Menu

Letture: I cento anni del fumetto italiano

Comunicato Stampa:

Letture: I cento anni del fumetto italiano

"LETTURE", mensile  di informazione culturale, letteratura e spettacolo edito da Periodici San Paolo dedica la copertina di dicembre ai "CENTO ANNI DI FUMETTO ITALIANO". L'occasione è il centenario del "Corriere dei Piccoli" che, nascendo il 27 dicembre 1908, diede inizio all'avventura del fumetto nostrano. "Da allora si sono succeduti personaggi, storie e disegnatori che hanno contribuito a forgiare un medium dove verbal e iconico si fondono costituendo un nuovo linguaggio". L'editoriale che apre il mensile è affidato ad Alfredo Barberis, da anni collaboratore di Letture che nella sua lunga carriera giornalistica ha assunto anche l'incarico di direzione del Corriere dei Piccoli e del Corriere dei Ragazzi, e che traccia, di quel periodo, un ricordo gustoso, affettuoso e ricco di aneddoti. La ricostruzione storica delle vicende del fumetto italiano è poi affrontata da Stefano Gorla, srcittore e saggista oggi direttore de il Giornalino, mentre il critico  Sergio Rossi passa in rivista le numerose testate e le vicende editoriali del genere. Loris Cantarelli, redattore di Fumo di China, propone infine una semiseria classifica dei grandi del fumetto del nostro Paese.
Letture, euro 4,65, è in vendita presso le librerie Paoline e San Paolo o per abbonamento (euro 31,00) scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Di seguito il testo di Loris Cantarelli e in allegato il pdf della copertina.
Milano, 2 dicembre 2008
Quali sono i maestri italiani?

COME TI CLASSIFICO I GRANDI AUTORI

di Loris Cantarelli

Com’è noto, le riviste anglosassoni di ogni genere amano le classifiche, spesso per il puro gioco intellettuale di “fare la conta” tra opere e autori imprescindibili. Lo stimolo ci è sempre sembrato divertente, anche per la sua spudoratezza: eccolo applicato per sommi capi ai primi cento anni di fumetto italiano.

Fumettisti “a tutto tondo”

Pur essendo una condizione insolita nella narrativa disegnata di un mondo ormai sempre più specializzato in ogni campo, è indubbio che la figura di fumettista più affascinante è quella degli autori responsabili in toto sia dei testi che dei disegni. Un’ipotetica “top 25” degli artisti di questo tipo attivi in Italia nel dopoguerra – sorvolando i giganti anteguerra Sebastiano Craveri, Antonio Rubino e Sergio Tofano in arte Sto, talmente geniali e debordanti da sconfinare nell’illustrazione come nell’arte pura – è inevitabile, anche se non scontato, che comprenda maestri del comico come del realistico.
Sono le due grandi categorie in cui è lecito dividere il mare magnum della produzione di ogni Paese, non per ansia di classificazione ma per l’effettivo registro linguistico, che condiziona il racconto ma anche gli stessi codici narrativi: esempio forse estremo, le onomatopee (le celebri scritte che cercano di trascrivere un suono) che possono divenire parte integrante del divertimento venendo “reinterpretate” nello stile dei personaggi... anche se – in epoca di horror nella fiction come al telegiornale – le sorprese “disturbanti” non mancano ormai da decenni anche nel realistico: già il bizzarro Poema a fumetti (1968) di Dino Buzzati deformava l’ambiente seguendo i sentimenti del protagonista. Nell’ambito comico è praticamente impossibile non iniziare dall’istintivo fuoriclasse Benito Jacovitti (mai abbastanza studiato, dal dissacrante Cocco Bill al folle Zorry Kid), seguìto a ruota dall’incontenibile Massimo Mattioli e il sensibile Silver (Guido Silvestri) con i loro Pinky e Lupo Alberto (entrambi dal 1973).
Si difendono bene il dolceamaro Bonvi (Franco Bonvicini) delle celeberrime Sturmtruppen e il poliedrico Perogatt (Carlo Peroni, notissimo in Germania), capace di passare dai personalissimi Slurp e Gianconiglio alle riletture dei personaggi di Hanna-Barbera, ma anche il giovane Leonardo Ortolani con il suo tragicomico Rat-Man (dal 1990). Fanno poi mirabile storia a sé i quattro maggiori esponenti della narrativa legata ai personaggi del mondo di Walt Disney (attivissimi anche in splendide opere personali), gli scomparsi Luciano Bottaro (osannato in Francia) e Giovan Battista Carpi (ideatore dell’Accademia Disney nel 1991) e i “capiscuola loro malgrado” Giorgio Cavazzano e Romano Scarpa, imitati a dismisura e mai lontanamente uguagliati. Per quanto riguarda il realistico – che sembra tuttora aggiudicarsi la fetta maggiore di pubblico – nell’avventura più pura rimangono insuperabili il Corto Maltese e Gli Scorpioni del Deserto di Hugo Pratt, i graphic novel spionistici di Vittorio Giardino (Max Fridman e il noir in salsa bolognese Sam Pezzo) e quelli storici di Attilio Micheluzzi (l’aviatrice anni Dieci Petra Chérie, il bel gaglioffo anni Quaranta Marcel Labrume e il guascone anni Venti Rosso Stenton), mentre danno i brividi le capacità “gotiche”, non soltanto negli adattamenti letterari, dello scomparso Dino Battaglia (da Totentanz a Gargantua e Pantagruel) e i racconti di Sergio Toppi (le sue serie storiche su il Giornalino e la serie Il collezionista), le graffianti denunce sociali di Guido Buzzelli e i ghirigori sadomasochistici di Guido Crepax (Valentina, De Sade, Histoire d’O e compagnia), le acrobazie linguistiche di Gianni De Luca (Il Commissario Spada e gli adattamenti di Shakespeare su il Giornalino) e il rabbioso cyberpunk del Ranxerox di Tanino (Gaetano) Liberatore. Va poi ricordato il western popolare di Roy D’Ami (Rinaldo D’Ami), quello “storicizzato” di Rino Albertarelli e quello intenso di Paolo Eleuteri-Serpieri (nel 1985 preda di una deriva eroticofantascientifica con la serie di volumi sulla bella Druuna), nonché la fama mondiale raggiunta dal raffinato Milo (Maurilio) Manara (dedito dal 1983 a un erotismo sempre più fine a se stesso). Assolutamente a metà strada tra comico e realistico, e con esempi clamorosi in entrambi i registri, il grottesco Magnus (Roberto Raviola), creatore grafico di Alan Ford e poi in proprio dello Sconosciuto e della Compagnia della Forca, e l’adrenalinico Andrea Pazienza, sintesi estrema (fino alla morte per overdose nel 1988) del disagio giovanile anni Settanta-Ottanta.

Un disegno vale mille parole

Tra chi non si è quasi mai cimentato con la scrittura, segnaliamo 5 disegnatori: Galep (Aurelio Galleppini) per la creazione grafica, la caratterizzazione e la longevità (1948-94) del granitico Tex; Ivo Milazzo per la creazione e il tratto sempre più essenziale dell’epocale Ken Parker (1977-98); Ferdinando Tacconi per la maestria in storie di uomini e aeroplani; Franco Caprioli per l’inconfondibile stile “a puntini”; e Lino Landolfi per la grafìa quasi liberty. Nota dolente nella fiction del terzo millennio, la sceneggiatura italiana può vantare tradizionalmente nomi di assoluto rilievo come Giovanni Luigi Bonelli per l’avventura western del suo immarcescibile Tex, Mino (Guglielmo) Milani per decine di racconti di formazione e ristampatissimi romanzi per ragazzi, Max Bunker (Luciano Secchi) per il grottesco Alan Ford (dal 1969), Guido Martina per le seminali “grandi parodie” ambientate nel mondo disneyano con un occhio all’Italia del dopoguerra (da L’Inferno di Topolino, 1949), Gino D’Antonio per le rigorose Storia del West (1967-80) e Uomini senza gloria (1986-88) più centinaia di episodi seriali, Tiziano Sclavi per la maestrìa di un fumetto attento al gioco intertestuale con il lettore e capace di assorbire le infinite citazioni dell’immaginario collettivo (letterario, cinematografico, musicale) nel suo Dylan Dog (dal 1986).
Per decenni misconosciute “mosche bianche” tra colleghi maschi, dagli anni Ottanta le fumettiste italiane sono aumentate a dismisura (complici i successi del bel tenebroso Dylan Dog, l’esplosione dei manga nipponici e le ricadute multiculturali da PK alle Witch). Da citare almeno i disegni di Lina Buffolente nell’avventura anni Cinquanta e di Anna Brandoli nei romanzi a fumetti anni Ottanta, la sintonia con gli adolescenti di ogni età (comprese le vignette sul Corriere della Sera) della 77enne sempreverde Grazia Nidasio, l’umorismo giocoso e raffinato di Silvia Ziche nelle storie disneyane come nelle vignette e strisce satirico-sociali, ma anche la mole di riletture dei classici letterari sceneggiati per decenni da Renata Gelardini.

Post scriptum

Per concludere questa mini “guida agli irrinunciabili”, ci piace ricordare Paolo Piffarerio per il tratto a volte grottesco eppure ideale per le avventure di cappa e spada (su Alan Ford dopo Magnus, ma anche ai testi nel misconosciuto Fouché, un uomo nella Rivoluzione), nonché Giorgio Rebuffi per l’inventiva sfrenata (fin dal geniale “luposki della steppa” Pugacioff). Ma l’elenco è già incompleto, e ogni giorno si allunga... La storia del fumetto continua a stupire: sembra incredibile, ma anche dopo la Bibbia e l’Odissea c’è ancora qualcosa di nuovo da raccontare.

Loris Cantarelli



Annamaria Bajo
Torna in alto