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300: recensione

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Una pellicola dal forte impatto visivo, in cui cinema e fumetto si fondono senza annullarsi a vicenda e fornendo allo spettatore una storia epica di sangue e sacrificio.

Ed è proprio l'alone di leggenda che permea "300" e i suoi protagonisti a differenziarlo da altre pellicole come, ad esempio, i recenti "Troy" e "Alexander", in cui il freddo sforzo produttivo annullava qualsiasi connessione del pubblico con l'anima e le emozioni dei protagonisti.
Zack Snyder invece riesce, grazie anche alla prova recitativa e fisica di grande forza di un Gerard Butler davvero regale e possente con il suo Leonida, e con il viso denso di orgoglio di una statuaria Lena Headey, ad andare oltre quello che poteva solo essere un film sperimentale e privo di qualsiasi emozione o comunque una fredda riproposizione della graphic novel di Frank Miller, come forse è successo con "Sin City".

Ma fin dal flashback iniziale, in cui viene narrata l'infanzia di Leonida, alle battaglie contro i Persiani, al confronto tra Serse e il sovrano di Sparta che sembra richiamare quello tra Davide e Golia, alla corte del re persiano così deforme ma anche così perfetta, è evidente che ci si trovi davanti a una pellicola visionaria, in cui il classico e il moderno si fondono, tra dialoghi quasi teatrali (non però esenti da qualche banalità) e contaminazione moderna, come i sottofondi metal e le coreografie veloci e sanguinarie dei combattimenti.
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