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Casty Essential Reading

Topolino e le Regolissime del Guazzabù - testi di Casty, disegni di Massimo De Vita - Topolino 2580

È dopo aver introdotto la maggior parte dei suoi personaggi nuovi che Casty compie la definitiva evoluzione stilistica che lo porterà ad essere uno dei maestri del fumetto surreale. E per quanto il suo modello di riferimento rimanga sempre e comunque Romano Scarpa, è impossibile non vedere ne Le Regolissime del Guazzabù, un chiaro riferimento stilistico al Topolino a strisce del dopoguerra, tratteggiato magnificamente da Floyd Gottfredson, e sceneggiato dal maestro dell'assurdo Bill Walsh.

Lo stile di Walsh c'è tutto, infatti, nel ritmo sincopato che scandisce battute e situazioni a colpi di quattro vignette per volta, e nelle tematiche, che fondono l'amore per il bizzarro con un sottilissimo strato di critica sociale, che ancora il tutto alla realtà. Attraverso alcuni strani occhiali, che danno un visione edulcorata del mondo, l'intera Topolinia cade vittima di una pericolosa mania, un gioco di ruolo chiamato Guazzabù, che progressivamente fa perdere il senso della realtà a chi ci gioca. E per la prima volta dopo molto tempo vediamo tornare il Topolino vulnerabile e un po' incosciente, ma tutto sommato di buon senso, che, per quanto inizialmente succube anche lui del fascino del pericoloso gioco, cerca in tutti i modi di riscuotersi non appena ne osserva alcuni inquietanti sviluppi. E inquietante è proprio il modo migliore di definire questa storia, che contrabbanda i propri scottanti contenuti proprio grazie ad uno humor incalzante.

Topolino e le Regolissime del Guazzabù vede inoltre la quarta e finora ultima apparizione di quel Vito Doppioscherzo, villain Castyano, modellato sulle celebri figure dei precedenti rivali di Topolino, come Mr. Slicker, Mortimer Mouse o Bubbo Rodinì.

Valerio Paccagnella


Topolino e il Colosso di Rodi - testi di Casty, disegni di Giorgio Cavazzano - Topolino 2593

Sembra che i disegnatori delle storie di Casty si spartiscano le diverse sfaccettature del suo lavoro. Se a De Vita ad esempio toccano principalmente storie "urbane", a Cavazzano toccano irrimediabilmente quelle più avventurose, spesso e volentieri divise in due tempi. Ed è proprio la storia in due tempi, da tempo latitante sulle pagine del Topo, che ritorna proprio grazie a Casty. Il Colosso di Rodi non è la prima di questo genere, ma la terza. È però la prima ad essere valorizzata e dotata di uno strillo in copertina che ne pubblicizza l'importanza, nell'ambito del progetto di rilancio contenutistico del settimanale, avvenuto nei mesi estivi del 2005, contemporaneamente alla pubblicazione della zichiana Paperina di Rivondosa. Il Colosso continua a seminare accenni di continuity, che lega tra di loro le storie di questo autore. Vi compare per la terza volta l'archeologa Eurasia Tost, ormai aggiunta al novero dei personaggi fissi assieme alla biologa Estrella Marina e al villain Vito Doppioscherzo.

Cavazzano si fa interprete del rilancio del personaggio di Topolino, dinamizzandone ancora più la caratterizzazione: in quest'ambito, e con la scusa della villeggiatura, Topolino torna a indossare un paio di pantaloncini corti, di colore - guarda caso - rosso. La storia si svolge ovviamente a Rodi e narra gli scontri tra Topolino, Pippo ed Eurasia contro la Società delle Lepri Viola, setta al soldo del dottor Malvazar, non risparmiandosi di raccontare pur con molto umorismo i retroscena di uno dei misteri archeologici più interessanti di sempre.

Ma la cosa che alla fine rimane più impressa è il finale aperto, una novità assoluta per il settimanale che con un cliffhanger promette un sequel della storia ambientato nientepopodimenoché... ad Atlantide.

Valerio Paccagnella
 
Topolino e la città taciturna - testi e disegni di Casty - Topolino 2640

Esiste un regno dove è vietato produrre anche il più piccolo rumore, dove è vietato anche solo parlare. Questo regno ha il nome di Taciturnia ed è qui che troviamo Topolino, in vacanza in Europa, sorpreso dall’aria surreale che si respira in questo posto. Si guarda attorno, cerca qualcuno per avere informazioni, ma tutti scappano, e più Topolino tenta di farsi notare più panico si legge negli occhi dei passanti. Solo un uomo gli offrirà ospitalità in casa sua, dopo la fuga dai robot e dai poliziotti che cercavano la causa di tanto "rumore".

Il salvatore di Topolino è Milius, fratello del re Tacitus I ed inventore di corte. L’uomo racconta di come l’ex principato di Farbaldoria si sia trasformato col tempo nello stato di Taciturnia dopo che il re, a causa delle sue forti emicranie, aveva abbassato il tasso di decibel consentito, affidando il controllo di tale misura ad un marchingegno chiamato Decibelion. In poco tempo la soglia di decibel consentiti si era abbassata a tal punto che era impossibile anche solo parlare o avvicinarsi alla macchina per modificarne le impostazioni. E così, da allora, per le strade del regno le persone furono costrette a comunicare fra loro con cartelli indicanti frasi ed anche i “silenziotti”, ovvero poliziotti dotati di speciali copricapi per trasmettere messaggi, dovevano rispettare il silenzio.
Ma i sudditi, scontenti, organizzatisi in locali insonorizzati e trasgredendo la legge, sono pronti a far la rivoluzione per mettere le cose a posto. Ai “complottisti” manca solo un leader, uno come Topolino, insomma...
Topolino e la città taciturna è una storia degna di nota per molteplici suoi aspetti: anzitutto perché interamente realizzata da Casty che mostra un’ottima padronanza della composizione della tavola aggiungendo anche una serie di elementi alquanto insoliti per un fumetto seriale come Topolino, basti vedere le tavole senza balloon (sostituiti da cartelli recanti scritte o dai copricapi dei “silenziotti”), costruite in maniera sapiente e originale.
Altro elemento da sottolineare è il tema della “rivoluzione pacifica” dei “complottisti” trattato nella storia, davvero interessante se inserito in maniera efficace, come questo caso, in un contesto come quello Disney.

Notevoli, infine, le numerose gag come la sequenza alla presenza del re dove, per errore, vengono mischiati i cartelli preparati da Topolino con quelli della spesa fatta al mercato poco prima, e azzeccata anche la gag finale che svela la misteriosa origine dell’emicrania del re.

Gennaro Costanzo


Topolino e il dominatore delle nuvole – testi di Casty, disegni di Giorgio Cavazzano – Topolino 2646-2647

Una minaccia dal cielo mina la serenità degli abitanti di Topolinia. Un misterioso individuo che si fa chiamare il “dominatore delle nuvole” chiede alla città un riscatto da un milione di dollari, pena l’oscuramento del sole e la pioggia perpetua. Topolino però non accetta il ricatto e fa di tutto per scoprire chi si nasconde dietro a queste vili minacce. Iniziano le indagini e alla fine il sospetto ricade sul vecchio nemico Macchia Nera, al momento agli arresti domiciliari. Ma la faccenda è alquanto complessa... Come può un uomo manipolare il tempo, e sopratutto a quali conseguenze andrà incontro compiendo tale gesto?

La coppia Casty-Cavazzano è ancora una volta all’opera per presentare una delle loro migliori performance grazie ad una storia che mescola giallo ed avventura in maniera sapiente e che regala intensi momenti di lettura. Suspence, mistero e ironia, elementi tipici di Casty, permettono ai personaggi di mostrare le loro varie sfaccettature ed agire al meglio grazie alle caratterizzazioni azzeccate che l’autore dà ad ognuno di loro. L’amicizia fra Pippo e Topolino ne è un esempio ma a colpire è sopratutto la caratterizzazione di Macchia Nera, che si rivela sì un villan eccentrico e geniale, ma con momenti da immortale, come l’insolita sequenza della fuga con Topolino dalla valle del tuono.

La sceneggiatura di Casty viene esaltata dalle matite di un Giorgio Cavazzano al massimo della forma, che sfoggia tavole da antologia come l’inseguimento fra “l’autoplano” di Pippo e Topolino e la Macchia-Nuvola (notare la magnificenza della sequenza dove la “nuvola nera” spuntando fra quella candide, soffia un getto d’aria per allontanare i nostri eroi), ma anche le sequenze successive, che vedono lo scontro finale con Macchia Nera, sono degne le miglior Cavazzano.
Ed una storia così bella non poteva che avere un lieto fine...

Gennaro Costanzo
 


Gennaro Costanzo
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