratamente collegato per fornire settimanalmente indizi e tracce che accompagnassero all'uscita del film. Ecco quindi I Believe in Harvey Dent, dedicato alla campagna per eleggere Harvey Dent, oppure negli ultimi giorni il sito dedicato al telegiornale cittadino, con la comparsa di personaggi che compaiono nel film intervistati dal giornalista Mike Engel (Anthony Michael Hall), il tutto facente parte di una sorta di universo virtuale che ha dato un nuovo impulso al modo di fare promozione cinematografica, e che ha raggiunto il suo scopo in maniera davvero unica.

Batman: Gotham Knight

Ma la campagna promozionale del film è servita anche al lancio di "Batman: Gotham Knight", un cartoon che fa da ponte tra le vicende di "Batman Begins" e quelle del nuovo film, attraverso cinque segmenti narrativi diretti dai giapponesi Yasuhiro Aoki, Futoshi Higashide, Toshiyuki Kubooka, Hiroshi Morioka e Shoujirou Nishimi che hanno visto la partecipazione di sceneggiatori quali Brian Azzarello, Alan Burnett,
Jordan Goldberg, David S. Goyer, Josh Olson e Greg Rucka, alcuni dei quali molto noti ai lettori di fumetti per il loro coinvolgimento in prima persona in testate del cavaliere oscuro. "Quando abbiamo deciso di fare questo film, volevamo avere i migliori animatori giapponesi e i migliori scrittori di Batman che potevamo – ha detto Gregory Noveck, della DC Comics – David Goyer era una scelta ovvia, dato che ha scritto 'Batman Begins' e la storia per 'The Dark Knight' e che conosce Batman così bene. Jordan Goldberg ha lavorato con Nolan in maniera approfondita ed è stato di aiuto per noi nel concepire la storia. Poi ci siamo detti 'Chi ha scritto alcuni dei migliori fumetti di Batman?', e Brian Azzarello e Greg Rucka ci sono venuti immediatamente in mente. Noi volevamo uno sceneggiatore con un tono realistico, e abbiamo pensato a Josh Olson, che ha ricevuto una nomination agli Oscar per 'A History of Violence'. Poi ci siamo chiesti se ci fosse qualcuno che era stato coinvolto con Batman per un tempo così lungo ma non aveva mai avuto la possibilità di scrivere in maniera tesa il personaggio. Alan Burnett era facile da contattare. Ognuno è stato la prima scelta, ognuno di loro ha detto sì".

Il regista

Christopher Nolan

Christopher Nolan nasce a Londra il 30 giugno del 1970 e poco più che ragazzino inizia già a realizzare brevi film amatoriali con la super 8 del padre.
Dopo aver trascorso tre anni a Chicago con la famiglia, Christopher torna in Inghilterra per frequentare l'University College di Londra ed è proprio in questo periodo (la metà degli anni Novanta) che inizia a muovere i primi passi nel mondo del cinema.
Realizza infatti due cortometraggi molto interessanti, “Lanceny” e “Doodlebug”, e poi debutta nel lungometraggio con “Following” (1999), inquietante noir che cattura immediatamente l'interesse del pubblico e della critica, e di cui Nolan firma, oltre che la regia, anche la sceneggiatura, la fotografia e il montaggio.
Nel 2000 il regista ottiene un discreto successo grazie a “Memento”, film dall'originale costruzione a ritroso, che ottiene diversi riconoscimenti, nonché una nomination all'Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Due anni dopo il successo di “Memento”, Nolan torna dietro la macchina da presa con il thriller “Insomnia”, remake dell'omonimo film norvegese diretto da Erik Skjoldberg, con Al Pacino e Robin Williams nei ruoli principali. “Batman Begins”, nel 2005, è la sua prima produzione ad alto budget. In seguito dirige "The Prestige", con Christian Bale e Hugh Jackman.

Il cast

Christian Bale

Christian Morgan Bale è nato a Pembrokeshire, in Galles, il 30 gennaio 1974, ed è cresciuto in Inghilterra, Portogallo e Stati Uniti. Il padre era un pilota civile e la madre lavorava in un circo come ballerina e clown.
Christian fa il suo esordio in teatro all'età di dieci anni, con l'attore inglese Rowan Atkinson (meglio noto come Mr. Bean), e nel 1986 debutta in televisione nella miniserie 'Anastasia: The Mystery of Anna'. In seguito, Christian Bale viene scelto tra oltre quattromila ragazzi per impersonare Jim Graham, il figlio di un diplomatico inglese internato in un campo di prigionia giapponese durante la seconda guerra mondiale, nel film che Spielberg ha tratto dal romanzo autobiografico di James G. Ballard “L'impero del sole”.
Lo stesso anno, Bale è protagonista del film svedese “Mio min Mio” (1987), mentre nel 1989 appare nell' "Enrico V" diretto ed interpretato da Kenneth Branagh. L'anno dopo è Jim Hawkins in "L'isola del tesoro" (1990), un film girato per la televisione, con Charlton Heston nel ruolo di Long John Silver.
Nel 1992, Christian Bale è protagonista del musical di Kenny Ortega “Gli strilloni”, prodotto dalla Disney, e l'anno successivo è con Robert Sean Leonard e Kenneth Branagh in “Swing Kids - Giovani ribelli” (1993), per la regia di Thomas Carter.
Poi, Bale è nel cast del film di Gilliam Armstrong “Piccole donne” (1994), con Winona Ryder, in seguito ha un piccolo ruolo in “Ritratto di signora” (1996), di Jane Campion, ed è il protagonista di “Metroland” (1997), di Philip Saville.
Dopo “Velvet Goldmine” (1998) e “All the Little Animals” (1998), Christian Bale è Demetrius in “Sogno di una notte di mezza estate” (1999), accanto a Kevin Kline, Michelle Pfeiffer e Rupert Everett. Nel 2000, Bale interpreta Patrick Bateman nel film di Mary Harron “American Psycho”, ed è stato a fianco di Samuel L. Jackson nel remake di “Shaft”.
Christian Bale è vegetariano e ha l'abitudine di adottare tutti gli animali abbandonati che incontra, è un sostenitore di molte organizzazioni come Greenpeace, il WWF e il Dian Fossey Gorilla Fund. Dal 29 gennaio del 2000 è sposato con Sibi Blazic.

Heath Ledger

Nato a Perth, (Australia) il 4 aprle 1979 da una famiglia per metà scozzese e per metà irlandese, è figlio di Sally e Kim Ledger, immigrati in Australia per motivi di lavoro. Nel corso degli anni sviluppa una forte passione la fotografia e per la coreografia, tanto da diventare direttore della compagnia teatrale della scuola. Affascinato dalla carriera di attore, comincia a recitare con la Shakespeare Company di Perth, dove ottiene il primo successo nel ruolo di Peter Pan.
Tra i ruoli ricoperti inizialmente, Heath vanta il primo ruolo gay della TV australiana. Nella serie "Sweat", un telefilm incentrato su alcuni giovani atleti che si preparano per le olimpiadi, e in cui lavora anche il suo amico Martin Henderson, potendo scegliere tra il ruolo di un nuotatore e quello di un ciclista gay, sceglie proprio quest'ultimo. Compare poi nel film "Blackrock", e quindi viene chiamato dalla Fox per interpretare un eroe celtico, nella serie TV "Roar", ambientata nel medioevo. Nel 1997 gira "Il computer a 4 zampe", e numerose altre serie TV. In seguito si trasferisce negli Stati Uniti, a Los Angeles, e il primo film americano a cui partecipa, "Two Hands" (1999), viene presentato al Sundance Film Festival e ottiene un ottimo successo.
Nello stesso anno partecipa al teen-movie "10 cose che odio di te", di Gil Junger, ispirato alla "Bisbetica domata" di William Shakespeare, che ottiene una discreta accoglienza in USA e che diventa inaspettatamente il suo trampolino per il successo. Contattato dal regista Roland Emmerich, per la parte del figlio di Mel Gibson ne "Il Patriota", sulla guerra d'indipendenza americana, Heath accetta e così conquista la notorietà internazionale. La prestanza fisica, il sorriso e la simpatia che lo contraddistinguono nel film ne fanno il divo dell'anno.
Nel 2001 lo si vede protagonista ne "Il destino di un cavaliere", poi in "Monster's Ball - L'ombra della vita", in cui, accanto ad Halle Berry, è Sonny, che rifiuta le idee estremamente razziste del padre, la guardia carceraria Billy Bob Thornton. Nel 2002 è il protagonista, assieme a Kate Hudson e Wes Bentley della sesta trasposizione cinematografica del romanzo epico di E.W. Mason "Le Quattro piume", in cui è Harry Feversham, ufficiale inglese accusato di codardia dai compagni d'arme e dalla fidanzata, perché si rifiuta di partire per la guerra coloniale in Sudan.
Nel 2003, dopo il western "Ned Kelly" (film che non ottiene il successo sperato), recita ne "La setta dei dannati", poi in "I fratelli Grimm" di Terry Gilliam accanto a Matt Damon e in "Casanova". Nel 2005 è accanto a Jake Gyllenhaal in "Brokeback Mountain" di Ang Lee, uno dei film più discussi di quell'anno, con il quale Ledger ottiene la sua prima nomination all'Oscar. Nel 2007 ottiene il ruolo di Joker in "The Dark Knight", la sua ultima interpretazione. Muore il 22 gennaio 2008 a New York in seguito ad un’overdose accidentale di farmaci, nel culmine della popolarità, a 28 anni. Lascia una figlia, avuta dall'attrice Michelle Williams, da cui si era separato da qualche mese.

Michael Caine

Nato a Bermondsey (Londra, Inghilterra) il 14 marzo 1933, Maurice Joseph Micklewhite è figlio di un pescivendolo e di una casalinga. A quindici anni lascia gli studi, va a lavorare e in seguito si arruola nell'esercito britannico e va a combattere in Korea. Inserito nella classifica di Forbes tra le 50 star di tutti i tempi, sceglie di chiamarsi Caine a 21 anni perché affascinato dal film "L'ammutinamento del Caine", con Humphrey Bogart. Calca i più importanti palcoscenici teatrali inglesi (il suo autore preferito è Shakespeare) e nel 1957 debutta sul grande schermo, non accreditato, con il film "Sailor Beware!" di Gordon Parry. Ma è nel 1966, con il film "Alfie", interpretato dopo alcune produzioni televisive, che si fa conoscere dal grande pubblico conquistando una candidatura all'Oscar e il premio della critica cinematografica di New York. Attore poliedrico, in grado di recitare commedie brillanti e film d'azione, raggiunge la popolarità negli Stati Uniti con il film d'avventura "L'uomo che volle farsi re" (1975), diretto da John Huston, e recitato con Sean Connery. Vincitore del premio Oscar come miglior attore non protagonista nel 1987 con il film "Anna e le sue sorelle" (1986) di Woody Allen, è un attore che ha investito i propri guadagni (derivanti da oltre 100 film all'attivo) in produzioni cinematografiche e in ristoranti (ne possiede 5 in Inghilterra e uno a Miami).
Nel 2000, grazie all'interpretazione nel film "Le regole della casa del sidro" (1999) di Lasse Hallström, vince il secondo Oscar come migliore attore non protagonista. Nel 2003 riceve la sesta candidatura (quarta come miglior attore protagonista) agli Academy Awards grazie al ruolo del giornalista Thomas Fowler in "The Quiet American" (2002) di Phillip Noyce.
Nel 1958 divorzia dall'attrice Patricia Haines (sposata nel '55, da cui ha avuto la figlia Dominique) e nel 1973 sposa Shakira Baksh (Miss Guyana 1967), da cui ha avuto la figlia Natasha.
Nel 1992 scala le classifiche americane editoriali con la sua autobiografia in cui rivela particolari della sua infanzia povera e difficile. Nel 2000 è stato insignito dalla regina d'Inghilterra del titolo di cavaliere.

Maggie Gyllenhaal

Nata il 16 novembre 1977 nel Lower East Side di New York, Maggie Ruth Gyllenhaal è figlia del regista Stephen Gyllenhaal e della sceneggiatrice Naomi Foner, oltre che sorella del noto attore Jake Gyllenhaal.

Il suo debutto nel mondo del cinema lo fa a 14 anni nel film "Waterland", in seguito compare in moltissime pellicole del circuito indipendente, mostrando un vero talento. Nel 2002 raggiunge il successo con "Secretary", per poi comparire lo stesso anno nella commedia romantica "40 giorni e 40 notti" e in "Confessioni di una mente pericolosa", diretto da George Clooney.

L'anno seguente è impegnata in numerose produzioni che ormai la vedono come una delle stelle nascenti del giovane cinema americano, come "Mona Lisa Smile" (2003), accanto a Julia Roberts, Kirsten Dunst e Julia Stiles.

Negli ultimi anni, affina le sue doti di caratterista e di co-protagonista grazie a molte pellicole indipendenti, miste a quelle ad alto budget, da "Sherry Baby" a "World Trade Center" fino a "The Dark Knight", che la vede prendere il posto dell'attrice Katie Holmes.

Gary Oldman

Nato a New Cross (Londra, Inghilterra) il 21 marzo 1958, Gary Leonard Oldman è figlio di Leonard e Kathleen Oldman, dopo l'abbandono della famiglia da parte del padre – lui ha solo sette anni – cresce con la madre e le due sorelle (una delle quali è anch'essa attrice con lo pseudonimo di Laila Morse, anagramma di "mia sorella" in italiano). A diciassette anni abbandona gli studi e dopo un primo amore per la musica – deciso a diventare pianista, impara da autodidatta a suonare il pianoforte – grazie all'incontro con Roger Williams si appassiona alla recitazione. Fallito il tentativo di entrare alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, frequenta i corsi di Williams al Greenwich Young People Theatre. Ottenuta una borsa di studio per il Rose Bruford College of Speech and Drama, si diploma nel 1979. Dopo essersi messo in evidenza come uno dei più dotati attori del panorama teatrale britannico – ha recitato anche con la compagnia del Royal Court Theatre e con la prestigiosa Royal Shakespeare Company – e per l'interpretazione dello skinhead Coxy nel film tv "Meantime" (1981) di Mike Leigh, nel 1986 debutta al cinema con "Sid e Nancy", film biografico sull'ex leader del gruppo punk dei Sex Pistols, diretto da Alex Cox. Abile nel trasformare sia il suo corpo che il suo accento, dà vita sullo schermo a una vasta serie di personaggi, molti dei quali particolarmente "cattivi": Lee Harvey Oswald in "JFK - un caso ancora aperto" (1991) di Oliver Stone, il Conte Dracula (1992) nel film di Francis Ford Coppola, il poliziotto corrotto e tossicomane Norman Stansfield in "Léon" (1994) di Luc Besson, Ludwig Van Beethoven in "Amata immortale" (1994) di Bernard Rose (sul set è scoccata la scintilla con Isabella Rossellini), il perfido Zorg in "Il quinto elemento" (1997) ancora una volta diretto da Besson, il capo dei terroristi Ivan Korshunov in "Air Force One" (1997) di Wolfgang Petersen. Gli anni '90 lo vedono protagonista non solo in veste di attore ma anche di produttore e regista. Fondata con Douglas Urbanski la casa di produzione SE8 Group (il nome deriva dal codice di avviamento postale della cittadina natale di Oldman), nel 1998 produce il suo film d'esordio come regista e sceneggiatore "Niente per bocca", presentato al Festival di Cannes.
I successi sul lavoro non vanno però di pari passo con la vita privata. Dedito all'abuso di alcolici (vizio "ereditato" dal padre), a metà degli anni '90 si sottopone a una cura disintossicante e conosce la fotografa Donya Fiorentino. I due si sposano nel '97, anno in cui nasce anche il loro primogenito Gulliver Flynn, mentre nel 1999 nasce il secondo figlio Charles John. L'attore è al terzo matrimonio dopo quello con le attrici Lesley Manville, da cui ha avuto il figlio Alfie, e Uma Thurman, sposata nel '90 e da cui ha divorziato due anni dopo. In entrambi i casi la rottura pare sia legata proprio ai suoi problemi con alcool, così come il divorzio dalla Fiorentino, avvenuto nell'aprile 2001.

Aaron Eckhart

Nato a Cupertino nel 1968, Aaron Eckhart esordisce da protagonista nel 1997 nel film di Neil Labute "Nella compagnia degli uomini!" e per lo stesso regista, nel 1998, interpreta "Amici e vicini".
Nel 1999 recita nella pellicola "Ogni maledetta domenica" (1999) di Oliver Stone.

Affianca Julia Roberts nel pluripremiato "Erin Brokovich" (2000) e sempre nel 2000 prende parte a pellicole quali "La promessa" e "Nurse Betty".

Del 2002 è "Possession" (2002) con Gwyneth Paltrow, mentre del 2003 sono "The Core" e "Paycheck". Interpreta "Suspect Zero" nel 2004, mentre nel 2005 lavora nel film di Brian De Palma "The Black Dahlia" con Scarlett Johansson e Hilary Swank. Sempre del 2005 è la pellicola "Neverwas" (2005) di Joshua Michael Stern mentre, nel 2008, è nel cast di "The Dark Knight" di Christopher Nolan.

Morgan Freeman

Nato a Memphis (Tennesse, Stati Uniti) il 1 giugno 1937, Morgan Freeman durante gli anni '40, si trasferisce con i suoi genitori a Chicago, e Morgan cresce con i nonni a Charleston. Si diploma in un liceo di Greenwood, Mississipi. Il cinema è un suo grande amore fin da ragazzo, ma poiché anche l'idea di volare lo aveva sempre ammaliato, a 18 anni si arruola nell'aviazione. Rimane nelle forze armate cinque anni, trascorsi in gran parte chiuso in un ufficio. Deluso, decide allora di tentare la carriera di attore. Senza arte né parte, si trasferisce a Los Angeles, dove comincia a studiare recitazione. Nel 1967 fa il suo debutto a Broadway, in una versione di "Hello Dolly!" in cui recitano da protagonisti Pearl Bailey e Cab Calloway. Poco tempo dopo, si apre per lui la strada della televisione: entra a far parte del popolare show educativo per bambini "The Electric Company" in cui crea il personaggio di Easy Reader. Durante gli anni '70 e per buona parte degli '80, continua a barcamenarsi tra teatro, televisione e marginali ruoli cinematografici ("Brubacker", "Teachers", "Harry & Son"). Poi, nell'87, gli viene offerto in "Street Smart" di Jerry Schatzberg il ruolo di Fast Black, un protettore violento e senza scrupoli, e quel ruolo, che lo porta alla sua prima nomination all'Oscar (come attore non protagonista), basta a far sembrare lontanissimi i tempi grami dei programmi per bambini. Comincia a trovare con facilità parti più importanti, come quella che due anni dopo ottiene in "A spasso con Daisy": quella di Hoke, l'autista saggio e paziente di una inizialmente scontrosa e prevenuta Jessica Tandy, della quale si conquisterà tuttavia rispetto e simpatia. "A spasso con Daisy", un film che gli vale la seconda nomination all'Oscar (stavolta come migliore attore) e che di Oscar ne ha vinti quattro, dà a Freeman una fama che non aveva mai conosciuto prima. Ne approfitta per lasciare la sua impronta in vari film di grande successo, come in "Robin Hood principe dei ladri" (con Kevin Costner) o come in un altro film vincitore di Oscar, "Gli spietati", di Clint Eastwood. Nel 1993, si cimenta anche nella regia con "Bopha!", ambientato nel Sudafrica dell'apartheid. L'anno dopo, ne "Le ali della libertà", è Red, compagno di prigionia di Tim Robbins in un dramma carcerario a lieto fine tratto da un racconto di Stephen King: è la terza nomination all'Oscar (ancora come migliore attore). Seguono nel '95 "Seven" – in cui è un detective alle prese con un serial killer che uccide ispirandosi ai sette peccati capitali – e nel '97 "Amistad", di Steven Spielberg. Nel 1998, in "Deep Impact", Freeman si toglie la soddisfazione di vestire i panni del presidente degli Stati Uniti (benché in un film di fantascienza), in quella che è stata la prima volta in cui questo ruolo, come ruolo principale, è stato affidato ad un attore afro-americano. Un'ulteriore conferma, per lui, di appartenere ormai a quella ristretta cerchia di attori neri che Hollywood ha davvero accettato all'interno del suo star-system. In seguito torna a lavorare con Eastwood in "Million Dollar Baby", che gli fa conquistare l'ambita statuetta.


Carlo Coratelli
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