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Young Avengers: Sidekicks

Avengers Disassembled: uno degli story-arc più discussi della storia dei Vendicatori, importante non tanto per la validità della storia stessa quanto per le conseguenze portate sia al gruppo che al Marvel Universe nel suo insieme, lo scenario in cui questi personaggi si muovono.
Una di queste conseguenze è stata la ripartenza della testata con il nome di New Avengers e con un cast all-star che ha lanciato la serie in vetta alle classifiche di vendita; un’altra è stata l’ennesima scommessa editoriale di Joe Quesada: una serie nuova di zecca, con personaggi adolescenti mai visti prima.
Beh, in fondo apparentemente non era questa grande novità: si erano gia visti gruppi di questo genere in casa Marvel, basta pensare ai New Warriors, ai gruppi di adolescenti mutanti o ai più recenti Runaways, però… questa volta il nome della serie era YOUNG AVENGERS, e i nomi dei protagonisti richiamavano quelli dei membri fondatori della serie principale: Patriot, Iron Lad, Asgardian e Hulkling! Sidekick delle loro controparti adulte, nonostante quest’ultime fossero all’oscuro della loro esistenza.
Un’idea di base molto “DC Comics”, impossibile infatti non pensare automaticamente ad una versione Marvel dei Teen Titans o della scomparsa Young Justice, anche se in casa Marvel i sidekick avevano gia fatto la loro comparsa ai tempi degli esordi, quando era conosciuta come Timely, seguendo il trend del periodo: i “ragazzi-meraviglia” di Capitan America e della Torcia Umana originale, Bucky e Toro, erano addirittura abbastanza popolari da apparire anche in una loro testata personale nei 40s, Young Allies.
Ma nella Silver Age e con il rilancio del Marvel Universe moderno, la Marvel aveva sempre tenuto in disparte il concetto di sidekick, considerato ingenuo, superato ed irrealistico; Bucky veniva dato per morto sin dalla prima apparizione moderna di Capitan America su Avengers (prima serie) n. 4 proprio per alleggerire il rilancio del personaggio di un particolare imbarazzante del suo status, e la figura di ragazzo-spalla dell’eroe sembrava non rientrare in nessun modo tra i concetti base della linea di pubblicazioni dell’editore.
E adesso il moderno, fuori-dagli-schemi, spesso geniale e coraggioso Joe Q. introduceva un concetto sulla carta vecchio e ingenuo, notoriamente appannaggio della Distinta Concorrenza.
Critiche preventive da parte del fandom sono piovute immediatamente appena la serie è stata annunciata, e una ventata di sconcerto misto a curiosità ha attraversato anche i più accaniti sostenitori della “nuova Marvel” di Quesada.
Tutto questo fino all’uscita del n. 1 della serie.
Quando gli Young Avengers sono alla fine apparsi sugli scaffali delle fumetterie, è stato subito chiaro a tutti che una ventata di freschezza aveva investito il panorama dei comics mainstream.
L’ottimo Allan Heinberg, ennesimo scrittore proveniente dalla fiction televisiva (The O.C., Sex and the City, Party of Five) e la giovane promessa Jim Cheung (gia visto in casa Marvel su Iron Man e X-ForceScion della defunta CrossGen) stavano proponendo ai lettori una serie giovane, moderna e al contempo coerente con i parametri classici della Marvel, una serie adatta alle nuove generazioni e – udite, udite – in continuity, cioè rispettosa di quell’elemento narrativo tanto caro alla vecchia guardia di lettori, che se ben usata trasmette un piacevole senso di appartenenza ad un universo coerente, sensazione considerata da molti troppo spesso messa in disparte negli ultimi anni.
E i protagonisti non sono affatto i classici sidekick, non sono le spalle degli eroi adulti, pur essendo a loro ispirati come nomi e poteri; gli eroi non sanno neanche della loro esistenza, e quando ne vengono a conoscenza non ne sono affatto contenti.
Questi personaggi rappresentano caratteristiche giovanili come la ribellione e la testardaggine al fianco di qualità nobili come il coraggio e il senso del dovere, in una posizione molto più antagonista nei confronti degli adulti rispetto ai gruppi simili di casa DC a cui sembravano invece essere ispirati (con l’eccezione della nuova serie della Legion of Super-Heroes, che fa del conflitto generazionale uno dei suoi punti cardine).
Il primo story-arc “Sidekicks” (che conta sei numeri, secondo la consuetudine ormai affermatasi negli ultimi anni, volta a facilitare la ristampa in TP) presenta immediatamente l’apparizione del gruppo, senza spiegarne origini o provenienza fino alla fine dell’arco narrativo, anzi rendendo questi interrogativi uno dei maggior motivi di interesse durante la lettura.
Le controparti adolescenti di Capitan America, Thor, Iron Man e Hulk si trovano immediatamente a fronteggiare criminali comuni, gli stessi Cap ed Iron Man intenzionati a dissuaderli dal continuare la carriera di crime-fighters con la minaccia di andare a parlare con i loro genitori, e… Kang il Conquistatore, uno dei nemici più temibili dei Vendicatori, il cui destino è misteriosamente legato a quello di Iron Lad!
Il primo story-arc si conclude in maniera imprevedibile e scoppiettante risolvendo il conflitto finale con Kang e promettendo anche di meglio per il successivo, mentre il gruppo perde uno dei suoi membri fondatori, ne acquista uno nuovo e l’intera squadra si avvia verso una trasformazione radicale.
Niente male per una saga d’esordio.
Azione, personaggi tridimensionali dai rapporti interpersonali interessanti e ben gestiti, misteri che si dipanano con un tempismo praticamente perfetto che non indugia però nei tempi estremamente dilatati a cui ci hanno abituato ultimamente titoli ben più blasonati: il tutto unito all’ottima mano dell’illustratore che propone uno stile piacevole, moderno, dinamico e dall’ottimo storytelling: è indubbio che la coppia Heinberg/Cheung sia una delle migliori sorprese che la Marvel ci ha offerto nel 2005.


E' già disponibile il primo TPB americano di Young Avengers. Il suo corrispettivo italiano è previsto per il 2 febbraio in un volumetto da edicola edito da Paninicomics, che con il titolo I giovani Vendicatori raccoglie i primi quattro numeri della serie.


Fausto Colasanti

Marco Rizzo

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