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Andrea Pazienza: invito alla lettura

Penthotal
Pertini
Pompeo
Zanardi



PENTHOTAL in I Classici del fumetto di Repubblica (I serie) vol. 48 (Gruppo Editoriale L’Espresso, brossurato, 160 pagine a colori e b/n, € 4,90 più il costo del quotidiano) Testi e disegni di Andrea Pazienza

Correva l’anno 1977 e Bologna era in pieno fermento politico. Le rivolte studentesche, l’omicidio di Francesco Lorusso, Radio Alice. Tutti segnali più o meno evidenti di un clima aspro. Come ogni epoca, anche il ’77 bolognese ha avuto i suoi cantori. Uno di loro, in particolare, si è segnalato per essere diventato uno dei più importanti autori di fumetti che abbiano mai calcato il suolo italico, nonché uno dei pochi fumettisti a essere conosciuto anche al di fuori della cerchia dei soli appassionati. Il suo nome era, ovviamente, Andrea Pazienza. Appena arrivato a Bologna per frequentare il D.A.M.S., il giovane Andrea si ritrovò a vivere in prima persona le vicende su descritte e questo gli diede il giusto impulso per dare vita alla sua prima opera importante, intitolata Le straordinarie avventure di Pentothal.
Anche Pentothal, così come i personaggi successivi di Pazienza, ha molto del suo autore, essendo eccessivamente pigro, oltre che un autore di fumetti (e per di più di origine pugliese). Mentre Pompeo è il Pazienza più intimo e Zanardi rappresenta la sua indole più indipendente, Pentothal è la parte “fantasticante” di Paz, sempre a spasso com’era tra le fantasie più perverse e imprevedibili. All’epoca Pazienza aveva da poco scoperto il Moebius de Il Garage Ermetico e in Pentothal l’influenza del maestro francese è cosa alquanto evidente, non solo a livello grafico ma anche narrativo. Pentothal non ha la stessa espressività di Zanardi, né la carica satirica del Pazienza “politico”, né tantomeno la visceralità di Pompeo, però rimane una piccola pietra miliare nel suo essere un valido specchio dei tempi. Un vero e proprio flusso libero di idee messe su carta senza alcuna forma di censura, esterna o interna che fosse. E in più contribuì in maniera determinante alla creazione di un mito tutt’oggi esistente, se è vero che siamo ancora qui a parlarne, a molti anni della prematura scomparsa di Andrea. Tra tutte le edizioni de Le straordinarie avventure di Pentothal ci sentiamo di consigliare quella critica della Baldini, Castoldi & Dalai, davvero perfetta nella confezione e nei contenuti, pur avendo un prezzo poco accessibile. Un’edizione economica è invece quella contenuta nel volume 48 de I Classici del Fumetto di Repubblica, che però ha stampato la storia in un formato molto più piccolo rispetto all’originale.

Andrea Antonazzo




PERTINI in Andrea Pazienza vol. 3 (Gruppo Editoriale L’Espresso, cartonato, 160 pagine a colori, € 8,10 più il costo del settimanale) Testi e disegni di Andrea Pazienza

Riconciliarsi con L’Italia (Italia Paese, Italia Nazione, Italia cultura, Italia sportiva), in questi giorni duri e martoriati, è davvero difficile. Da qualsiasi punto la si guardi, la situazione è critica. Il Paese viene fuori da una delle campagne elettorali più sanguinose e violente che la Repubblica ricordi, e a tutt’oggi si respira un clima da guerra civile civilizzata, da o con noi o contro di noi, che si faccia parte di una sponda politica o di un’altra. L’economia arranca, i Mass Media sono allo sbaraglio, schierati anche loro in questa sorta di guerra dei poveri senza fine. Parte dell’esercito è in una terra lontana a combattere per esportare una democrazia che forse nessuno aveva chiesto, come quando per scherzo si ordinano dieci pizze all’indirizzo del vicino di casa. C’è un nuovo governo, che magari è meglio del vecchio (non che ci volesse molto), ma non si sa quanto durerà e se farà bene. Abbiamo un nuovo Presidente della Repubblica, che di “nuovo” ha molto poco, visto che potrebbe venir nonno alla maggior parte della popolazione (i nonni sono saggi e pieni d’affetto verso i nipoti, però da un certo momento in poi li devi accompagnare a ritirare la pensione). Insomma, la situazione in Italia è sempre la stessa, perennemente in crisi politica, economica e d’identità. E allora? E allora l’italiano medio, scornato dalla situazione del Paese, normalmente ritroverebbe un minimo di folkgeist guardando orgoglioso le partite della nazionale ai prossimi mondiali… e invece no, perché onta su di noi, anche il calcio (l’intoccabile calcio) è stato travolto dallo scandalo più grande della storia dello sport mondiale (più o meno). Quindi avremo una nazionale moscia, coi giocatori che pensano solo a tornare a casa senza infortuni per farsi vendere prima che la propria squadra precipiti in serie C2. Eppure, se solo l’italiano medio sapesse che un antidoto a tutto questo c’è, e si chiama Andrea Pazienza… anzi, no, Sandro Pertini… anzi, no, solo Pertini. Ebbene sì, la raccolta di tavole con protagonisti Il Presidente per antonomasia (altro che Napolitano*, pfui) e il suo aiutante Paz, è un vero toccasana per lo spirito italico, così bistrattato negli ultimi tempi. Perché seppur intrise di italianità della peggior specie (suvvia, tavole disegnate in quattro e quattr’otto con pennarelli dalle punte diverse, vignette e gag elementari buttate giù in gran velocità e con uno scazzo tutto italiano), Pertini partigiano è forse l’unica opera al mondo a dissacrare una celeberrima figura mantenendo allo stesso tempo tutto il fulgore, il carisma e la sacralità della carica e dell’uomo. Impossibile, un ossimoro? Ma che ossimoro, cose da Paz.
Sul fumetto c’è questo da dire: è il Pazienza più immediato, schietto e franco (così come fu schietto e franco il Pertini al Quirinale): splapstick esilaranti e tic nevrosi del presidente, che appare stilizzato, appena abbozzato, eppur somigliante nei tratti caricaturali al vero Pertini, alle prese, durante gli anni della Resistenza (ma già anziano nel volto, non certo nei comportamenti) con nazisti e fascisti di ogni risma. Anzi no, perché i nazi-fascisti Pertini se li mangia a colazione: il vero problema è lui, Paz, partigiano inetto e incompetente che più di una volta riesce a mettere nei guai Pert. E poi ci sono le donzelle, di cui Pert va ghiotto (e Paz pure, anche se non ci sa fare).
Leggendo questo Pertini si possono dimenticare per un po’ gli affanni dello Stivale: la mente può andare a quella partita a briscola tra Pert, Causio, Bearzot e Zoff, o al saluto di Pert o alla sua rude gentilezza, sempre e comunque. E si può provar un po’ pena per tutto il resto del mondo, che non potrà mai leggere (e men che meno capire) questo capolavoro, segreto e inesportabile.

*Si fa per scherzare. Auguri, Presidente, ti dedico questa recensione.

Giovanni Agozzino




POMPEO in Andrea Pazienza vol. 4 (Gruppo Editoriale L’Espresso, cartonato, 160 pagine a colori, € 8,10 più il costo del settimanale) Testi e disegni di Andrea Pazienza

Aver letto tutto di Andrea Pazienza, senza aver letto Pompeo significa conoscere l’Artista dimenticandosi dell’Uomo.
Pompeo nasce come idea verso la fine del 1985, quando Pazienza si trasferisce da Bologna a Montepulciano. Qui conosce la futura moglie e dal cambiamento di vita, e d'ambiente, nasce l'idea della catarsi della sua esistenza, l'opera di Pompeo.
L'opera è per molti versi atipica: qui Pazienza porta avanti un segno inteso come scrittura, dove privilegia l'immediatezza a scapito della matita. Il risultato appare come un diario di bordo, dove il segno si fa scrittura e calligrafia insieme.

In Pompeo non esiste la distinzione tra testi e disegni: il tratto viaggia su binari ad alta velocità. È un fumetto che costringe a farsi leggere senza respirare, ma è anche più di un fumetto: è narrazione pura, non importa il mezzo. Pazienza trasmette le emozioni al lettore direttamente dalla sua voce. E ci sembra di averlo lì e sentirlo raccontare del suo diario segreto, di quella che più che una biografia è il testamento di un Cecco Angiolieri dei nostri tempi.

Nel narrare degli ultimi giorni di un tossicodipendente, Pazienza disegna sui fogliacci della spesa, sulle agende, su tutto quello che gli capita a tiro, di getto. E la stampa evidenzia, così, le correzioni, i quadretti del foglio, gli orli strappati ed altro ancora (per scelta dello stesso Pazienza, sin dalla prima edizione dell'opera).

La visceralità della vicenda non mostra compiacimenti di sorta, simpatie o antipatie: Andrea si fa cantore di un mondo che conosce fin troppo bene, e la crudezza inedita (per chi non lo conoscesse a fondo all'epoca) colpisce violento il lettore.
L'opera, in origine, viene stampata ad inizio 1987. Il mondo del fumetto ha ancora nel cuore la tragica scomparsa di Stefano Tamburini avvenuta appena nel 1986.
Per chi sappia leggere tra le righe, il dolore per la scomparsa dell'amico riecheggia qui e lì nelle pagine conclusive.

Si può supporre che l'artista volesse chiudere definitivamente con l'eroina, con un mondo che gli aveva strappato un amico e collega. Il tragico epilogo non può pertanto essere consolatorio, ironico o grottesco. Eppure la similitudine con l'altrettanto improvvisa morte di Pazienza - avvenuta nel 1988 - la rende persino più terrificante di quanto non appaia leggendola.

Il minuzioso volume uscito con l’Espresso presenta, per intero, “Gli ultimi giorni di Pompeo”, ultima storia lunga di Pazienza, ed è arricchito da “Lo specchio dei Tempi”, risultando essere il più fedele dei quattro volumi all’opera originale di Pazienza sia nei tratti di matita rimasti sulle pagine - che di solito le stampe digitali tendono a perdere - che nella concezione originaria dell’opera.

A completare lo splendidamente riuscito volume, ad un prezzo che difficilmente rivedremo, una serie di straordinari ricordi di Pazienza della moglie Marina Comandini, di Renato De Maria autore del bellissimo film Paz ispirato ai personaggi di Pazienza, ma anche le emozioni di artisti come Davide Toffolo.

Pompeo coinvolge il lettore come se Andrea fosse un caro amico che conosciamo da sempre, perché Pompeo potrebbe essere chiunque fra noi. Pompeo è noi stessi.
Ma Pompeo è anche uno spaccato dell’Italia degli anni Ottanta, riuscendo a raccontarne le suggestioni senza mai coinvolgerne la storia, diventando uno “spettacolo” senza tempo.

Non cercate il Pazienza di Zanardi o Penthotal, quello che racconta di liceali assassini o bologne auliche, qui leggerete il Pazienza uomo, non l'artista. E ne rimarrete segnati per sempre.

Nico Blunda




ZANARDI in Andrea Pazienza vol. 1 (Gruppo Editoriale L’Espresso, cartonato, 160 pagine a colori, € 8,10 più il costo del settimanale) Testi e disegni di Andrea Pazienza

“La saga di Zanardi è l’origine della specie nella versione di Pazienza”. Lo afferma lo storico editor Panini Comics Giorgio Lavagna, che scopriamo profondo conoscitore, nonché amico di Andrea Pazienza. E lo afferma in una delle due splendide testimonianze che spiccano nell’ottimo e nutrito apparato redazionale di questo volume. Racconti sentiti e veri, al punto da aiutare il lettore a calarsi, senza sforzo alcuno, nelle atmosfere della Bologna di Pazienza, di Zanardi e di tutto ciò che la storia ci narra, più o meno sinceramente.
Una selezione di articoli, quella che funge da premessa ai fumetti del Paz, che presenta, oltre a Lavagna, altri nomi eccellenti come Stefano Benni e il nostro Michele Ginevra, che, vista la sua apprezzata attività al Centro Fumetto "Andrea Pazienza", proprio non poteva mancare.

La selezione di storie contenute in questo volume, imposta da un’intrigata questione di diritti, divisi tra troppi soggetti perché si possa sperare in una ristampa integrale, è a dir poco eccezionale. Pazienza ci presenta Zanardi, ragazzo dal naso che non si dimentica, opportunista e cinico, infame e violento. Le sue avventure divertono il lettore, ma in contemporanea lo terrorizzano: Zanardi è la persona che non vorresti mai avere come nemico. I suoi diabolici piani, puntualmente portati a termine, passando su tutto e tutti, sono il frutto di una mente che, per quanto appaia malata, non si discosta – se non nei modi – da quella di tanti esseri umani. Le sue avventure, condivise con i compagni (perché non possiamo parlare di amici) Colas e Pietra, deliranti e mai scontate, partono spesso dalla logica dello scherzo, per approdare a vere e proprie vendette o punizioni.

La parte grafica è deliziosa: Pazienza sperimenta, cambia, compone e scompone. Gli stili si mescolano e si uniscono senza mai lasciare al lettore un senso di discontinuità. Tutto, nella sua creatività, ha un significato ben preciso, che il tratto dell’autore, spesso pulito, ma non sempre, aiuta a comprendere. Guardando queste tavole ci si può rendere conto, senza retorica alcuna, di che dramma sia stato (e sia tutt’ora) la scomparsa prematura di un talento come Andrea Pazienza.

Chiude il volume una vera e propria chicca: una raccolta delle tavole a matita della prosecuzione di Zanardi medievale che, seppur nella forma degli schizzi preparatori, permette di seguire la trama, lasciata in sospeso da Paz, di una delle sue storie più riuscite.

Applausi senza indugio alla Panini Comics per aver riportato Andrea Pazienza in edicola dopo anni e per averlo fatto in questo modo: confezione splendida e iniziativa lodevole.
Cosa volete di più dalla vita?

Carlo Del Grande




Carlo Del Grande
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