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Napoli Comicon News: Fumetto e BD a confronto

Dionnet, Faraci e Castelli durante l'incontroNella suggestiva cornice di Castel San’Elmo è di scena il Comicon, una delle più importanti manifestazioni internazionali incentrate sulla letteratura disegnata. Questa sesta edizione della kermesse partenopea è dedicata alla “bande-dessinèe” ed il fumetto francese è al centro delle mostre e degli incontri, con pregevoli materiali originali in esposizione e numerosi ospiti di primo piano. Sono le ore 15:30 di Sabato 6 Marzo quando inizia, abbastanza puntualmente, ”Fumetto e Bande Dessinèe a confronto”, un incontro che promette di analizzare contestualmente il panorama fumettistico italiano e transalpino.
Sul palchetto dei partecipanti sono già presenti gli scrittori Tito Faraci ed Alfredo Castelli, reduci da un precedente dibattito, ed il noto critico Luca Boschi, nelle vesti di moderatore. La sala messa a disposizione dall’organizzazione, solitamente molto attenta a tutti i particolari, è stranamente angusta ed è dunque gremita all’inverosimile. Il risultato è quello di un “finto tutto esaurito”, con numerose persone costrette ad abbandonare l’interessante appuntamento per l’impossibilità di accedere fisicamente alla stanza. Viene comunicato al pubblico che i dibattiti successivi saranno spostati nel ben più capiente auditorium, ma questo incontro sta comunque per iniziare come da programma. Si attende solo la presenza in sala dell’ospite più prestigioso, Jean-Pierre Dionnet, uno degli autori che hanno rivoluzionato il linguaggio del fumetto negli anni ’70 sotto il marchio degli Humanoids, dando vita anche all’indimenticabile rivista Metal Hurlant. Poi il mitico autore arriva e si getta a capofitto nel racconto della sua storia e del suo gruppo di amici, capaci di reinventare l’arte della narrazione sequenziale, scomponendola nei suoi elementi basilari e plasmandola in base alle proprie esigenze.
Dionnet anagraficamente non è più un giovanotto e lo dimostrano i suoi lunghi capelli bianchi. Ma il trasporto, la vitalità e la passione delle sue parole rendono immediatamente palese quella scintilla di creatività e genio che è in lui e che probabilmente non invecchierà mai. Un’energia prorompente, che riesce a stento a contenere e che talvolta mette in difficoltà persino la traduttrice. Fra le sue annotazioni più interessanti, la spiegazione del nome “Metal Hurlant” e del suo apporto all’immaginario collettivo. Il “metallo urlante” è la rappresentazione del dolore nel metallo, di una macchina che soffre, dunque è viva. “Metallo urlante” è la capacità di stravolgere persino le leggi della natura e dare nuova vita ad una materia fino a quel momento inerte. E un’opera di “distruzione” degli schemi, che affonda le sue radici proprio nel particolare contesto storico e sociale in cui gli Humanoidi si sono trovati ad operare, un periodo di grandi cambiamenti. Dionnet, Druillet, Moebius e gli altri autori del gruppo hanno portato questa voglia generale di rinnovamento dello “status quo” nel mondo del fumetto ed hanno lasciato un solco così profondo anche perché si sono confrontati in quel preciso momento con il pubblico francese, che da sempre riconosce alla “b-d” dignità artistica pari a quella delle altre forme di comunicazione.
Copertina di Metal Hurlant #1Lo scenario successivamente completato da Castelli e Faraci, infatti, dimostra come negli stessi anni le riviste italiane, anche quelle maggiormente premiate dalla critica e dal mercato, non siano mai riuscite ad avere un impatto anche solo minimamente paragonabile sulla nostra società, notoriamente più conservatrice e storicamente abituata ad un’altra idea di fumetto, meno autoriale e più seriale. Sebbene siano gli stessi autori ad ammettere che la tendenza stia cambiando. Le prossime “novelle grafiche” e serie limitate di casa Bonelli, come quella scritta da Faraci, infatti, sembrano il tentativo di introdurre nel nostro mercato le lezioni ed i ritmi, narrativi e di produzione, del fumetto francese, sebbene “stemperati” da un formato ormai collaudato e “rassicurante” per i lettori storici dell’editore milanese.
Dal confronto ne escono comunque due mondi completamente diversi, che però tentano di incontrarsi e contaminarsi a vicenda specialmente attraverso le storie e gli autori. Ormai i principali esponenti del mercato francese sono pubblicati con continuità anche in edizione italiana e sicuramente riusciranno ad insegnare qualcosa di diverso alle future generazioni di fumettisti nostrani. Ma per il momento possiamo anche “accontentarci” dei tanti nostri connazionali che ormai collaborano regolarmente con i più prestigiosi editori francofoni, sia in veste di sceneggiatori che come disegnatori. Sempre restando in attesa di una nuova rivoluzione e nella speranza che quanto prima torneremo a sentire il metallo che urla…


Matteo Losso
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