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Recensione: I Simpson - Il Film

La famiglia gialla più irriverente d’America approda sul grande schermo vent’anni dopo il suo esordio televisivo avvenuto nel Tracey Ullman Show grazie a piccoli corti animati delle durata di pochi minuti. Con alle spalle ben 400 episodi ed una fama mondiale, non si esagera se si considera “Simpson: Il Film” la pellicola più attesa del 2007, e lo dimostrano le file ai botteghini e gli incassi record.

Un esordio, quello cinematografico, giunto solo nel momento in cui c’è stata la certezza, da parte di Matt Groening e del resto dello staff, di proporre qualcosa di valido non teso, dunque, a sfruttare solamente l’onda del successo televisivo e mediatico dei Simpson.

Nella pellicola diretta da David Silverman ("Monsters & Co."), Homer la combina davvero grossa, condannando la sua amata Springfield ad essere rinchiusa definitivamente in una gigantesca cupola dal governo degli Stati Uniti, con l’accusa di essere il luogo più inquinato d’America. Nonostante abbia contro di lui tutti i suoi amici e la sua città, Homer riesce ad evadere dalla cupola insieme alla sua famiglia, e a fuggire in Alaska.
Ed è qui che i Simpson vengono a conoscenza del terribile destino che incombe su Springfield: il governo vuole raderla al suolo. Decisi a salvare i propri amici, i protagonisti partono per gli Stati Uniti, tutti ad eccezione di Homer a cui, inutile dirlo, toccherà alla fine il compito di salvare moglie e figli nonché la sua città.
Il lungometraggio svolge bene il suo compito grazie ad un’ottima realizzazione, trovate geniali e una trama scorrevole nonostante la presenza di alcuni aspetti che rendono il film ben lontano dalla perfezione.

La pellicola è fedele in tutto e per tutto alla serie tv, proponendo la dirompenza, lo stile, i tempi comici e tutto quello che ha contribuito a fare dei Simpson un successo, ma proprio per questo, chi cerca qualcosa di diverso, resterà deluso.
Le dichiarazioni rilasciate dai produttori, che più volte hanno precisato che non ci troveremo di fronte ad un accostamento di più episodi né ad una puntata televisiva più lunga del solito, ma davanti ad un film con una trama solida in crescendo, in realtà non risultano veritiere nella seconda affermazione.
Della struttura-film, i Simpson sfruttano al meglio il lato tecnico, ovvero il widescreen, le animazioni più elaborate ed in 3D, nonché una serie di soluzioni dovute all’alto budget, impossibili da vedere nella normale serie televisiva.
In una trasposizione cinematografica di una serie tv, però, bisogna offrire un prodotto capace di distinguersi rispetto a quanto proposto fino a quel momento, ed è proprio questo il maggior difetto dell’opera di Silverman, in cui troviamo un soggetto al limite del credibile, che strizza l’occhio all’avventura e all’azione, che non rappresenta una novità rispetto alle tematiche della serie, riprendendo, inoltre, molte situazioni tipo.
Se infatti nelle prime stagioni i Simpson rappresentavano la classica famiglia americana e, come tale, vivevano situazioni credibili, con il passare degli anni l’esigenza di trovare sempre nuove idee ha spinto gli ideatori della serie a far immergere la “famiglia gialla” in situazioni sempre più improbabili, motivo per cui, l’"epicità" della trama del film non giustifica la realizzazione di quest’ultimo.

Altro punto a sfavore: se nel telefilm molti passaggi vengono semplificati e “compressi” a causa della “breve” durata del singolo episodio, qui non si ha uno sviluppo graduale di una vicenda che, al contrario, si espande molto velocemente presentando, inoltre, elementi narrativi spesso non bene amalgamati fra loro, che non consentono quindi quel crescendo capace di rendere al massimo l’idea di fondo.
Soffre questo aspetto soprattutto la parte centrale, con la fuga in Alaska, mentre di scarso approfondimento peccano alcune situazioni come il rapporto Bart-Ned Flanders e quello Lisa-Colin, quest’ultimo quasi fine a se stesso.
La sequenza del litigio fra Homer e Marge, ben resa tra l’altro, risulta talmente sfruttata nella serie da essere poco incisiva per lo spettatore abituale, così come la presa di coscienza di Homer, che propone anche un personaggio, la donna sciamano, totalmente inutile nell’economia del film.

Quanto detto finora potrebbe indurre ad una totale stroncatura della pellicola, ma in realtà non è affatto così. Come anticipato, il lungometraggio è ben lontano dalla perfezione ma, non per questo, del tutto deludente. La qualità del prodotto, che potremmo paragonare a quella di un buon episodio televisivo, risulta comunque tale da far passare in secondo piano i difetti sopraccitati.

I pregi sono ben altri. Oltre al già citato aspetto tecnico, di sicuro la genialità di alcune situazioni e gag da antologia è quanto di più divertente si sia visto nei Simpson. La scena di Bart nudo sullo skateboard, così come quella di Spider-Pork, e tante altre trovate degne di nota, valgono da sole l’acquisto del biglietto.
Si ride di gusto ed in sala ciò è percepibile.

In molti hanno criticato la scarsa presenza di battute a sfondo politico, o la presenza di una comicità più fisica e meno sofisticata di alcune trovate televisive. Ciò è vero in parte, ma questo non rappresenta un aspetto negativo. Il tentativo di rendere il film il più possibile fruibile al grande pubblico senza scontentare i fan di vecchia data risulta riuscito.
Ultima annotazione sul doppiaggio italiano che, con tutti i pregi e difetti di quello televisivo, riesce a rendere al meglio, nonostante alcune libertà di troppo, la pellicola nel nostro Paese.

Insomma, giudizio positivo e buona la prima, anche se, a detta dei produttori, per un eventuale sequel dovremo aspettare non poco.



Gennaro Costanzo
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