La notte in cui morì Gwen Stacy
- Scritto da Gennaro Costanzo
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Giugno 1973. Come ogni mese un ragazzino biondo compra il giornalino dedicato al suo eroe preferito. Nei suoi giochi, nella sua immaginazione, lui è Spider-Man e sconfigge i cattivi e salva le fanciulle in pericolo.
In fondo pensateci, è un classico: l’eroe che contro ogni avversità vince sul male segna il trionfo della giustizia e l’Uomo Ragno non è certo da meno.
Così, felice dell’uscita del nuovo numero, Tom (questo è il nome del piccoletto) corre a casa col giornaletto in mano, va in camera sua ed inizia a leggere The Amazing Spider-Man 121.
Ma alla fine della lettura Tommy non corre a giocare in cortile con la maschera del ragno: infuriato scaraventa il fumetto contro il muro.
In quel momento è arrabbiato, ma capisce presto che da quel giorno qualcosa è cambiato: se Spider-Man non riesce a salvare la sua ragazza allora c’è qualcosa che non va. Il suo mondo è cambiato, così come è cambiato quello del fumetto. Un’epoca è finita, quella dell’innocenza.
La storia letta da Tom è “La notte in cui morì Gwen Stacy!”, titolo abbastanza evocativo che gli autori svelano solo a storia conclusa.
All’epoca forse tutti pensarono, o almeno alcuni sperarono, che si trattasse di uno scherzo, di un finto colpo di scena nato per creare suspance e per invogliare il lettore all’acquisto dell’albo successivo dove si sarebbe scoperto che la Stacy, attuale ragazza di Peter Parker, era ancora viva. Non fu così.
Nella storia successiva non assistiamo ad una resurrezione bensì ad un’altra morte, quella di Goblin, alias Norman Osborn, che ha ucciso la dolce ragazza.
In fondo quella di Tom è una storia esemplare e forse anche vera, di sicuro lui rappresenta il ragazzo che è dentro di noi. Ogni fan dell’arrampicamuri ha vissuto a suo modo quell'episodio. Chi “in diretta”, chi dopo molti anni. Le emozioni saranno state diverse da persona a persona ma il senso di rammarico è uguale per tutti.
Chi ha potuto essere così senza cuore da commettere un atto del genere e uccidere una così dolce ragazza?
Nel fumetto il colpevole dell’omicidio resta indubbiamente Norman Osborn anche se rimane incerto se sia stato o no Peter a darle inconsapevolmente il colpo di grazia.
Nella realtà è però più difficile individuare il mandante di tale omicidio, anche perchè all’epoca la storia fece scalpore, i fan minacciarono di morte gli autori che iniziarono ad accusarsi l’un l’altro, scrollandosi di dosso la responsabilità della decisione.
Di certo la morte di Gwen, per quanto rappresenti per il fan un racconto epocale, fu una mossa studiata a tavolino. L’idea di base era questa: in Spider-Man qualcuno doveva morire.
John Romita afferma che le storie di Lee erano troppo solari, bisognava scioccare il lettore, fargli comprendere che la tragedia fosse sempre dietro l’angolo e una nuova morte, dopo quella già avvenuta del capitano Stacy, papà della bionda, era la soluzione ideale.
John subito propose di uccidere Gwen, visto che eliminare zia May sarebbe stato improduttivo per l’economia della serie, ma Stan non accettò. Uccidere Mary Jane? Certo che no, visto che all’epoca il personaggio non era ancora molto popolare, per Lee era addirittura considerata una spalla comica di Peter e Gwen e la sua morte non avrebbe scioccato nessuno. Doveva morire un personaggio importante e la Stacy sembrava il candidato adatto.
A differenza di trent’anni fa la situazione è cambiata. “La notte in cui morì Gwen Stacy!” è una pietra miliare del ragno e dei comics e oggi gli autori sembrano fare a gara per prendersene il merito.
I credits della storia indicano come sceneggiatore di questo ciclo narrativo Gerry Conway, ma il soggetto è ad opera dello stesso Conway, di Stan Lee, di John Romita Sr. e di Roy Thomas. Caspita quanta gente!
Stan Lee, il sorridente e papà di Spider-Man, ha sempre dichiarato la sua estraneità ai fatti.
Nei mesi successivi i fan accusarono “The Man” dell’infame gesto ma Lee preferiva far ricadere la colpa sui suoi collaboratori. Alla fine decise di far tornare Gwen (la storia del clone) ma la faccenda fu subito accantonata.
Da parte sua Gerry Conway afferma che Lee avrebbe dato il consenso all’esecuzione ma che l’idea partì dalla calda mente di Romita, allora vero perno creativo della serie. Conway, allora poco più che ventenne, accettò la sfida e si assunse la responsabilità di scrivere la storia che secondo il suo parere resta una delle più importanti della storia dei comics.
Possiamo dunque affermare che l’idea di uccidere Gwen sia venuta per prima a Romita ma che solo con l’arrivo di Conway si sia concretizzata col consenso di tutto il team.
Quindi una morte creata ad arte per scioccare il lettore? In realtà non è solo questo.
La storia raggiunse il suo scopo e il team confezionò un ottimo racconto che ha lasciato il segno nel cuore dei fan immortalando un personaggio che a distanza di trent’anni mantiene intatto il suo ricordo e segnando un’importante tappa nel mondo dei comics.
Resta da chiarire perchè alla fine fu scelta come vittima proprio Gwen. Abbiamo già accennato che serviva la morte di un personaggio importante e la ragazza di Peter era l’ideale, l’idea era forte. Inoltre il personaggio, giudicato troppo perfettino, non piaceva molto ai suoi autori (Lee escluso, visto che in realtà desiderava che Peter e Gwen convolassero a nozze). Romita dal canto suo ha sempre preferito Mary Jane, anche perchè in fondo era una sua creatura, almeno graficamente.
La morte di Gwen giovò molto allo sviluppo della serie, Peter non è mai riuscito a riprendersi dalla tragedia e inoltre la maturazione di Peter e di MJ e del loro rapporto è una conseguenza dell’accaduto.
In conclusione vi confido una cosa, oggi Tom conserva gelosamente quell’albo e lo rilegge ogni giugno in onore di una vittima sacrificata in nome del fumetto.