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Gennaro Costanzo

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Star Wars – Capitano Phasma, recensione: fra le pieghe de Il Risveglio della Forza

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L’universo narrativo di Star Wars è costellato di numerosi personaggi ed eventi che sarebbe impossibile narrare nella maniera più esplicativa possibile nel limitato metraggio di un film. Per questa ragione, romanzi e fumetti si insinuano nelle pieghe della saga narrando situazioni inedite o approfondendo le storie dei protagonisti. È il caso del Capitano Phasma, interpretato da Gwendoline Christie e apparso, finora, ne Il Risveglio della Forza e ne Gli Ultimi Jedi. Se al cinema lo spazio concesso al character è limitato, la curiosità dei fan ha trovato piena soddisfazione sia nei romanzi che nei fumetti dove scopriamo di più sul suo passato e sulle sue motivazioni. Nel caso specifico, ovvero nella miniserie in 4 parti realizzata da Kelly Thompson ai testi e da Marco Checchetto ai disegni, scopriamo cosa è successo al capitano subito dopo le vicende di Episodio VII.

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Come noto, nella prima pellicola della nuova trilogia, un piccolo gruppo di ribelli della Resistenza composto da Finn (l’ex Stormtrooper FN-2187, e dunque precedentemente  sottoposto di Phasma), Han Solo e Chewbecca, si introduce nella Base Starkiller e costringe il capitano ad abbassare gli scudi di difesa della stazione, per poi gettarla in uno scarico per rifiuti. Mentre la base veniva attaccata dai ribelli, cosa accadeva al capitano Phasma?

La preoccupazione principale di Phasma è che nessuno scopra che sia stata lei, anche se sotto costrizione, ad abbassare gli scudi della Base Starkiller. Una volta scoperto che questa informazione è condivisa anche dall’ufficiale Rivas, la donna parte al suo inseguimento. Insieme a un improvvisato equipaggio, composto dal pilota TN-3465 e da un’unità BB, atterra su Luprora, un pianeta semi-deserto in cui la popolazione occupante cerca di vincere una battaglia contro la fauna locale. Approfittando della situazione, il capitano Phasma non esiterà a rivoltarla a proprio vantaggio con lo scopo di catturare l’ufficiale Rivas.

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Ci viene confermato, in questa sede, un aspetto della personalità del Capitano Phasma apparso anche nei romanzi, ovvero quello di una persona il cui obiettivo principale è la salvaguardia della propria persona e dei propri interessi, a discapito di chiunque le capiti a tiro.
La miniserie offre, dunque, un interessante approfondimento, che non solo riempie un “buco narrativo”, facendoci scoprire gustosi retroscena de Il Risveglio della Forza, ma è fondamentale per indagare nell’anima di Phasma.
Durante la lettura empatizziamo con lei, tuttavia la sua etica, la sua morale, sembrano sfuggirci in quanto non riusciamo a comprendere bene le sue intenzioni, almeno fino all’inequivocabile finale. Quello che ne esce, dunque, è un ritratto affascinante di un personaggio carismatico che, nonostante le vicende de Gli Ultimi Jedi, speriamo di vedere ancora.

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La trama punta molto sull’azione: i disegni di Marco Checchetto mostrano un dinamismo e una spettacolarizzazione senza precedenti, grazie anche alla resa fotorealistica dei colori di Andres Mossa.
Non solo la regia generale risulta egregia ma anche la rappresentazione scenica del pianeta Luprora e dei suoi abitanti, è convincente.
Per queste ragioni, Star Wars – Capitano Phasma, edito in un agile brossurato da Panini Comics, è una lettura divertente e interessante, consigliata a chi ha adorato il personaggio interpretato al cinema da Gwendoline Christie.

Venom Collection 2: Protettore Letale, recensione: l'inizio della carriera solitaria dell'anti-eroe Marvel

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Il periodo a cavallo fra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 ha portato un cambiamento radicale nella concezione degli eroi a fumetti, grazie in particolare alla spinta di giovani artisti che ben presto avrebbero sfruttato tutto il loro potenziale creativo e commerciale fondando una nuova casa editrice: la Image Comics.
Anti-eroi cupi, maledetti, o comunque tormentati e diversi dai personaggi classici tutti d’un pezzo, affollavano i rivenditori e schizzavano in vetta alla classifiche. Editori come la Marvel e la DC dovettero adattarsi alla moda del momento. La Casa delle Idee, oltre a creare character nuovi, sfruttò il potenziale di due personaggi, portando “in serie A”, dopo anni vissuti da panchinaro, Frank Castle/The Punisher, e promuovendo da comprimario a protagonista Venom, villain di Spider-Man nato proprio pochi anni prima dalla matita di uno dei fondatori della Image Comics: Todd McFarlane.

La storia della sua origine è nata a tutti: dopo le “Guerre Segrete”, Spider-Man torna sulla Terra con un costume nuovo, scoprendo solo in seguito che si trattava di un simbionte alieno. Quando se ne liberò, quest’ultimo si unì a Eddie Broke, un giornalista caduto in disgrazia proprio dopo che Peter Parker ne aveva smantellato uno scoop rivelatosi falso. Dall’unione dei due nacque Venom, il cui principale obiettivo era la vendetta contro Peter Parker/Spider-Man.
Un’importante svolta si ebbe quando, tempo dopo, il Tessiragnatele salvò la vita all’ex moglie di Eddie Brock, con Venom che dovette ricredersi sul suo avversario, stipulando una tregua e decidendo, dunque, di diventare un eroe a sua volta e salvare vite umane trasferendosi da New York a San Francisco, città natale di Eddie.

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È con queste premesse che la Marvel lanciò nel 1993 il personaggio in solitaria grazie alla miniserie di 5 Venom: Protettore Letale. La strategia della casa delle Idee era di seguire il modello utilizzato dalla DC Comics per Le Leggende di Batman, ovvero la realizzazione di miniserie consecutive affidate a team di autori differenti. Le mini del Simbionte si susseguivano, così, senza sosta dando una regolarità di uscita continua tanto che, le recenti serie regolari, riprendono la loro numerazione proprio dal primo albo di Protettore Letale.

In questa miniserie, scritta da David Michelinie (sceneggiatore di Amazing Spider-Man e papà del personaggio) e disegnata da Mark Bagley e Ron Lim, troviamo come guest star anche l’Uomo Ragno, il cui ruolo serve da gancio alla nascita di questo “spin-off”. Peter Parker, infatti, non fidandosi del repentino cambiamento del suo (ex) nemico, decide di seguirlo, finendo poi per aiutarlo e instaurare una tregua.
Brock, infatti, si erge a difesa di una comunità sotterranea, minaccia dall’affarista Mr. Treece. Tuttavia, non tutti si fidano della sue buone intenzioni e - come se non bastasse - Venom deve anche scontrarsi con la terribile minaccia della Fondazione per la vita che vuole creare una progenie letale dal simbionte.

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La storia scritta da Michelinie, che ha il pregio di indagare anche sul passato di Brock, risulta solida e avvincente, con un intreccio multiplo che rende interessante la vicenda. I primi albi, disegnati da Bagley, sono ottimi anche dal punto di vista visivo, mentre la qualità scende quando le matite passano in mano a Lim che, pur creando una continuità stilistica con i precedenti episodi, ha uno stile meno personale e più sciatto e porta al termine la storia senza particolari guizzi.

In una sorta di cerchio perfetto con quanto scritta in apertura di questa recensione, il volume contiene anche la miniserie di tre parti successiva a Protettore Letale, ovvero Funeral Pyre, e che vede la presenza come guest star del Punitore. In questa vicenda i due antieroi Marvel si scontreranno e “collaboreranno” in qualche modo, per porre fine a una guerra fra gang di strada. Venom, in particolare, cerca di salvare la vita a un giornalista infiltrato in una gang che, però, suo malgrado, si trasformerà in un pericoloso avversario dal nome Rogo.

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La storia tessuta dallo sceneggiatore di Punisher War Journal Carl Potts è molto lineare e scorre via velocemente in maniera abbastanza innocua, tutt’al più piacevole grazie anche ai disegni di Tom Lyne, che risultano in linea con lo stile dell’epoca.
Venom Collection 2: Protettore Letale, edito da Panini Comics, ristampa una saga fondamentale per il personaggio e che risulta godibile tanto ai vecchi quanto ai nuovi fan del personaggio in cerca di letture solide e divertenti.

Classifica USA 2018: la Marvel domina il mercato, ma l'albo più venduto è della DC

  • Pubblicato in News

Sebbene la Marvel Comics sia stata la casa editrice di fumetti di maggior successo nel 2018, è stata la DC Comics a piazzare un suo albo al primo posto della classifica di vendite.

Grazie anche al successo dei supereroi al cinema e alla tv, non è una sorpresa vedere i principali editori di fumetti raggiungere un pubblico più ampio, con un aumento degli albi venduti del 3,3%. In calo, tuttavia, i graphic novel, meno 6,6% rispetto al 2017, mentre il mercato digitale continua ad espandersi.

La Marvel Comics è stata la casa editrice di maggior successo dell'anno, con una quota di mercato pari al 40,4% e ben 7 albi nella top ten, a partire da Amazing Spider-Man #800, i precedenti numeri 798 e 799, e a diversi numeri 1 quali Fantastic Four # 1, Amazing Spider-Man # 1, Return of Wolverine # 1 e Venom # 1. È interessante notare come 5 posizioni su 10 siano occupate da Spider-Man e affini (4 numeri di Amazing e uno di Venom). La Marvel Comics può vantare anche il graphic novel più venduto grazie a The Infinity Gauntlet, lo storico racconto di Jim Starlin, George Pérez e Rom Lim che ha fattoda base al successo cinematografico dell'anno, ovvero Avengers: Infinity War
Tuttavia, l'editore non è riuscito a il titolo di comic book più venduto spetta alla DC Comics con il celebrativo Action Comics #1000. DC che piazza altri due albi nella top ten, ovvero Batman #50 e The Batman Who Laughs # ​1. Alla DC spetta il second posto come publisher grazie a un ottimo 33,82%.

La Image Comics, grazie anche ai successi di Saga di Brian K. Vaughan e Fiona Staples e ha dominato il mercato dei graphic novel, occupando una quoata di mercato pari al  9,9% del totale.

Di seguito, potete vedere le diverse top ten nel dettaglio.

2018 TOP COMIC BOOK PUBLISHERS

PUBLISHER

DOLLAR
SHARE

UNIT
SHARE

MARVEL COMICS

38.24%

40.40%

DC ENTERTAINMENT

30.04%

33.82%

IMAGE COMICS

9.93%

9.90%

IDW PUBLISHING

3.83%

3.30%

DARK HORSE COMICS

2.92%

2.10%

BOOM! STUDIOS

2.24%

1.90%

DYNAMITE ENTERTAINMENT

1.86%

1.73%

VIZ MEDIA

1.22%

0.46%

TITAN COMICS

0.87%

0.61%

ONI PRESS

0.83%

0.54%

OTHER NON-TOP 10

8.01%

5.25%

 


2018 TOP 10 COMIC BOOKS

QTY
RANK

DOLLAR
RANK

DESCRIPTION

PRICE

VENDOR

1

1

ACTION COMICS #1000

$7.99

DC ENTERTAINMENT

2

2

AMAZING SPIDER-MAN #800

$9.99

MARVEL COMICS

3

3

BATMAN #50

$4.99

DC ENTERTAINMENT

4

4

FANTASTIC FOUR #1

$5.99

MARVEL COMICS

5

5

AMAZING SPIDER-MAN #1

$5.99

MARVEL COMICS

6

6

RETURN OF WOLVERINE #1

$4.99

MARVEL COMICS

7

9

VENOM #1

$4.99

MARVEL COMICS

8

10

AMAZING SPIDER-MAN #798

$3.99

MARVEL COMICS

9

8

BATMAN WHO LAUGHS #1

$4.99

DC ENTERTAINMENT

10

13

AMAZING SPIDER-MAN #799

$3.99

MARVEL COMICS



2018 TOP 10 GRAPHIC NOVELS & TRADE PAPERBACKS

QTY
RANK

DOLLAR
RANK

DESCRIPTION

PRICE

VENDOR

1

1

INFINITY GAUNTLET TP

$24.99

MARVEL COMICS

2

4

SAGA TP VOL 09 (MR)

$14.99

IMAGE COMICS

3

19

SAGA TP VOL 01 (MR)

$9.99

IMAGE COMICS

4

6

SAGA TP VOL 08 (MR)

$14.99

IMAGE COMICS

5

2

ACTION COMICS 80 YEARS OF SUPERMAN HC

$29.99

DC ENTERTAINMENT

6

8

WALKING DEAD TP VOL 29 LINES WE CROSS

$16.99

IMAGE COMICS

7

38

PAPER GIRLS TP VOL 01

$9.99

IMAGE COMICS

8

7

BATMAN WHITE KNIGHT TP

$19.99

DC ENTERTAINMENT

9

3

DARK NIGHTS METAL DELUXE ED HC

$29.99

DC ENTERTAINMENT

10

33

MONSTRESS TP VOL 01 (MR)

$9.99

IMAGE COMICS

Le voci dell'acqua, recensione: lo "schizofrenico" primo graphic novel di Tiziano Sclavi

LVDA cover

Schizofrenia, psicosi cronica che altera le funzioni cognitive e percettive di una persona, provocando allucinazioni visive e auditive, portando a deliri, problemi comportamentali ed emozionali, fino ad ansia e depressione.
A soffrirne è Stavros, protagonista de Le voci dell’acqua, primo “graphic novel” di Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog, edito da Feltrinelli Comics. Ed è l’acqua presenza incessante di questo racconto, che scorre imperterrita su una città sena nome e grigia, popolata da figure vive ma spente, quasi anonime. Ed è quando l’acqua scorre che Stavros sente delle voci indistinguibili, dei lamenti.

Il lavoro di Sclavi immerge il lettore in un micro-universo fatto di piccoli momenti, situazioni forse reali, forse solo immaginate, in cui ci si perde e il cui filo condutture è sottile, quasi invisibile, lasciando chi legge disorientato e con una storia da ricostruire, da cercare fra le suggestioni di una narrazione scomposta e frammentaria. È come se la schizofrenia del protagonista aprisse mondi, finestre alternative sulle realtà.

le-voci-dell-acqua-1

Il tono del racconto è cupo e desolante, non solo per la pioggia incessante, ma ogni frammento, ogni rapporto umano, è malato, decadente: una ragazza da lasciare, una madre da condannare, un dottore da disobbedire, un capo a cui sottostare. Neanche la morte, tema ricorrente del libro, è consolatoria: non ci sono, dunque, luci, né una riappacificante ironia a là Dylan Dog.

Sclavi ci consegna, dunque, un'opera sconnessa ma altamente sentita, non immediata, su cui ci si ritorna più volte: è il lettore a doverne trovare, anche con una certa fatica, la chiave di decodifica, avvicinandolo ancora di più alla condizione del protagonista. In tal senso, anche un respingimento totale fa parte del gioco, tuttavia è difficile che se ne rimanga indifferenti.

Egregio, dal canto suo, nella messa in scena Werther Dell’Edera, che adopera un tratteggio sottile e nervoso e simula il violento cadere della pioggia anche negli interni, dove sembra suggerirci che questa incessante tempesta riesca a raggiungerci ovunque ci nascondiamo. Il tratto sottile modella anche i volti, spesso in ombra, o appena abbozzati, delineati da pochi elementi essenziali, come se fossero sfuggenti, difficili da catturare. L’atmosfera emanata è suggestiva, grazie a tavole spoglie, essenziali, il cui vuoto si riempie dei tratteggi che donano volume, intensità, diventano elemento essenziale e caratterizzante, quasi narrativo.

le-voci-dell-acqua-2

Una nota sul lettering, a cura di Luca Bertelè, che invece contrasta con le tavole di Dell’Edera, in un risultato che non ci convince a pieno. Non tanto perché sia interamente realizzato in digitale, oggi una consuetudine, ma perché fin troppo “perfetto” e “pulito”, laddove forma dei baloon e font meno tondeggianti e sottili si sarebbero integrati meglio con il lavoro del disegnatore.

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