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Petizione UTET - Altre opinioni dal CFAPAZ

Continua il dibattito sollevato dalla nostra petizione sul libro Storia del Fumetto – da Yellow Kid ai manga del professor Franco Restaino.

CFAPAZ NEWSLETTER 15 GENNAIO 2005 - CFAPAZ: LA STORIA DEL FUMETTO DELLA UTET - PROSEGUE LA POLEMICA: IL RISCHIO DI FARE CENSURA E IL DIRITTO ALLA CRITICA.

La discussione su questo sempre più famigerato volume ha sollevato un bel polverone. Ci sono arrivate prese di posizione che sicuramente possono aiutarci a fare considerazioni che vanno oltre il volume del Prof. Restaino e riguardano la libertà d'espressione e di critica.

Il punto è: è giusto chiedere il ritiro di un libro, stroncandone la diffusione?

In proposito, si fa presente che i toni usati sono stati in alcuni casi eccessivi, e troppo pesanti. Paolo ci scrive:
Si può anzi bisogna criticare aspramente se un libro è fatto male o con leggerezza, ma la richiesta del ritiro dal commercio non è ammissibile; se si dovesse richiedere e per giunta ottenere a furor di popolo il ritiro dal commercio di ogni libro brutto o sbagliato, dove si andrebbe a finire? E poi, oggi io faccio ritirare il tuo, ma domani tu fai ritirare il mio... No, non ci siamo. Preferisco il libro sbagliato che il rogo del libro sbagliato.

Messa giù così, non si può che sottoscrivere! E prima di approfondire, ecco come si pronuncia pubblicamente Rinaldo Traini, firma storica della critica, dell'editoria e direttore e organizzatore del Salone Internazione del Fumetto che ha trovato sede nel tempo a Bordighiera, Lucca e infine Roma.

Cari Amici, mi sono fatto trascinare, sollecitato dalla messe di partecipazioni, ad intervenire sulle traversie della "storia del fumetto" edizione UTET scritto ed elaborato da Franco Restaino. Anticipo subito che ho ricevuto il volume in regalo in occasione del Natale. L'ho letto e non mi è sembrata gran cosa. Troppi riassunti e poche novità. Molte imprecisioni e le solite banalità, ormai patrimonio di tanti "saggi" sul fumetto. Mi è sembrato che l'Autore si sia limitato a formatizzare quanto di stantio è stato scritto in questi anni da tanti esegeti della "narrativa disegnata", replicando il già visto senza andare tanto per il sottile. Debbo dire: niente di più e niente di peggio di altri "storici" del fumetto dei quali non si è dato un giudizio parimenti catastrofico. Invitare però una casa editrice a ritirare un libro-saggio su un qualsivoglia tema mi pare una mostruosità. Mi ricorda altri tribunali e ideologie d'altri tempi (dure a morire, mannaggia!). Mi pare pertanto che le critiche selvagge e burbanzose facciano il paio con gli azzardati riferimenti del candido entusiasta Restaino (al quale comunque resta la libertà di scrivere quel che vuole per la casa editrice che gli commissiona un lavoro). Se un libro non ci piace, o lo riteniano denso di errori, lo recensiamo, se ne abbiamo titolo, e ne possiamo dare un giudizio, a nostro esclusivo e responsabile parere, negativo. Il linciaggio al quale è stato sottoposto il libro di Restaino è abbastanza sospetto e soprattutto sgradevole. Ho intravisto, ma forse sono stato suggestionato dal mio moderatismo, nelle tante inappellabili sentenze: malanimo, invidia, pregiudizio e, se permettete, una sorta di protervia corporativa che definirei, nobilitandola, fanzinara. Infatti mi sembra che non sia più in discussione se l'opera di Restaino sia valida, ma se la commissione degli unici depositari del verbo, nominata da chi ?, sia disponibile a concedere l'imprimatur oppure no. Fra i tanti addebiti fatti a Restaino il più eclatante è quello del primato, come personaggio dei fumetti, di Yellow Kid. Credo che Restaino non abbia ben illustrato il perchè considera "Il Monello Giallo" come il primo personaggio dei comics. E questa è certo una sua carenza e affar suo. Ma gli altri "esperti" (italiani e stranieri) ampiamente citati non ci hanno mai spiegato per quali motivazioni sociologiche, industriali, tecniche, culturali, estetiche, filosofiche, politiche, ecc. i precursori fossero da considerare altri (quali che fossero) la vera progenie primigenia dei futuri eroi fumettistici (a parte la costante dell'investitura in chiave nazionalistica). Può darsi che il libro di Restaino non aggiunga molto alla conoscenza del fumetto. Affibiamogli un 5 o un 4 o peggio (tutto da dimostrare). Ma suggerire perentoriamente alla UTET di rivolgersi ad altri, magari proponendo anche nomi e indirizzi, mi pare un atto di superbia (il peccato che perse Lucifero) interessata (o che sembra tale) Mi sono andato a riscorrere i saggi sui fumetti di questi anni e non mi è sembrato di aver colto tappe fondamentali rivoluzionarie di studio e di conoscenza su questo tema. Ma i grandi critici intervenuti questa volta, sono restati tutti zitti. Dimenticavo: già in un'altra occasione la critica, in gran parte parafanzinara e urlatrice, si mobilitò (anche allora per difendere il sacro suolo del Fumetto) quando Luciano Secchi tradusse in italiano, arricchendola, l'Enciclopedia Mondiale dei Comics di Maurice Horne, un'opera fondamentale (e non è il caso del volume di Restaino) sulla storia dei comics che fu bistrattata solo per inimicizia e per volgari interessi di bottega e di alcova. Altri tempi, per fortuna, e altre opere! Brutti vizi e acrimonia invece sono duri a morire.

Rinaldo Traini


Cfapaz
Per quanto ci riguarda nessuno di noi ha gridato che il libro dovesse essere messo al rogo. E non abbiamo certo voluto "linciare" l'autore! E men che meno potremmo avere l'arroganza di concedere un "imprimatur"!

Ci siamo solo permessi di elencare a mo' d'esempio alcuni errori, invitando editore e autore a preparare una revisione del libro. Ma probabilmente, Traini si riferisce ad altre prese di posizione, molto più dure della nostra. E citiamo ancora l'intervento di chi ha iniziato la protesta, Daniele Brolli, sull'ultimo Scuola di Fumetto. Un intervento forte, ma documentato e analitico. Soprattutto si contesta la mancanza di una vera metodologia critica. Contestazione legittima e plausibile! Ha ragione Traini a collocare questo volume in una fascia di mediocrità. Solo che in questo caso ha destato scalpore che questa mediocrità fosse avvallata da una prestigosa casa editrice come la Utet. Sulla nascita del fumetto, capiamo benissimo Traini, che conosce molto bene la nascita di Yellow Kid essendo uno dei massimi esperti della storia del fumetto statunitense. Ha utilizzato questo personaggio come simbolo della compianta casa editrice Comic Art e come testimonial degli omonimi premi Yellow Kid.

Però, ormai è noto che Yellow Kid non è il primo personaggio del fumetto. C'è pieno di personaggi e fumetti precedenti, ben più "fumetti" di Yellow Kid, le cui tavole sono sposte nei musei o nel corso di mostre. Comunque non ha neanche senso aprire una "gara" su chi è stato il primo...

Yellow Kid sancisce piuttosto l'affermazione del fumetto negli USA come media e come prodotto commerciale. Su questo punto il prof. Restaino poteva essere meno categorico (paragonando l'invenzione del fumetto a quella del cinema...) e contestualizzare meglio.

La sollevazione contro questo libro, lo ribadiamo, è fondata su osservazioni concrete e non ci è parsa così corporativa. Forse, è vero. Sotto sotto qualcuno, nel profondo della coscienza, sente che avrebbe potuto fare un libro del genere molto meglio di come l'ha fatto il Prof. Restaino. Ma questi sono sentimenti umani. Riteniamo che in tutta questa vicenda sia stato utilizzato quel diritto alla critica che ciascuno di noi ha. Se vogliamo proteggere il bene della libertà d'espressione possiamo benissimo convenire sul non chiedere più il ritiro del libro. Ma editore e autore facciano le proprie riflessioni! E ci regalino nei prossimi mesi, se lo vorranno, la soddisfazione di vedere un libro almeno privo degli errori di date, traduzioni, titolazioni ecc. ecc.

Se poi si vorrà sostenere, contro l'evidenza, che Yellow Kid è il primo fumetto della storia e che il fumetto italiano nasce del 1935... beh, noi saremo tra coloro che proporranno una diversa verità. E lo faremo per iscritto e a stampa in uno dei prossimi numeri di Schizzo Idee.



CFAPAZ NEWSLETTER 17 GENNAIO 2005 - CFAPAZ SPECIALE: INTERVENTI SU LA POLEMICA RIGUARDO A "LA STORIA DEL FUMETTO" DELLA UTET

Alessandro Di Nocera, promotore della protesta
Marco Rizzo, dal sito ComicUs
Ettore Gabrielli, da Lo Spazio Bianco
Luca Basenghi
Claudio Stassi

Sono arrivati altri interventi in merito alla polemica sulla Storia del Fumetto pubblicata dall'editore Utet. Ve li proponiamo integralmente. Al termine una nostra breve chiosa.


ALESSANDRO DI NOCERA
Vi invio qualche osservazione riguardo alla petizione promossa da me, da Daniele Brolli, e dai siti Comicus e Lo Spazio Bianco per il ritiro del libro "Storia del Fumetto" di Franco Restaino edito dalla UTET. Qualcuno ha voluto vedere in questa provocatoria iniziativa un più o meno palese atteggiamento censorio. In Italia evidentemente siamo talmente vessati dal quotidiano esercizio illiberale del potere, che certe proposte "forti" anche se condotte in forme pacifiche e democratiche generano utomaticamente paranoie ed evocano "fantasmi" totalitaristici. La censura - fino a prova contraria - è un atto repressivo proveniente deìall'alto e/o promosso attraverso una forza coercitiva. E' il potere politico che censura. E' l'associazione che ricorre alle leggi e alla magistratura quella che perpetra un tentativo di censura. La censura agisce sulla libertà di pensiero e di espressione, promuovendo la sopprezzione di opere ideologicamente "scomode".

La petizione per il ritiro del libro di Restaino parte invece, da principi opposti. Nasce dall'idea che una casa editrice abbia un preciso dovere etico nei confronti dei propri lettori: quello, cioè, di assicurare la scientificità oggettiva delle opere da essa licenziate. E questo dovere aumenta quanto più la casa editrice fa della verifica delle fonti e dell'affidabilità dei suoi esperti la sua bandiera. L'UTET costituisce un patrimonio della divulgazione culturale e scientifica.
E che l'UTET mandi sugli scaffali delle librerie un testo palesemente INADEGUATO e oggettivamente improponibile come "Storia del Fumetto" di Restaino, rappresenta un atto gravissimo.
Chiedere alla UTET di ritirare dal commercio un testo che contrasta con la storia e la credibilità da essa conquistata negli anni rappresenta, per me, un appello dovuto.

La UTET, dal canto suo, è LIBERISSIMA, di recepire l'appello o di ignorarlo. Si trova di fronte una protesta pacifica e democratica: non implica violenze o roghi sulla pubblica piazza (queste cose le lascio ai giovani di Alleanza Nazionale, che se ne vanno in giro per librerie a marchiare i testi di storia considerati "scorretti").

Chiunque può continuare ad acquistare il testo per, eventualmente, pronunciarsi a favore o contro. Ma il testo CONTRASTA con tutta la politica editoriale della UTET. Contrasta in maniera OGGETTIVA e PALESE. E' un testo che getta fango sulla UTET e offende più o meno direttamente alcuni tra i più grandi artisti del fumetto (divulgando notizie errate e informazioni prive di fondamento) Se la UTET ritirasse il libro e proponesse un'opera CONSONA al suo status di gloriosa casaeditrice, si renderebbe un servizio alla scientificità e alla cultura. Se non lo facesse... prenderei atto che in Italia di cultura seria non se ne fa più. Ma non per questo tirerei fuori le p.38.

Per concludere posso dirti che qualcuno a già proposto un dibattito con Restaino. Se qualcuno dovesse organizzarlo io però non vi prenderò parte. Perché il problema non è Restaino o il suo pessimo libro: un dibattito del genere si risolverebbe in un tutti contro uno che sinceramente mi fa paura. Il problema è che c'è un libro competamente ERRATO proposto dalla UTET. Se Restaino avesse pubblicato con un altro editore (che so? Newton Compton, per esempio) o se lo avesse autoprodotto, non avrei avuto nulla da ridire: mi sarei limitato a una recensione sberleffo. Ma qui c'è un'opera INADEGUATA promossa e licenziata dalla UTET. E la UTET non può PERMETTERSI di tenere sugli scaffali un libro simile.

Alessandro Di Nocera


MARCO RIZZO - COMICUS
Cari amici del CFAPAZ,
una breve comunicazione per chiarire la presa di posizione del sottoscritto e della nostra redazione. Chi parla di roghi e nazismi si riempie la bocca di inutili e quanto mai fuori luogo, paroloni. Innanzitutto perché dimostra di non aver idea di cosa sia la "censura" (parola che invito a cercare sul dizionario): nessuno di noi ha potere censorio e in ogni caso non vogliamo neppure osare di limitare la libertà di espressione di alcuno.
Basta notare come in questi giorni sul nostro sito siano apparsi i pareri dello stesso autore del libro, il vostro, e prossimamente arriveranno altre più o meno autorevoli riflessioni, a favore o contrari all'iniziativa. E sul nostro forum va avanti da molti giorni una discussione dove tutti stanno dicendo la loro. E anche grazie a voi, è nato un dibattito che sta attraversando tutto il comicdom.
Grazie a chi vi sta prendendo parte in maniera civile e costruttiva, e a chi lo sta promuovendo. L'iniziativa che abbiamo voluto promuovere insieme agli amici di LSB, Brolli e Di Nocera (e che ha avuto anche illustri adesioni) è un'iniziativa chiaramente e volutamente "clamorosa", come quelle che tante volte potremmo aver fatto al liceo o in fabbrica, se permettete l'azzardato paragone. O ancora meglio, come l'ha definita Sergio Brancato "una provocazione culturale". È un alzarsi in piedi, facendo la voce grossa, scalpitando, per far notare all'editore e all'autore (ma principalmente al primo), che quantofatto non piace a tanta gente. Finora, quando si è parlato del libro, i pareri negativi (apparsi su LSB ben prima della petizione) sono stati coperti da entusiastiche recensioni, come sul Corriere della Sera poche settimane dopo l'uscita del libro, mettendo in ombra quanto oggi con la petizione stiamo facendo notare, e che tutti, piano piano, contribuiscono ad arricchire scoprendo ogni giorno, ad ogni nuova pagina, castronerie di vario genere.Se fosse stato un libro di storia con la data della scoperta dell'America spostata di 100 anni indietro o un manuale di geografia dove Fiume appare tra i nostri confini, il dibattito sarebbe stato ben più acceso, e magari portato alla ribalta televisiva.
E' una cosa talmente banale, semplicissima! Forse per questo troppo poco chiara a chi si riempie la bocca di paroloni. E' ovvio che ci auguriamo che segua un'edizione riveduta (molto riveduta) e corretta (molto corretta) del libro. Il problema non è "aver sbagliato i poteri della Cosa", il problema è aver mostrato troppo pressappochismo, che da un appassionato esperto e un'autorevole editore non ci aspettiamo: anzi, denunciano, come se ce ne fosse bisogno, lo scarso rispetto per il medium Ne approfitto per dissociarmi a nome di tutta la redazione di Comicus.it dagli attacchi personali, a volte persino volgari, lanciati nel corso dei dibattiti contro il Prof. Restaino. È chiaro che i toni dell'iniziativa non dovrebbero nemmeno lontanamente giungere a questo punto.

Salutatemi la bella Piacenza!

PS: del tutto personale la considerazione che un libro di Storia, o che si permette di autonominarsi tale, dovrebbe evitare opinioni e supposizioni personali, ma basarsi sull'accurata ricerca scientifica della *verità* storica.

Marco Rizzo


ETTORE GABRIELLI - LO SPAZIO BIANCO
Cari amici del Centro Fumetto Andrea Pazienza,
Vi scrivo per dire la mia e fare delle precisioni sul tema del volume La storia del Fumetto di Franco Restaino, soprattutto sulla petizione promossa da Brolli, Di Nocera, ComicUs e LoSpazioBianco. Innanzitutto, per respingere con fermezza le accusa di censura, roghi e rigurgiti nazisti che qualcuno scaldandosi forse troppo ha messo in mezzo: il testo a cui la petizione rimanda, quello in cui vengono spiegati i motivi di una iniziativa del genere, dovrebbero essere abbastanza chiari in tal senso. E' oltretutto assurdo paragonare una raccolta di firme, che saranno inoltrate alla casa editrice la quale potrà disporne come meglio crede, prenderne atto o ignorarle, con un atto coercitivo o un rogo inquisitorio. Se certuni hanno manifestato in maniera troppo accesa e offensiva sulla questione, sonosingoli e deplorevoli atti che non sminuiscono la validità del tutto.

Veniamo al concetto di "ritiro dell'opera". Innanzitutto, il ritiro è sempre e comunque inteso come sostituzione dell'edizione errata con una riveduta e corretta. Atto che dovrebbe essere fatto quanto prima, in una forma o nell'altra (magari, come suggeriva Alfredo Castelli, permettendo agli acquirenti della prima versione di godere di un forte sconto sulla seconda).

Ma oltre a questo, la petizione vuole essere un atto provocatorio, forte. E' stato paragonato alle vagonate di sterco scaricate sull'autostrada dagli allevatori per protestare contro le quote latte della Unione Europea: mi piace, rende bene l'idea. A nessuno piace lo sterco, ma quell'atto ha portato il problema in prima pagina. Questa forma di protesta, vuole sollevare più polvere di quanto avrebbero mai permesso qualche recensione critica o caustica. E in questo personalmente credo che abbia raggiunto il suo scopo: di questo libro e dei suoi errori si sta parlando molto, sia che si appoggi l'iniziativa sia che la si denigri. Anche chi ha fortemente contestato la forma di questa iniziativa, anche chi ha lanciato atti di dolore nei confronti della libertà di espressione, non solo il più delle volte riconosce la manchevolezza del testo, ma in certi casi si adopera per organizzare interventi diversi sullo stesso tema, propone tavole rotonde, raccolte di errori da inviare alla UTET, e altro ancora credo che sarà proposto. A mio parere, senza questa provocazione, tutto questo non sarebbe venuto fuori. Non se ne sarebbe parlato, in pochi avrebbero sollevato qualche critica, e non si sarebbero alzate voci, siano positive o negative, lasciando il tutto scivolare via nell'apatia. Forse, più che un confronto, in certi frangenti è nato uno scontro, ma alla fin della fiera, meglio una reazione scomposta che nessuna reazione. E se qualcuno per agire contro questa petizione troverà nuove forme per rendere noto che il fumetto, inteso come insieme di appassionati e addetti ai lavori, si è un po' stufato di essere la cenerentola delle arti, fosse anche partendo da un fatto se vogliamo minore come questo, sarà di sicuro uno sviluppo positivo di tutta questa storia .
Fermo restando che ritengo tutt'ora la petizione chiara, argomentata e niente affatto censoria, anche nella sola ottica polemica credo abbia svolto il suo compito. Tanto basta. Chiudo ringraziandovi per l'attenzione, e per lo spazio che avete dedicato a questo tema.

A presto,

Ettore Gabrielli


LUCA BASENGHI
Stavo per partecipare anch'io alla discussione sul libro di Restaino, ma il signor Traini ha anticipato molti di quei concetti che avrei voluto esporre io. Meglio così, anche perché lui "ha i titoli" per farlo. Non mi astengo, però dal sottolineare alcune cose. Da sempre chi scrive un saggio si rifà a saggi precedentemente scritti da altri. Ciò, ovviamente, non giustifica il "copiaincolla", cioè che quanto hanno scritto gli altri sia da riportare testualmente e acriticamente. Forse il prof Restaino (da qui, pR) non spiega perché Yellow Kid è stato il primo fumetto, però altri prima di lui lo hanno fatto, e con motivazioni ferree.
Recentemente sono stati pubblicati in Italia saggi che individuano la nascita del fumetto in altri autori e altre opere. Ma le motivazioni di tale individuazione sono diverse, non sono le medesime usate per Yellow Kid. Quindi, la primogenitura è relativa: la si può vedere sotto una prospettiva, o sotto un'altra. Ma tutte le teorie sono valide, se sono ben argomentate e non collidono tra di loro.
Sotto quest'ottica il problema della primogenitura è un falso problema. Più che altro, confrontando le diverse teorie, la domanda più urgente che ci si deve porre è: che cosa è un fumetto? Problema molto più "pesante", mi pare. Concordo con il signor Traini, quando dice che le novità (e non solo nel libro del pR), sotto il profilo storiografico, sono nulle. Copiaincolla, appunto. Però, copiaincolla oppure no, il libro del pR ha il merito di rendere disponibile a tutti un testo sulla storia del fumetto. Le precedenti storie del fumetto erano pubblicate da piccoli editori, e sono di difficile reperibilità, mentre la Utet garantisce una lunga permanenza in libreria (le eventuali ristampe faranno giustizia degli errori, e quindi il lavoro dei critici è utile e il primo a goderne sarà proprio il pR).

Concordo ancora con il signor Traini quando dice che le reazioni scomposte denunciano lo stato di "ghetto" dei cultori di comics, ghetto nel quale molti si considerano depositari del "Sapere". Non concordo asolutamente con il signor Traini, invece, quando cita le polemiche che seguirono l'uscita dell'edizione italiana dell'Enciclopedia di Maurice Horn. Erano critiche motivatissime et disinteressate (parlo delle critiche rivolte all'opera, non alle persone).

Fine della prima parte.

Luca Basenghi



CLAUDIO STASSI
Non é un libro che ho letto, ne tanto meno ho intenzione di leggerlo dalle critiche che gravitano attorno a questa produzione. Ma ho la sensazione che la critica stia andando OLTRE! E' un brutto libro? Ok.... l'autore non si é ben documentato, ha fatto dei grossi errori e ci sono date e nomi
che non corrispondono.... il CFAP lo ha comunicato, e su una rivista nazionale che si occupa di fumetti (scuola di fumetto) é stato criticato.... BASTA però! sembra quasi che l'unica problematica della critica fumettistica sia quel libro..... la dimostrazione che qualcosa che non vale si anima di vita propria e vada al di là della critica lo dimostra la televisione con "le Lecciso"!!!! se continuate così fra poco troviamo l'autore a Domenica In! : )

Claudio Stassi



CFAPAZ
Se siete arrivati sin qui, vuol dire che avete una vista resistente o che vi siete stampati e letti a parte questa lunga mail di commenti ;- )
Proviamo ad isolare alcuni passaggi.

- La protesta avviata da Di Nocera e Brolli non può essere qualificata come censura, "dagli all'untore" o come difesa interessata e corporativa. Ricordiamo i due punti chiave: il gran numero di errori e di affermazioni discutibili da un lato e il prestigio della casa editrice Utet dall'altro.

-Quando ci si affida ad un volume Utet è come riferirsi alla Treccani, vuol dire accedere ad una conoscenza di alto livello. Sono libri costosi e impegnativi. Chi li acquista o li consulta ritiene di accedere a fonti sicure e affidabili.

- I toni di una qualunque protesta, alla fine, possono essere recepiti in modo amplificato (soprattutto su internet!). Così la protesta avviata e la sue modalità (petizione) hanno diviso le opinioni. Qui sopra, Basenghi le definisce "scomposte". Ma se andiamo a rileggere le mail e gli articoli di Brolli e Di Nocera non troviamo nulla di scomposto. Se mai il tono è stato duro e ironico, proporzionato al rilievo degli errori individuati. Certo, l'eco creato va forse oltre le intenzioni dei promotori. Però tutti concordano sul giudicare negativamente il libro!

- Chi ha paventato il rischio di una lesione della libertà d'espressione ha tutto sommato aiutato a bilanciare l'eccesso di enfasi che si stava creando su questo caso. Però attenzione a non sminuire la portata delle critiche. Pensate ad un libro di storia scritto con le modalità constestate... Immaginate cosa sarebbe successo!

Se allora è una questione di toni, ma non di sostanza, possiamo trarne due riflessioni:

1) Invitiamo i promotori della protesta a stendere un nuovo testo in cui si elencano, senza la minima enfasi, tutti gli errori e le contestazioni che si possono attribuire a questo libro.
Magari si potrebbero dividere in diverse sezioni:
- contestazioni relative all'impostazione (per esempio la metodologia critica)
- contestazioni su ricostruzioni storiche criticabili (per esempio, primo fumetto Yellow Kid o fumetto che nasce in Italia nel 1935)
- elenco errori (nomi e riferimenti erronei)
Il testo potrebbe chiudersi con l'invito rivolto all'editore e all'autore a trarne le dovute conclusioni. Rimarrebbero la sostanza e le ragioni della protesta evitando di darne un'impressione sbagliata.

2) La polemica rimette all'attenzione di tutti alcuni punti di discussione. Quali la natura del linguaggio del fumetto e le sue origini. Su questo punto possiamo confrontarci con profitto. La discussione attorno al ruolo avuto dal personaggio di Yellow Kid è ricca di implicazioni. Le manifestazioni italiane potrebbero promuovere incontri e convegni sul tema. Ci sono anche pubblicazioni in preparazione e il confronto su temi di questo tipo non sarà mai una perdita di tempo.

In attesa di vedere come si comporteranno l'autore e la casa editrice, riteniamo che ormai questa discussione si stia esaurendo. Ma naturalmente siamo sempre aperti ai vostri interventi!


CFAPAZ NEWSLETTER 20 GENNAIO 2005 - CFAPAZ: LA STORIA DEL FUMETTO DELLA UTET - RESTAINO PRONTO ALLE CORREZIONI. INTANTO ALTRI INTERVENTI: GORIA E PELLITTERI

Il sito comicus.it ha seguito tutta la vicenda, assieme a lospaziobianco.it. Ci sono state nei giorni scorsi novità interessanti.

Innanzitutto è intervenuto il Prof. Restaino che ha dato la propria disponibilità per la correzione degli errori del libro. Ecco il link alla sua lettera:
www.lospaziobianco.it/articolo.php?chiave=2075

Il professore si rammarica per il trattamento subito e motiva la scarsa cura del libro per situazioni personali e per lo spazio esiguo disponibile. Invita tutti gli interessati a segnalare gli errori. Anche se Restaino, per il momento, non ha ancora accettato tutte le critiche mosse, il suo intervento, come lui stesso scrive, può essere considerato costruttivo.

C'era stato anche un bell'intervento di Alfredo Castelli:
www.lospaziobianco.it/articolo.php?chiave=2080

Per chi volesse cimentarsi nella discussione "sangue e arena" in corso ;- ) può linkare sul forum di comicus:
comicus.mastertopforum.com
Alla voce Altri Fumetti trovate almeno 28 pagine di interventi e prese di posizione.

Ci ha scritto Gianfranco Goria. Che ringraziamo per l'intervento, che ha il merito di affrontare uno dei temi veri che il libro di Restaino solleva: le origini del fumetto.

GIANFRANCO GORIA
Cento e non più cento. Yellow Kid e non più Yellow Kid. Come la penso io da parecchi anni è noto, oltre che insignificante, in fondo. Se la questione diventa (ridiventa) quella di stabilire COSA è il "fumetto" e QUANDO comincia, allora il problema è, molto semplicemente, scientifico, e non tema di opinioni personali o collettive. Non si possono ignorare le ricerce (scientifiche, per l'appunto) degli ultimi venti anni. La letteratura scientifica sull'argomento non è certo povera. Gli autori delle ricerche non sono certo degli scalzacani: da creatori come Will Eisner, Scott McCloud e Benoit Peeters (che non possono certo essere ingenuamente accusati di cercare paternità locali quando le loro analisi portano una naturale attenzione verso lo svizzero Topffer - senza però dire che egli sia il primo autore di fuemtti -, essendo statunitensi i primi due e belga il secondo), a studiosi come Groensteen (Belgio), Gravett (Gran Bretagna), Kunzle (USA) ecc. ecc. ecc.
Incidentalmente tutti di Dizionari del Fumetto (Larousse ecc.ecc.ecc.) stanno man mano adeguando le proprie schede sulle origini del fumetto, come può verificare chiunque si prenda la briga di andarne a cercare le edizioni più recenti, s'intende.
Non voglio nemmeno trascriere qui (sarebbe impossibile, vista la dimensione) i testi che hanno trattato, in modo scientifico, i due temi in questione, anche solo negli ultimi dieci anni. Nella biblioteca del CFAP ci sono sicuramente tutti, in inglese, francese, tedesco e italiano. Buona lettura, a chi non li ha già letti, e poi se ne riparli a ragion veduta.
Qui mi limito a citare un esperto che apparentemente era stato recentemente "accusato" da Groensteen sulla pagine della rivista del Museo di Angouleme di non aver tratto le dovute conclusioni dalle ricerche citate, come ho avuto modo di pubblicare su afNews.
Alfredo Castelli, secondo Groensteen, era stato troppo "blando", troppo timoroso, nel prendere posizione contro le vecchie idee su Yellow Kid, nel fascicolo autoprodotto "Aspettando Yellow Kid" dell'ottobre 2003. Alfredo Castelli nel 2004, nel bel catalogo Maestri del Fumetto Europeo, a pagina 19 nel suo intervento "Alle origini del fumetto europeo" scrive: "Una lunga evoluzione - Il successo repentino e imprevisto di Yellow Kid e la conseguente massiccia comparsa del fumetto nei quotidiani degli Stati Uniti alla fine del diciannovesimo secolo sono stati senza dubbio gli elementi scatentani della diffusione su scala mondiale di questo mezzo espressivo; ciò non significa tuttavia - come tuttora sostiene una scuola di pensiero dura a morire - che il fumetto sia nato nei giornali americani, né che sia l'invenzione di un singolo artista." Proprio le accuratissime ricerche di Castelli dimostrano che "fumetto" ce n'era prima di Yellow Kid, eccome, e che, addirittura, le storie del ginevrino Topffer furono, con tutta probabilità, il primo comic book statunitense. Prego si noti che, sebbene Topffer sia sicuramente (allo stato dei documenti finora trovati) in assoluto "il primo teorizzatore del fumetto" e abbia "utilizzato tutte le tecniche impiegate oggi (narrazione al presente, montaggio alternato, movimenti di macchina, piani differenziati, vignette di divesa larghezza)", nessuno, che abbia un approccio scientifico, si mette a dichiarare (oggi, 18 gennaio 2005, allo stato degli studi) che sia stato il primo a fare fumetti, né che i suoi siano stati i primi personaggi del fumetto. Quello che invece è assai più facile dichiarare, oggi, è che Yellow Kid non è stato il primo.Sempre se si vuol fare un discorso "scientifico", si capisce. Se invece prevale la nostalgia, o l'affetto per le proprie antiche convinzioni, il discorso cambia. Ma non è il caso di
Castelli, come ho mostrato poc'anzi. Giusto per evitare che poi mi si chieda di dilungarmi inutilmente in inutili dibattiti online per i quali io non sarei proprio all'altezza, i supporti documentali e di studio che sono alla base di quanto ho detto, sono nei testi che sicuramente si trovano in biblioteca al CFAP. Come dicevo prima, buona lettura, possibilmente avendo prima sgombrato la mente da pregiudizi e preconcetti, se possibile.
Ne riparliamo in tutta tranquillità fra una decina di anni, ok?
Con affetto... gg


Chiudiamo per oggi con alcune puntualizzazioni che Marco Pellitteri ha voluto inviarci.

Ciao,
Come al solito, quando qualcuno indica la luna (i bravi Brolli e Di Nocera in questo caso, cui va la mia stima), c'è qualcun altro che guarda il dito...Vorrei a questo proposito puntualizzare la mia posizione, forse non del tutto compresa da alcuni, che hanno la tendenza a inalberarsi per un nonnulla, diciamo per carattere :-))

Sono costretto a ripetere concetti già meglio espressi da altri, ma in realtà quanto segue l'avevo già scritto alcuni giorni fa, prima della comunicazione odierna (del 17/1 ndr) del CFAPAZ. La questione insomma mi pare più semplice di quanto forse appaia.Da un lato c'è la grande delusione per un libro mal fatto, per cui si chiede una sorta di "responsabilità civile" all'editore, di ritirare il libro, non perché si voglia procedere a roghi o censure (mi sono fra l'altro solo accodato a lamentele, peraltro civilissime, già in atto), ma perché se una cosa riesce male oltre un certo limite, è meglio ritirare il prodotto piuttosto che tenerlo in commercio; il tutto, per il bene della collettività e della "causa", cioè per amore del fumetto e di una sua corretta visione presso le platee di lettori; e se in questo tipo di considerazioni si vuole cogliere malanimo, be', pazienza, il problema è di chi ve lo vuol vedere.
Faccio un esempio: se producessi un telefonino che non dà mai campo per un problema di ricezione, lo ritirerei dal mercato, pena reclami su reclami e una perdita economica e d'immagine notevoli. Dobbiamo pensare a questo libro come a un prodotto difettoso, e molto, specialmente perché è un prodotto intellettuale, che genererà false cognizioni sul fumetto in chi, fiduciosamente, comprerà un libro Utet aspettandosi la totale affidabilità scientifica.
Da un altro lato c'è l'inesistenza del richiamato "sdoganamento" del fumetto presso un grosso editore "scientifico". Non è vero, secondo me: lo sdoganamento sarebbe avvenuto se la Utet avesse chiamato uno degli esperti "veri" e avesse fatto scrivere a lui il libro. Che dico, in fondo sarebbe bastata una buona tesi di laurea, studenti in gamba ogni anno sfornano tesi molto più corrette nei dati e nelle analisi di questo libro di Restaino (fra l'altro non è vero che le analisi, anche storiche, sul fumetto non si evolvono). Invece l'idea che un collaboratore della Utet - che nella vita professionale si occupa di tutt'altro - abbia avuto il via libera dalla casa editrice a scrivere "Storia del fumetto", un titolo peraltro impegnativo, indica della scarsa cognizione e concezione del fumetto presso questo tipo di operatori culturali, nonostante le migliori intenzioni (che comunque ci sono e di questo va preso sicuramente atto); perché a questo punto mi aspetto che la Utet si rivolga a Luca Raffaelli per un compendio di fisica quantistica e a Daniele Barbieri per un ricettario di cucina emiliana, dal momento che si è ritenuto normale affidare un libro sull'arte sequenziale a un professore di filosofia teoretica.Mi verrebbe da sfidare ironicamente Restaino: nel 2006 avrò prodotto io stesso un saggio di filosofia teoretica che scalzerà i suoi libri dalle cattedre di filosofia.

PS Ribadisco che le critiche qui vanno soprattutto all'editore e non all'autore. Spesso succede che l'autore si accorga di refusi ed errori di vario tipo prima che un'opera vada in stampa, e comunichi tali errori all'editore, senza che quest'ultimo abbia la solerzia di rispettare talicorrezioni. Errori del genere se ne fanno, li faccio io, li fa Restaino, li può fare chiunque. Ma talvolta gli editori preferiscono stranamente cancellare una fase di revisione e andare in stampa per non ben precisate esigenze di risparmio lavorativo o che so io.


Marco Pellitteri



CFAPAZ NEWSLETTER 24 GENNAIO 2005 - - STORIA DEL FUMETTO UTET: UNA GUSTOSA CHICCA SU DIABOLIK

Il simpatico e mitico Lorenzo Altariva ci permette di condividere una vera chicca! Ecco come il personaggio di Diabolik è descritto nel famigerato libro di Restaino, che dovrà prendere nota anche di questa ulteriore segnalazione...

Visto che la polemica sul libro della UTET si sta spegnendo, come dite voi, attizzo un po' il fuoco io segnalandovi gli svarioni scritti su Diabolik.
- Diabolik creato da Angela e LETIZIA Giussani, e quest'ultima sarebbe scomparsa nel 1997. In realtà si chiamava Luciana ed è morta nel 2001.
- Diabolik usa la tuta solo RARE volte, e questa tuta ha una MASCHERINA che gli copre gli
occhi. E questa mi sembra fenomenale come affermazione.
Tralascio poi le altre affermazioni dell'autore che per quanto discutibili sono personali chiavi di lettura.
Lorenz





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Francesco Farru
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