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Ciao, Andrea Pazienza di Sergio Nazzaro

Ciao Andrea,
scrivere di te e della tua opera il più delle volte sembra suscitare una sorta di competizione a chi la dice meglio o più intensa, quasi a sancire una presa di possesso della tua anima, delle tue intenzioni e dei tuoi tratti. Un’appartenenza di cui l’interessato, cioè tu, non può deciderne la validità. Eppure lo dicevi tu stesso che per quanto si poteva raggiungere la tua conoscenza, avremmo soltanto incontrato un riflesso, mai una verità. Per questo rispetto del tuo nascondersi, leggo e rileggo i tuoi libri, invenzioni, frizzi e follie. Non riesco mai a ricordarli a memoria, mai. Malgrado ciò, a volte, parlando mi compiaccio di conoscere la tua opera omnia: “masssiiiii che conosco tutti i suoi libri, ohhh li ho letti così tante volte” ed infatti non li ricordo mai. Al cesso la mattina, la notte tardi, di sfuggita mentre cola il dentifricio una scorsa alle tue parole alle tue vignette.
E’ forse bontà dell’eccelsa opera il suo incidere nella nostra memoria, come momento fugace che abbisogna di essere abbeverato di continuo? Probabilmente sì. Pompeo lo sfoglio con cauto timore, in certi giorni è meglio non averlo davanti, altrimenti ci muori tra le pagine per l’intenso vivere del dolore. Le tue avventure con Pert, beh quelle sempre, ma come ben sai viviamo in tempi in cui nessuno scherza più con papi e presidenti, in cui nessuno piglia per il culo nessuno, tutti rispettano tutti e alla fine tutti sono stati pre o post senza essere mai stati niente. Siamo tutti fratelli dello sfigato di S.Giorgio a Cremano, disperati, senza che qualcuno ritragga il nostro sconsolato andare. Non c’è neanche bisogno di dirlo quanto mi manchi a me e a tanti altri. Viviamo in tempi in cui nessuno anticipa più ciò che sarà, che punta il dito contro il piduista Maurizio Costanzo e si interroga come mai sta sempre in televisione: fioccherebbero querele e allora e meglio che fiocchi merda ogni giorno. Puzza meno. Francesco Stella non è più tornato a spiegarci che farsi le canne è meglio che fare la guerra, e qui partono in tanti, soltanto per tornare in un lenzuolo che assomiglia alla nostra bandiera, ma solo è messa di traverso. Cosa avresti detto, cosa avresti scritto soprattutto? Pochi lo dicono ma dopo Pier Paolo Pasolini ci sei solo tu, non solo un linguaggio visivo, ma la poesia dei tuoi mille linguaggi, la tua continua (re)invenzione delle lingue e dei dialetti. Azz’ verrebbe da dire, ma non ci rimane che Paz. Qualche volta ti pubblicano anche in grande tiratura sempre con la paura che possano censurarti da qualche parte. Qualcuno litiga ancora se ti conosceva meglio o peggio di qualcuno, se dovevi essere colorato o meno, molti altri scrivono, perché come un bel vestito firmato, tutto tira anche la mutanda e il profumo se portano lo stesso nome e quindi titoli improbabili a verità ancora peggiori basta che ci sia Paz da qualche parte ecchecazz!
Ma ci hai lascito i tuoi libri e così sia. Avevi la mano benedetta da dio, ma tu avevi tagliato i rapporti diplomatici con dio e la fortuna. Scrittura, colore, fumetto, matite, storie. Possedevi tutto tu: la mano assoluta invece dell’orecchio assoluto. Non ci sei più quindi, ma non ti perdi assolutamente nulla. “Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare un’intera via crucis con una semplice stretta di mano, o una visita al museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e un miliardo di parole d’amore”. Ti sbagliavi Andrea, sono tante, ma sarà colpa degli interessi passivi.
Ti voglio bene.

Sergio Nazzaro




Carlo Del Grande
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