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Zio Paperone Essential Reading

Ecco un simbolico essential reading di Zio Paperone basato su due autori che hanno espresso proprio grazie al personaggio il meglio della loro arte: Carl Barks e Romano Scarpa.

Una guida non definitiva, ma un caloroso invito alla lettura.


Zio Paperone e la Stella del Polo
Zio Paperone e la Banda Bassotti
Zio Paperone e il tesoro sotto zero
Paperino e le lenticchie di Babilonia
Zio Paperone e la grande caccia al tesoro


Zio Paperone e la Stella del Polo
titolo originale Back to the Klondike
su Zio Paperone n. 77 del febbraio 1996
Prima pubblicazione americana: One Shots (a.k.a. Four Color Comics) 456 (1953)
Prima pubblicazione italiana: Almanacco estivo di Topolino 1953 (Albi d'oro 53026 del 1953)

Il titolo originale di questa storia di 27 tavole, che vide la luce su Four Color n. 456 (marzo 1953), è Uncle Scrooge in “Back to the Klondike”. Tradotta per la prima volta in Italia sul numero 26 degli Albi d’Oro Mondadori nel 1953, è stata poi ristampata una decina di volte nel corso degli anni, l’ultima delle quali sul volume Tesori Disney numero 4. Zio Paperone, che sta assumendo delle pastiglie per curare alcuni problemi alla memoria, ricorda improvvisamente un vecchio episodio risalente ai tempi in cui era cercatore d’oro nel Klondike e aveva incontrato l’affascinante Doretta Doremì (in originale Glittering Goldie), rea di averlo derubato. Ora Paperone vuole ritrovare Doretta Doremì, nonostante abbia ancora un debole per lei, e costringerla a ripagare il suo debito anche a distanza di tanti anni.
L’essenza del “personaggio Paperone”, così come lo aveva inteso Barks e come lo avrebbe successivamente ripreso Don Rosa, emerge in questa storia con vivida chiarezza ed è ben diversa dalla caratterizzazione che sceneggiatori meno accorti avrebbero poi dato del vecchio papero, tratteggiandolo come un despota avaraccio e sfruttatore. I ricordi di Zio Paperone tornano ai tempi in cui lui, ancora ben lungi dal diventare l’industriale miliardario che tutti oggi conoscono, lavorava duramente, armato di setaccio e piccone, alla ricerca dell’oro nel Klondike. Il senso del sacrificio e della fatica è mirabilmente espresso da Barks nelle espressioni dell’allora giovane papero, nel suo abbigliamento, nei cerotti, nelle scorticature.
Doretta Doremì, giovane e bella regina del saloon, è invece affascinante ma anche frivola e disonesta. Si serve del suo fascino per imbrogliare l’onesto cercatore e derubarlo, ma non fa i conti con la grinta e il desiderio di rivalsa del giovanotto, che minaccia di fare a pezzi l’intero saloon se Doretta non gli restiturà il maltolto (ovviamente a interesse composto). Inoltre trascina la bella papera fino al suo terreno aurifero e la costringe a sgobbare giorno e notte al solo scopo di darle una lezione e insegnarle cosa sia il duro e onesto lavoro. Elementi della vicenda, questi, che solo in tempi recenti sono stati completamente svelati. Spiega infatti Marco Barlotti: “La storia originale […] era molto più complessa di quanto abbiano avuto modo di vedere i lettori delle vecchie edizioni Mondadori. Infatti l’editore americano eliminò, sin dall’inizio, alcune tavole fondamentali per una migliore e maggiore comprensione degli stati d’animo di Paperone. In un flashback vediamo infatti che Doretta Doremì, incontratolo in un saloon, non si fosse fatta scrupoli, giungendo addirittura a drogarlo pur di rubargli una grossa pepita. Quindi le rivendicazioni di Paperone sono molto più giustificabili” (questa citazione è tratta dall’elenco completo delle storie di Carl Barks redatto da Marco Barlotti, gratuitamente scaricabile qui: http://marcobar.cce.unifi.it/Fumetti/IndiceBarks.html).
Se dunque c’è del tenero fra Paperone e Doretta, certo questo non dipende da una condivisione di ideali o valori, quanto piuttosto da una certa ammirazione reciproca l’una per il carattere dell’altro: leale e ambizioso lui, testarda e orgogliosa lei. Il nuovo incontro, a decenni di distanza, non può che avere i tratti della malinconia, del ricordo, degli anni che passano, delle vie diverse che i loro destini hanno imboccato. La bellezza di Doretta è sfiorita, Paperone cammina appoggiandosi al bastone. Inoltre, il vecchio papero vuole mantenere la sua reputazione da “duro” agli occhi di Paperino e dei nipotini, quindi ogni minimo cedimento emozionale viene prontamente scacciato e sostituito con l’unico sentimento che Paperone ammette di provare: l’amore per il denaro. L’inaspettata conclusione della vicenda (solo a due vignette dalla fine sapremo come sono andate realmente le cose!) ci rivela un vecchio papero che gestisce a modo suo le proprie contraddizioni ed emozioni, dando a nipoti e lettori una lezione magistrale.

Le ristampe più recenti di questo gioiello sono caratterizzate da un maggiore rigore filologico e bibliografico rispetto alle prime edizioni, quindi sono assolutamente integrali (incluse quattro vignette che Barks dovette ridisegnare, perché le originali erano andate perdute). Quelle probabilmente reperibili con minor difficoltà si trovano su Zio Paperone n. 77, il già citato Tesori Disney n. 4, e infine un volume della BUR (Biblioteca Universale Rizzoli), collana “I classici del fumetto”, intitolato Zio Paperone ed edito nel 2000.

Valentina Semprini



Zio Paperone e la Banda Bassotti
titolo originale The Round Money Bin
su Zio Paperone n. 79 dell’ aprile 1996
Prima pubblicazione americana: One Shots (a.k.a. Four Color Comics) 495 (1953)
Prima pubblicazione italiana: Topolino Libretto 81 (1953)

Con la storia intitolata “Zio Paperone e la Banda Bassotti” del 1953 fa il suo ingresso in scena la mitica numero uno, prima moneta guadagnata dal ricco papero e ritenuta dalla zione, ma non solo da lui, una sorta di portafortuna capace di accrescere la ricchezza del vecchio papero. Al punto che ben 8 anni dopo, nella storia ”Zio Paperone e la fattucchiera” del 1961, lo stesso Barks crea la strega napoletana Amelia, che vive sul Vesuvio con il suo volatile Gennarino e che vuole a tutti i costi mettere le mani sull’antica moneta, convinta delle sue proprietà mistiche.
E sarà proprio grazie all’aiuto della mitica moneta, nella storia che ne vede l’esordio, che Paperone, catturato dalla Banda Bassotti, riesce a salvarsi quando ormai sembrava non esserci più alcuna via di fuga.
I problemi iniziano quando la nota banda criminale, liberata dal carcere, tenta nuovamente di mettere la mani sul denaro di Paperone. Il vecchio avaro decide allora di cambiare tutte le monete (ben tre ettari cubici!) in banconote per meglio tenerle sotto stretta sorveglianza. Tutte le monete vengono convertite in carta tranne una, ovvero la mitica numero uno!
Protagonisti insieme a Paperone del racconto anche gli inseparabili Paperino con i piccoli Qui, Quo, Qua, utilizzati da Barks come spalla del personaggio in quasi tutte le avventure del papero più ricco del mondo.
Un Barks che appena a sei anni dall’esordio del personaggio ne dimostra appieno tutta le potenzialità (e la sua creatività).

Gennaro Costanzo



Zio Paperone e il tesoro sotto zero
titolo originale Uncle Scrooge a cold bargain
su Zio Paperone n. 86 del novembre 1996
Prima pubblicazione americana: Uncle Scrooge n. 17 del marzo/maggio 1957
Prima pubblicazione italiana: Topolino n. 173 del 25 ottobre 1957

La storie di Barks sono sempre uno specchio dei tempi in cui sono state realizzate, e forse quella in oggetto ne è l'esempio più calzante: quando Barks realizzò questa storia, negli anni '50, si era infatti in piena guerra fredda tra le due superpotenze mondiali, Stati Uniti e Unione Sovietica. Appare naturale che l’autore abbia voluto mettere alla berlina la situazione internazionale. Nella storia, l'antagonista è un ambasciatore della Brutopia (nazione fittizia dietro la quale non è difficile scorgere l'URSS) che Barks raffigura come "un amalgama di più esponenti di varie nazioni, sempre affamate di armi". E cosa ci fa un ambasciatore della grande Brutopia a Paperopoli? Ovviamente vuole impadronirsi di una palla compressa del più raro elemento conosciuto al mondo, il bombastium, che fornirà illimitata energia al suo paese. Ma nonostante il nome pomposo, si scoprirà che l'utilizzo del bombastium non è poi così utile: un atomo di bombastium versato in un barile d’acqua la trasforma in un barile di gelato! Scoperto ciò, l’ambasciatore monta su tutte le furie e torna in Brutopia, mentre Zio Paperone troverà un modo per far fruttare anche questo tesoro, con la piccola collaborazione di un pinguino. Sì, un pinguino, perché il finale di questa storia è ambientato al polo. Spetta al lettore scoprire la serie di gag folli e strampalate ha portato Paperone (con Paperino e nipoti al seguito, come sempre) nella terra dei pinguini. Chi scrive si limita a far notare come questa storia sia una vera e propria summa della poetica barksiana: ci sono avventura, luoghi esotici, umorismo, personaggi strampalati e gag in quasi ogni vignetta. Da ricordare la scena in cui Paperone e i nipoti inseguono la palla di bombastium che rischia di sciogliersi, a inizio storia.

Giulio Capriglione



Paperino e le lenticchie di Babilonia
su Zio Paperone n. 180 del settembre 2004
Prima pubblicazione italiana: Topolino nn. 250-251 dell’11-18 settembre 1960

Tra gli autori italiani, Romano Scarpa è senza dubbio quello che meglio ha capito il substrato e la psicologia dei personaggi disneyani. Mentre qui da noi troppo spesso Topolino viene raffigurato come un detective ferreo e inflessibile, e Paperone come un taccagno senza scrupoli, Scarpa, tenendo a mente la lezione di Gottfredson e Barks, ha saputo interpretare questi characters in modo del tutto coerente, dando loro nuova linfa e creando nuovi spunti narrativi. Non solo: le sue storie, quantunque perfettamente leggibili da un pubblico infantile, si sono sempre distinte per l’inventiva, la regia, la tensione. Esempio perfetto della poetica Scarpiana è “le lenticchie di babilonia”. La storia inizia con un Paperone vestito di stracci e ridotto a mendicare per strada. Un esordio che concede pochissimo all’ironia e, avvolto com’è nel mistero, crea subito suspance. Per sapere come si è arrivati a quel punto, il lettore dovrà immergersi in un lunghissimo flashback (tecnica allora assolutamente non comune nel fumetto disney) del quale ovviamente non vi sveliamo nulla. Questa storia rivela un autore che non riposa sugli allori del già detto, che cerca sempre nuovi modi sorprendenti e inediti per narrare le gesta di personaggi che in fondo avevano dato moltissimo già allora. E soprattutto un autore che scrive e disegna storie strutturate e di ampio respiro, senza accontentarsi delle gag fini a sé stesse.

Giulio Capriglione



Zio Paperone e la Grande caccia al tesoro
titolo originale Uncle Scrooge – The Great Treasure Hunt
su Zio Paperone n. 196-199 dell’ gennaio-aprile 2006
Prima pubblicazione italiana: Topolino Libretto 825 - 828 (1971)

Presentata nel suo formato originale (e non nel formato adattato per la versione pocket) “Zio Paperone e la Grande caccia al tesoro” è una lunga avventura in quattro parti disegnata dal mitico Romano Scarpa con le chine di Giorgio Cavazzano.
Con script anonimo ma di probabile paternità di Dick Kinney, la storia vede Zio paperone e il suo rivale, il ricco Rockerduck (all’epoca agli esordi), sfidarsi in una lunga gara, ricca di numerosi colpi di scena, intorno ai quattro angoli del mondo per vincere un premio televisivo che mette in palio un milione di dollari. Inutile dire che più che per necessità del denaro i due contendenti si sfidano per riservare il loro onore. E' infatti evidente la disonestà di Rockerduck e la lealtà di Paperone, che riceve più di uno sgarro da parte del suo rivale.
Ma l’avventura per Paperone è di certo più rassicurante se si considerano i suoi compagni di viaggio, Paperino ed i suoi nipoti, che più di una volta riusciranno ad togliere dai pasticci il povero (si fa per dire) De Paperoni. Chi vincerà la sfida? Questo dovrete scoprirlo da soli...
Uno Scarpa in piena forma ci accompagna in questa lunga avventura a tratti un po’ semplicistica ma di sicuro avvincente ed emozionante.

Gennaro Costanzo




Carlo Del Grande
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