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Intervista/anteprima Milano criminale

In uscita a Lucca Comics, Milano Criminale 3: La Città Esige Vendetta - Parte 1 è il nuovo volume targato Edizioni BD ad opera di Diego Cajelli e Giuseppe Ferrario.
Abbiamo per l'occasione intervistato lo sceneggiatore Diego Cajelli ed in più realizzato un'anteprima del volume.

A seguire un dettagliato comunicato stampa.


Comunicato stampa:


Finalmente ritorna l'universo di Milano Criminale! In una nuova straordinaria storia a colori, scritta dal sempre cinicamente ispirato Diego Cajelli e gratificata dai disegni e dai colori di Giuseppe Ferrario, mai così realistico e spietato.
In uscita a novembre in tutte le migliori librerie, e in anteprima a Lucca Comics!


MILANO CRIMINALE LA STORIA

Per raccontare Milano Criminale bisogna partire dall’inizio, dalla Factory.

La Factory, definita come il primo nucleo del fumetto indipendente italiano, era un’etichetta ombrello sotto la quale, dal 1998 al 2000, si era radunato un folto gruppo di autori: Walter Venturi,

Stefano Piccoli, Roberto Recchioni, Paolo “Ottokin”Campana, Maurizio Rosenzweig, Marco Farinelli, Luca Bertelè, Leomacs, Flavia Scuderi e Diego Cajelli.

All’insegna dell’indipendenza e dell’autoproduzione, la Factory, pubblicò una ormai mitica serie di albi, divisi tra One Shot e Miniserie: Battaglia, Lost Kidz, Zelda, Il Massacratore, Simbolo, Lele, Sabry & Tobia e L’Uomo Atomico.

Nel 1999, per la Factory, Diego Cajelli e Maurizio Rosenzweig pubblicarono un volumetto a colori di 16 pagine, dal titolo: Milano Criminale, il Gioco Del Falco.

L’intenzione degli autori era quella di celebrare con un fumetto, le atmosfere, i personaggi, il modo di raccontare dei film polizieschi italiani degli anni ’70.

In quel periodo, pellicole come “Milano odia la polizia non può sparare” , “La mala ordina” o “Milano Calibro 9” non erano ancora state sdoganate dalla critica. Il termine poliziottesco era ancora da inventare, e quei film si potevano vedere soltanto alle tre di notte su Rete4, sgranati e deformati dalla decompressione del widescreen.

Cajelli e Rosenzweig si misero al lavoro, spinti dalla passione per quel genere cinematografico e per l’estetica, oggi diremmo vintage, degli anni ’70.

Molti anni dopo (nel 2006) Roberto Recchioni, ricordando in una serie di articoli quel periodo, scrisse:

“…Non solo aveva captato con parecchi anni di anticipo il ritorno in voga dei poliziotteschi, ma lo aveva fatto con un approccio passionale e non solo cerebrale.

In sostanza, Milano Criminale non era solo uno sterile esercizio si stile, era una storia realizzata con amore. A parte questo, era la storia tecnicamente meglio scritta che la Factory avesse mai dato alle stampe e, a tutt'oggi, rimane uno dei gioielli di Diego in termini assoluti.

Un meccanismo narrativo perfetto che si snoda in sedici misere paginette e che racconta di più e meglio di molti albi Bonelli o Bonelliani che trovate tutti i mesi in edicola.

I disegni di Maurizio e i bei colori non facevano altro che rendere il tutto ancora più pregevole.

Ovviamente fu uno degli albi meno capiti della Factory... ma anni dopo si prese la sua rivalsa.”

Il fumetto, un poliziesco ambientato a Milano nel 1975, vedeva come protagonisti Il Commissario Simone De Falco e l’Ispettore Rosario Lorusso, due sbirri duri e puri, come lo erano i piedipiatti della cinematografia di riferimento.

Per ambientare le vicende in un contesto storico corretto, venne fatto un lunghissimo lavoro di documentazione, si ricostruirono visivamente la città, gli ambienti, gli oggetti, i vestiti, i volti…

La cura quasi maniacale della componente storico/estetica dell’immagine, portò alla decisione di colorare l’albo usando tonalità decisamente Pop, unite ad un particolare effetto di stampa, il puntinato tipico della colorazione dei fumetti degli anni ’70.

L’effetto è quello di un viaggio nel tempo, il lettore viene preso per mano e portato nella Milano del 1975. La ricostruzione storica prende gli elementi che di solito rimangono solo sullo sfondo, e li colloca in primo piano, al centro dell’attenzione del lettore. Trasformando così l’ambiente in un vero e proprio attore, al pari dei personaggi.

Questa è la caratteristica più forte di Milano Criminale, più che le psicologie dei personaggi o l’intreccio delle vicende, sono proprio l’ambiente e i dettagli ad essere notati, ed è con quel contesto che il lettore stabilisce quel feedback di solito riservato unicamente ai protagonisti.

“… Anni '70, pantaloni a zampa, baffi ... ma non è il solito revival modaiolo, è un vero e proprio flash, un ritorno completo a quell'epoca. Faccendieri, droga, discoteche, poliziotti di una Milano non da bere, lontana dai plasticosi anni '80. Di questa Milano criminale si sente tutto a mille, i riferimenti al cinema poliziesco dell'epoca, i colori, i vestiti, il modo di parlare e di muoversi. .. un mondo, insomma, un mondo sparito nella realtà, ma riapparso fortissimo sulle pagine di questo albo…” (V.V. Mondo Naif Aprile 1999)

Con uno slancio di ottimismo, in terza di copertina dell’albo Factory, veniva annunciato il secondo numero della “serie”: Milano Criminale, La Banda del Muto.

C’era una tavola di presentazione realizzata a matita da Rosenzweig, e Cajelli aveva già scritto quasi tutta la sceneggiatura. Slancio di ottimismo. Infatti, la seconda storia di De Falco e Lorusso, uscì molto più tardi, nel Novembre del 2003.

L’avventura della Factory era finita, e i due autori accantonarono Milano Criminale, dedicandosi ad altri progetti. Tra i molti, la serie di Graphic Novel di Davide Golia per Rosenzweig, che lo vedeva impegnato come autore completo, e le prime sceneggiature bonelliane per Cajelli, che esordiva in quegli anni sulla serie Napoleone della casa editrice di via Buonarroti.

Gli anni passarono, ma De Falco e Lorusso scalpitavano per tornare in azione.

Milano Criminale non è mai stata una serie regolare con precise cadenze di pubblicazione, non è mai stato un appuntamento fisso in edicola o in libreria, eppure aveva fatto breccia nel cuore e nell’immaginario dei lettori, trovando uno spazio preciso e una sua schiera di appassionati.

Milano Criminale non è mai stata una serie, me è come se lo fosse, è un fenomeno molto particolare, dalle caratteristiche inusuali per il mondo del fumetto, che ha come suo punto di forza la puntuale serialità.

Nel 2003, a tre anni di distanza dall’uscita del “virtuale numero uno”, Cajelli propone a Marco Schiavone, direttore della neonata casa editrice Alta Fedeltà, il secondo episodio: Milano Criminale, La Banda del Muto, una storia in bianco e nero di oltre 60 tavole, dove il lavoro di documentazione è stato ampliato e veicolato alla narrazione in maniera ancora più precisa.

Per realizzare il volume, venne ingaggiato un nuovo disegnatore, Marco Guerrieri.

“… Cajelli e Guerrieri rivitalizzano lo spirito che la città viveva in quegli anni: le rapine colossali, gli inseguimenti fatti a bordo delle Alfette all´ombra della Madonnina con poliziotti che non conoscono le mezze misure. La rappresentazione della città è fedelissima.

Lo si nota dai dettagli che aiutano a identificare l´atmosfera, siano essi un poster dell´Inter sullo sfondo o la marca di un liquore evidenziata su un posacenere. La storia narrata ripercorre in pieno il genere del poliziesco…” (Beniamino Musto, Libero, Luglio 2004)

Questa seconda avventura è disegnata in modo molto diverso rispetto alla prima.

Un bianco e nero puro, quasi in linea chiara, dove Guerrieri punta molto sul realismo delle immagini più che sui toni grotteschi e di atmosfera usati da Rosenzweig.

Guerrieri, letteralmente, si mette al servizio della storia, esaltandone i contenuti realistici, ricreando il design delle automobili e degli ambienti, caratteristica che contraddistingue anche i successivi lavori del disegnatore, John Doe e Jonathan Steel.

Il suo tratto, frontale ed efficace, colpisce nel segno.

“…Storie sporche di sangue e pallottole, rapine, inseguimenti e scazzottate. Una prova decisamente maiuscola da parte dello sceneggiatore Diego Cajelli e del disegnatore Marco Guerrieri….” (Fausto Ruffolo, ComicUs, Novembre 2003)

Nel frattempo, dal 1999 al 2003, il poliziesco italiano degli anni ’70 era diventato ufficialmente il Poliziottesco, quei film erano stati riscoperti, restaurati, distribuiti in collane di DVD e videocassette. Il vintage cinematografico era diventato di moda, punto di forza di numerose riviste specializzate e di siti internet dedicati a Maurizio Merli, Tomas Milian, Fernando Di Leo, Stelvio Massi, e tutte le star del periodo.

Il volume edito da Alta Fedeltà, era corredato da un articolo molto approfondito sulla cinematografia poliziesca del periodo, e si concludeva con un ricco elenco di note, dove l’autore rivelava tutte le fonti di ispirazione e di documentazione usate per realizzare la storia.

Milano Criminale, La Banda del Muto, esaurisce presto la tiratura, diventando, come per il precedente albo della Factory, una vera e propria chicca per collezionisti, ma le sorprese riservate alle avventure di De Falco e Lorusso non erano finite.

Nel 2005, Milano Criminale, viene inserito nell’antologia: “Alta Criminalità, il meglio del noir italiano a fumetti”, pubblicata nella collana Piccola Biblioteca Oscar Mondadori.

Il volume, curato da Marco Schiavone e Tito Faraci, si rivela un grandissimo successo di vendite e di critica, e porta i nostri due poliziotti degli anni ’70 alla conoscenza di un vastissimo pubblico di lettori.

“…Veniamo ora al capolavoro della raccolta: Milano criminale sembra scritto da Giorgio Scerbanenco e trasposto in immagini da Fernando Di Leo… e chi ha visto Milano Calibro 9 o La mala ordina avrà già l’acquolina. Autori di questo gioiellino sono Diego Cajelli e Marco Guerrieri, cui ogni cultore dei poliziotteschi anni ’70 dovrebbe erigere un piccolo monumento…”

(Antonio Benedetto, Thriller magazine, Settembre 2005)

Nella sceneggiatura originale, a pagina 60, quando De Falco annuncia che prima o poi riuscirà a ritrovare Vittorio L’Obitorio, un ex legionario al soldo della mala, c’era un didascalia. Sulla didascalia si poteva leggere: “ Succederà nel prossimo episodio di Milano Criminale: Milano Criminale, La Città esige vendetta.”

Per scaramanzia, vista la precedente esperienza, quella didascalia venne omessa.

Cajelli iniziò a scrivere il soggetto della terza avventura di Milano Criminale, intanto che il volume edito da Mondadori procedeva nella sua avventura editoriale.

“…Ammiccando al cinema italiano degli anni 70, lo sceneggiatore Diego Cajelli (Dampyr, Zagor, Diabolik) e il disegnatore Marco Guerrieri, hanno messo in scena un'avventura di violenza e giustizia sommaria, ambientata in un'accuratissima Milano Criminale di quegli anni…"

(Noir, Settembre 2006)

Cajelli si rimette a studiare il periodo, strutturando un plot in cui per la prima volta, la componente politica di quegli anni entra di diritto nella narrazione.

Mentre il plot del terzo episodio inizia a strutturarsi, inaspettatamente si ritorna a parlare del primo albo di Milano Criminale e dei suoi colori Pop.

Nel Giugno del 2006, sul sito ComicUs, appare questa notizia:

“ Cajelli & Rosenzweig go to America

La No Shame Films, sotto la supervisione di Giona Nazzaro, è impegnata nella realizzazione per il mercato statunitense di edizioni in dvd di film italiani. Navigando sul sito della casa produttrice, ci si imbatte in "Convoy Busters", versione in inglese di "Un Poliziotto Scomodo". Tra gli extra di questo dvd, troviamo, con grande piacere, un booklet a fumetti che porta le firme di due talenti nostrani: Diego Cajelli (Milano Criminale, Zagor, Nick Raider) e Maurizio Rosenzweig (Davide Golia, John Doe). Si tratta di un albetto di 16 pagine, contenente la storia "Crime Story: The De Falco solution", ambientata nella Milano degli anni '70, vale a dire la ristampa in inglese di "Milano Criminale, il gioco del falco", ripresa dall'introvabile albo Factory del 1999, precedente alla versione poi pubblicata su "Alta Criminalità" (Mondadori)... ” (Carlo Del Grande)

De Falco e Lorusso, emigrano negli Stati Uniti, in una versione dell’albo Factory adattata e tradotta da Michele Foschini, una coproduzione Alta Fedeltà/No Shame Films.

I due sbirri degli anni ’70, nati come omaggio alla cinematografia del periodo, diventano un contenuto speciale, ed è una sorta di anello che si chiude.

La primaria fonte di ispirazione: il cinema, e ciò che quelle atmosfere hanno prodotto: un fumetto, si ritrovano seduti allo stesso tavolo. Uscire nel booklet di un DVD, consente a Milano Criminale di entrare in contatto con un pubblico molto selezionato, la platea dei cinefili americani, appassionati del genere, che accolgono con grande entusiasmo i due piedipiatti di Milano.

"… My favorite of all the extras, is a sixteen-page comic book entitled Milano Criminale: The De Falco Solution, written and drawn by two popular Italian comic book artists, Diego Cajelli and Maurizio Rosenzweig, that is inspired by the Italian crime films of the '70s and is also designed in the style of Italian comic books from the '70s. It's a cool addition that rounds out this excellent NoShame release quite nicely... " (Horrorview.com)

"… Most unique in this package is "Crime Story: The De Falco Solution," a 16 page color comic by Maurizio Rosenzweig and Diego Cajelli. A graphic ode to European crime, this illustrated story is a refreshing change from the usual liner notes, and captures the extravagance and exploitative fever of the genre. A fitting end to what can only be described as an innovative tribute to the Italian crime film!… " (William P. Simmons, Dvddrive-in.com)

Siamo arrivati al presente.

Milano Criminale, la Città esige vendetta.

Con Diego Cajelli, questa volta c’è Giuseppe Ferrario, un disegnatore dal tratto particolare, da anni al soldo dell’editoria per l’infanzia e per ragazzi, che per la prima volta si misura con le tematiche violente del poliziottesco.

Il suo tratto, a metà tra il realistico e il grottesco, amplifica ancora di più l’effetto del “salto nel tempo”, esaspera le espressioni e le atmosfere vintage, portandole ai massimi livelli.

Tornano i colori, e questa volta è una scelta più filmica che fumettistica. Ferrario infatti, coadiuvato da Flavio Fausone, mira a ricreare la saturazione cromatica tipica delle pellicole di quegli anni.



Gennaro Costanzo
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