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Alfredo Goffredi

Alfredo Goffredi

BOOM! Studios col botto: acquistati i Peanuts

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KABOOMC'è aria di novità ai BOOM! Studios, novità che si possono considerare la diretta conseguenza del nuovo status dei materiali Pixar, ritornati nelle mani della Disney che ne ha passato le consegne alla Marvel. Ricordiamo che questa manovra ha avuto effetto esclusivamente sui diritti dei personaggi Pixar, e non su quelli degli altri personaggi Disney (Mickey, Donald, Chip'n'Dale, Darkwing Duck) pubblicati da BOOM! sotto l'etichetta BOOM! Kids. O forse no.

Forse no perché, con effetto immediato, i BOOM! Studios hanno annunciato con un comunicato ufficiale (l'immagine che potete trovare  qui a destra) la trasformazione della linea BOOM! Kids nella nuova linea KABOOM!

Il cambio di nome non è casuale e allo stesso tempo è piuttosto azzeccato visto che ad accompagnare il comunicato di cui sopra è arrivata la notizia dei prossimi prodotti targati KABOOM!. Tra i tutti svetta l'acquisizione dei diritti dei Peanuts, intramontabili piccoli adulti del maestro Charles M. Sculz. Charlie Brown, Snoopy e compagnia divideranno la loro nuova scuderia con Space Warped, parodia di Star Wars, e Snarked! di Roger Langridge, ben noto ai lettori di The Muppet Show.

Fear Itself: nuove anticipazioni

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Attenzione! La notizia può contenere spoiler!

Book of the SkullUna volta aperta una breccia, man mano che ci si avvicina alla data d'inizio di Fear Itself spuntano nuovi teaser, dettagli e anticipazioni. La più recente è l'anteprima, rilasciata dalla Marvel, di Fear Itself: Book of the Skull, che ne costituisce il background storico.

Book of the Skull, come ci spiegano le parole degli autori in accompagnamento alle tavole (che potete trovare nella gallery in fondo a questo articolo), è una storia intrisa di misticismo nazi che introduce modi e motivi di uno dei giocatori di questa nuova maxipartita: Teschio Rosso. Unitamente alla parte di ambientazione contemporanea, questo frammento passato doveva costituire l'intera storia Fear Itself che tuttavia, stando alle parole dell'editor Tom Brevoort, si è espansa a tal punto che mantenere una narrazione costruita sul parallelismo tra presente e passato avrebbe stiracchiato quest'ultimo. Il risultato, quindi, è Book of the Skull.

A corredo dell'anteprima potrete inoltre trovare i nuovi teaser brandati "Who are the worthy", che ci fanno gettare un occhio sulla miniserie principale. Come per lo scorso che vi avevamo mostrato, anche in questo caso il protagonista dell'immagine è un martello, o meglio tre diversi martelli, dietro cui tre gruppi di personaggi Marvel (Ercole, Fenomeno e Loki; Antman, Ms. Marvel e l'Uomo Assorbente; Tempensta, Teschio Rosso e Dracula) si spintonano per dimostrarsi meritevoli.

Disney/Pixar: da BOOM! a Marvel

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Incredibles_Ongoing_15_CVRC'era da aspettarselo, con l'acquisizione di Marvel da parte di Disney, che la situazione relativa ai fumetti Pixar non potesse rimanere invariata. Del resto ora Disney ha una propria casa editrice di fumetti, e non avrebbe troppo senso spargere materiali e diritti su un mercato di concorrenti. A partire da maggio, quindi, verrà lanciata sul mercato una nuova testata targata Marvel e intitolata Disney-Pixar Presents, magazine di 96 pagine a 5,99 dollari, che conterrà storie nuove e vecchie incentrati sui personaggi di celebri film Pixar, da "Toy Story" a "The Incredibles" fino a "Cars". Il primo numero sarà Disney-Pixar Presents: Cars Magazine #1, che riproporrà vecchio materiale edito da BOOM!

BOOM! manterrà, nella linea BOOM! Kids, i diritti per alcuni personaggi Disney classici, da Mickey Mouse a Donald Duck, da Darkwing Duck a Chip N'Dale Rescue Rangers. Luce rossa, invece, per la serie The Incredibles pubblicata da BOOM!, il cui attuale arco narrativo, nel mezzo del quale si trova questo passaggio di gestione, verrà portato a termine da autori Marvel. Incerto, infine, il destino di The Muppet Show, scomparso dal Diamond Previews, di cui è probabile - ma non confermata - una prosecuzione in casa Marvel.

Apparat - Le novelle

Nell’introduzione al volume, Andrea Ferrari definisce Warren Ellis un transumanista, offrendoci una perfetta chiave di lettura per le storie contenute nel volume. Tre novelle dall’ambientazione differente e, come al solito, con un preciso background storico e culturale, i cui protagonisti, ognuno relativamente alla propria epoca, sono un’incarnazione di quello che il filosofo italiano Giorgio Agamben chiama uomo contemporaneo, ossia un punto di connessione tra il passato e il futuro, dotato di uno sguardo in grado di attraversare il tempo e di cogliere un preciso orizzonte.
Apparat è una raccolta contenente tre storie, uscite negli Stati Uniti prima singolarmente e poi nella raccolta che è stata riproposta da BD. Tre storie disegnate da tre diversi autori che raccontano tre momenti totalmente svincolati tra loro se non, appunto, per l’orizzonte d’attesa dei protagonisti, che le ha rese concettualmente portate alla coesistenza in un’unica cover.

In Aetheric Mechanics si riforma il team Ellis-Pagliarani, che propone l’operazione poi collaudata sulle pagine di Ignition City (pubblicato l’anno seguente e, in Italia, alcuni mesi fa), ossia un mashup culturale di fantascienza e detective fiction, con diversi riferimenti a narrazioni di vario genere che spaziano da H.G. Welles a Sir Arthur Conan Doyle. In un 1907 che per molti versi è più futuro del 2008 in cui Ellis scrive, il dottor Robert Watcham, di ritorno dalla guerra con la Ruritania, arriva a Londra e si riunisce al vecchio collega Sax Raker per un’indagine ben oltre il limite del paranormale. Una detective story metanarrativa dall’esito inaspettato, ben scritta e perfettamente funzionante nella sua autoreferenzialità. Se leggendo Ignition City si può avere avuto l’impressione che la colorazione depotenziasse i disegni di Gianluca Pagliarani, con questa novella se ne ha la conferma: Pagliarani in bianco e nero funziona decisamente meglio, e la sua fitta tessitura di tratteggi è così libera di definire al meglio forme, proporzioni, spessori. Autore fortemente espressivo, Pagliarani si rivela essere un artista ideale per dare vita alla particolare tecnologia di un passato futuristico descritta da Ellis.

In generale bisogna dire che non è solo Pagliarani a rivelarsi una scelta adatta per la storia in questione: così Marek Oleksicki ha uno stile fortemente realistico, il cui largo uso del chiaroscuro si sposa alla perfezione con le atmosfere gotiche di Frankenstein’s Womb, e lo stesso si può dire per Raulo Caceres, che coglie a pieno l’atmosfera tra il documentaristico e lo spaccone di Crécy, con uno stile che fonde lo storico al supereroistico con una forte impronta caricaturale, in linea con l’atmosfera leggera della storia.
Frankenstein’s Womb è ambientato nell’anno senza estate, il 1816, l’anno che vedrà la nascita del grande romanzo gotico britannico. Non a caso, quindi, la protagonista principale è Mary Wollstonecraft Godwin, meglio nota per aver firmato con il nome da sposata (Mary Shelley), una delle pietre miliari del romanzo gotico, "Frankenstein". Proprio di questo tratta questa seconda novella a fumetti, del viaggio di Mary con il marito, Percy Bysshe Shelley, e la sorellastra verso Villa Diodati, residenza estiva di Lord Byron, in un’estate buia e piovosa dovuta all’eruzione del Monte Tambora, la più grande eruzione della storia. Durante quel soggiorno fatto di speculazioni scientifiche e racconti di fantasmi, Mary Shelley concepirà il nucleo del suo "Frankenstein", pubblicato tre anni dopo. Ellis riprende tutti questi elementi e ci mostra un insolito incontro ammantato nelle ombre che aprirà gli occhi della scrittrice sul proprio passato, presente e futuro. Ellis costruisce un gioco molto preciso, intrecciando dati storici e aneddoti biografici alla storia della letteratura inglese con occhio attento alla produzione, romanzesca ed epistolare, della scrittrice. Il risultato è una verità che risiede nel buio, che solo uno sguardo alla visione d’insieme riesce ad elaborare.

A chiudere il volume è Crécy, che assieme a Con tanta benzina in vena è forse il momento di più alta sbruffonaggine nella produzione di Ellis. La narrazione, che fonde storia e documentarismo bellico, è raccontata in prima persona da William di Stonham, arciere inglese in marcia assieme all’esercito verso Crécy, per dar guerra ai francesi “mangiarane”. Per tutto il corso della camminata William intrattiene il lettore in una lunga dissertazione, che non si trattiene dall’entrare nello specifico, sul ruolo, la tattica e l’importanza dell’arciere all’interno dell’esercito nonché sul peso di questa figura nello spostare gli equilibri bellici e valoriali lungo il corso del medioevo. Crécy, dal 1346, guarda con fare canzonatorio al lento declino della classe dei cavalieri, all’evoluzione della guerra e al suo ingresso in una dimensione di massa. È una novella, quest’ultima, decisamente sopra le righe, sia per i testi sboccati e irriverenti, sia per i disegni, cinetici, violenti ma sempre (o quasi) caricaturali, sia, infine, per la figura di William. Se nelle due storie precedenti l’amo al futuro era gettato da personaggi che potevano, per la loro posizione o per la loro stessa essenza, avere gli strumenti per farlo, l’arciere di Crécy è un uomo qualunque che è tuttavia consapevole di stare recandosi verso una battaglia vinta, un narratore onnisciente ed invasivo che non perde l’occasione per salaci affermazioni che sembrano più che altro considerazioni a posteriori (impagabile la chiosa alla fuga dei balestrieri genovesi: “Signore e signori, avete assistito alla nascita del calciatore italiano. / Tenetevi pronti, ragazzi. Stiamo a vedere cosa fanno i ranocchi a quelle checche italiane, che se la battono dal campo non appena si fanno un graffio…”).

Complessivamente, dunque, Apparat non può che essere un volume caldamente consigliato. Per la qualità delle storie e dei disegni. Per il significato profondo che soggiace ad ogni storia e che le lega tra loro, e per il progetto stesso delle novelle grafiche concepite da Ellis. Un nuovo volume che arricchisce la collana Avatar di Edizioni BD, e che sembra avere la meglio – forse per la minore pesantezza della carta non patinata, forse per una miglioria tipografica – sulla fragilità materiale dei volumi che l’hanno preceduto.

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