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Superman: novità giudiziarie e contrattuali

In questi giorni due importanti novità hanno riguardato l'incarnazione cinematografica di Superman. La prima è una sentenza giudiziaria che pone un punto fermo (tra i tanti da porre) nella disputa tra i proprietari del personaggio, Warner Bros. e DC Comics, e gli eredi di uno dei suoi creatori, Jerry Siegel. La seconda riguarda invece il rapporto tra il franchise legato a Superman e l'ultimo interprete del personaggio, Brandon Routh.

In relazione al primo punto, come forse ricorderete gli eredi Siegel avevano fatto causa a Warner e DC sostenendo che la casa di produzione cinematografica, essendo proprietaria dell'editore di comics, aveva sfruttato questo rapporto privilegiato pagando alla DC un importo irrisorio per poter usufruire dei diritti cinematografici sul personaggio; in tal modo, poiché Siegel e poi i suoi eredi si erano visti riconosciuto il diritto a partecipare agli utili derivanti dalla cessione dei diritti, il basso importo pagato dalla Warner alla sua "sottodivisione" DC si era tradotto anche in una quota poco consistente finita nelle tasche dei Siegel. In buona sostanza, i Siegel pretendevano che l'importo dei diritti che la Warner doveva alla DC venisse ricalcolato secondo meccanismi di mercato che avrebbero favorito in particolare la quantità assoluta loro spettante.

Nei giorni scorsi, come dicevamo, è stata emessa la sentenza, la quale ha per altro aperto uno scenario piuttosto articolato. In prima istanza, il giudice Stephen G. Larson ha dato ragione, sul punto specifico al centro del processo, a Warner Bros. e DC Comics, concludendo che quanto pagato dalla prima alla seconda per i diritti non risulta inferiore ai parametri di mercato. Agli eredi Siegel, inoltre, spetterebbe solo la partecipazione agli utili della DC, e non anche a quelli della Warner (dunque non al ricavato ottenuto direttamente dai film e dal relativo merchandise). Commentando la sentenza, l'avvocato dei Siegel, Marc Toberoff, ha voluto specificare che il processo appena concluso è solo un tassello del complesso mosaico giudiziario riguardante i diritti su Superman. Toberoff ha puntualizzato che a partire dal 2013 gli eredi di Siegel e il fondo proprietario di Joe Shuster rientreranno nel pieno possesso dei diritti sul personaggio, ribaltando così le carte in tavola e costringendo la Warner a scendere a patti con i nuovi detentori del copyright.

A tal proposito, la sentenza di Larson si è anche spinta oltre, precisando che qualora Warner Bros. non avviasse lo sviluppo di una nuova produzione cinematografica su Superman entro il 2011, i Siegel avrebbero titolo a richiedere un risarcimento danni. In quest'ottica è stata inoltre richiamata una testimonianza resa durante il processo dal presidente della Warner Alan Horn, il quale ha dichiarato che nonostante la casa di produzione sia più che intenzionata a produrre una nuova pellicola sul personaggio, al momento non esiste nulla di concreto (neanche una sceneggiatura), e che nel migliore dei casi un film potrebbe vedere la luce nel 2012.

E per l'appunto, la sostanziale immobilità di sviluppi concreti nell'evoluzione del franchise ha trovato eco nella seconda novità trapelata nei giorni scorsi. Infatti si è venuto a sapere che di recente è scaduto il contratto che legava l'attore Brandon Routh al franchise cinematografico di Superman. Routh aveva interpretato l'Uomo d'Acciaio nel film del 2006 diretto da Bryan Singer, "Superman Returns", e il contratto stipulato in quell'occasione lo legava alla produzione almeno di un nuovo sequel. A rendere nota la scadenza di questo contratto è stato proprio l'attore in un'intervista dei giorni scorsi. Routh ha comunque voluto sottolineare di essere più che disponibile a tornare nei panni di Superman, e che se dovessero chiederglielo non ci penserebbe due volte. In ogni caso, l'attore ha ammesso di non essere a conoscenza di alcuno sviluppo circa eventuali progetti cinematografici sul personaggio.


Valerio Coppola
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