Menu

Mark Guggenheim parla di Flash

Attenzione, la seguente news contiene spoiler.

Questa settimana, sul numero 43 del nuovo settimanale della DC, Countdown, verrà celebrato il funerale di Bart Allen, un evento le cui ripercussioni si sono fatte sentire all’interno della cerchia dei fan del personaggio e che porterà a significativi cambiamenti nella linea editoriale DC riguardanti da vicino il Velocista Scarlatto.

Flash: The Fastest Man Alive #14 e #15, infatti, verranno rimpiazzati da All-Flash #1, mentre Flash #231 riprenderà la numerazione delle precedenti serie, con il ritorno di Wally West nei panni del Velocista.

In una recente intervista, Marc Guggenheim, l’autore della fine di Allen, ha fornito alcuni chiarimenti sulla sua posizione come sceneggiatore di questo tragico evento.

Non appena venne contattato dalla DC, spiega l’autore, gli fu subito comunicato che il suo ciclo sarebbe durato cinque numeri, i quali avrebbero prima determinato l’incoronazione di Bart come Flash (“I’m the Flash!” urla Bart a pagina 13 del numero 13 della serie) e poi la sua repentina scomparsa.

Guggenheim tende a precisare che nel corso delle varie interviste, alla domanda se avesse intenzione di riportare indietro Waly West, ha sempre risposto negativamente e senza per questo mentire a giornalisti o lettori. Di fatto, il compito specifico di Guggenheim era proprio quello di concepire una specie di mini tragedia con protagonista Bart e preparare così il terreno per il ritorno di Wally come Flash, cosa però di cui non si sarebbe occupato direttamente.

La fine di Bart avviene in modo banale quanto brutale, picchiato a morte dai suoi nemici: un dettaglio che rappresenta un notevole cambiamento nella caratterizzazione di questi personaggi, un inasprimento, se vogliamo, da parte loro nei confronti di Flash tanto che, durante l’esecuzione, arriveranno a togliere la maschera a Bart e a guardarlo in faccia mentre lo finiscono. Tutto ciò, spiega l’autore, risponde a un preciso piano di nobilitazione del Bart come Velocista Scarlatto: se Bart deve morire per mano di questi nemici è giusto accrescere il loro profilo per rendere la tragedia di Bart ancora più grande e magnifica.

La cosa più sconvolgente è che anche se il loro reale obiettivo non era Bart (ma Wally), pur rendendosi conto dell’errore commesso non si tirano indietro e si accaniscono brutalmente contro il povero ragazzo. Inutile dire che tutto ciò aggiunge un tono di drammaticità alla vicenda narrata, permeando la morte di Bart di un alone di tragedia irreversibile e ingiusta. Solo Piper non partecipa direttamente al pestaggio, e sulla serie Countdown si troverà spazio per analizzare i suoi sensi di colpa e la sua reale colpevolezza (pur non partecipando al misfatto in senso concreto ne è comunque testimone e non fa nulla per evitarlo. Quindi: colpevole o non colpevole?).

Una delle ragioni che hanno spinto Guggenheim ad accettare questo incarico, per quanto breve, è l’importanza che esso riveste in prospettiva del prossimo grande evento DC, a conferma di una tendenza instauratasi presso la casa editrice negli ultimi anni, durante la fase di concepimento dei progetti di maggiore importanza: progettazione con largo anticipo, costruzione meticolosa e presentazione di dettagli che in un secondo momento si riveleranno fondamentali, etc…
Inoltre la volontà di Guggenheim di rendere la morte di Bart gloriosa rappresenta, a suo modo di dire, un modo per nobilitare la vicenda di un personaggio che ha avuto una vita breve e di sicuro non facile. Guggenheim voleva insomma cercare di dare un’ultima possibilità al personaggio, facendo sì che i lettori si affezionassero a lui anche se era oramai troppo tardi.

L’uscita dell’albo che descrive la morte di Bart (Flash #13) è coincisa, non a caso, con quella di Justice League of America #10, numero che riporta in scena Wally. Guggenheim non ha preso parte attivamente al ritorno di Wally, ma la stesura dei due albi è avvenuta per forza di cose a seguito di una collaborazione stretta tra lo stesso Guggenheim, Brad Meltzer (autore della JLA) e Mark Waid.



Matteo Mezzanotte
Torna in alto